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NAPOLI NOBILISSIMA
Giacomo Berger dipinge per Caserta II trionfo della giu-I
stizza nella sale d'Astrea, dove Domenico Masuccio e Va- ;
lerio Villareale eseguono le sculture decorative, Giuseppe
Cammarano prepara ivi i quadri della volta per la sala
del Consiglio o dei Ministri e lavora agli affreschi nella
Gran Corte della Cassazione, mentre suo figlio Antonio
e Giacomo Cali con altri giovani paesisti hanno assegni
per ritrarre dal vero punti di veduta.
S'incoraggia Camillo Guerra giovanetto, educato all'arte
dall'Angelini, che, nel bisogno, fa le prime armi con un
dipinto in cui raffigura la Vergine (0. Si premia Cristina
Tschudy che da Roma presenta un pastello ed un quadro
ad olio come prove dei suoi studi; si sussidiano Paolo
Albertiis, Francesco Citarelli, Raffaele Giovane, Gaetano
Forte, Paolo Falciano ed i fratelli Giuseppe e Filippo Mar-
sigli, che quasi tutti trassero profitto dall'arte; s'incorag-
gia Emmanuele Ascione segretario della R. Accademia di
Belle Arti che pubblica in disegni le più belle opere di
architettura napolitana, come l'Arco trionfale di Alfonso
d'Aragona, le tombe Angioine ed Aragonesi, il tempietto
del Pontano, il mausoleo del Sannazaro e via (2). Nè man-
cano altri incoraggiamenti ai giovani ed a quelli più in-
nanzi negli anni e nell'arte, che venivan mandati in Ro-
ma all'Accademia istituita già sotto gli auspici di Giu-
seppe Napoleone per i pensionati napolitani affidati al
marchese Venuti, ove attendevano, con maggior comodo
di prima, allo studio della natura, o dell'anatomia, del
nudo e delle pieghe, allo studio dell'antico, ed a quello
speciale degli esemplari dei grandi maestri.
Vi andaron difatti nel decennio Antonio Cali per la
scultura, Francesco Roberti dopo Nicola De Laurentiis,
già ricordato, per la pittura, e gli architetti Nicola D'A-
puzzo, Pietro Valente e Francesco Saponieri, i quali in
quell'unica sede delle arti compirono la loro educazione,
sorretti dall'esempio e dai consigli di Antonio Canova,
che aveva tanto operato per quella scuola di perfeziona-
mento e che in quel torno appunto, nella città a lui cara
e nello studio ricco di tanti capolavori e di tante memo-
rie, modellava con entusiasmo la statua equestre di Na-
poleone I a lui commessa dal Re di Napoli, la quale pel
mutar degli eventi, e non senza dolor dell'artista, si tra-
sformò poi nel Carlo III.
fine.
Angelo Borzelli.
(i) Nel settembre 1813 il giovanetto Camillo Guerra espone lo
stato infelice della sua famiglia, composta di due fratelli e due sorelle
e della madre incinta per giunta, senza più speranza di aiuto, essendo
morto il padre, Pasquale, soprastante dell'appaltatore degli scavi di
Pompei. Angelini, richiesto del suo parere, lo dice uno dei migliori
studenti, ed aggiunge che farà cosa lodevolissima se il piccolo sussi-
dio di 30 carlini mensuali si porterà a 6 ducati. Carte citate, fascio 51-4.
L'anno dopo presenta il quadretto della Vergine, ed ha un sussidio
di 20 ducati. Ibidem.
(2) Fascio cit. 51-2, 5061 e 5058.
L'ARTE IN PUGLIA
BITONTO.
I.
I CAMPANILI DELLA CATTEDRALE.
vivevo letto nei libri dove si tratta della cattedrale
di Bitonto V) che questa aveva avuto sin dall'origine un
sol campanile. Tale era anche l'opinione del canonico Va-
lente, archivista capitolare, e delle altre colte persone di
quella città che ebbi la fortuna di conoscere, quando, nel
dicembre 1893, vi fui inviato dal Ministero della Pubblica
Istruzione a dirigere il repristino dell'insigne tempio. Ma
dopo che ne rilevai le piante, non contentandomi di quella
molto inesatta pubblicata dallo Schulz, e dopo che stu-
diai l'edificio in tutte le sue parti, riscontrai nella catte-
drale di Bitonto lo stesso organismo delle principali altre
chiese pugliesi (e basti citare la basilica di S. Nicola e la
cattedrale di Bari) e trovai che essa ebbe originariamente
due campanili costruiti agli angoli formati dai bracci della
crociera e dalle absidiole, cioè a nord-est e a sud-est
della facciata posteriore, essendo il tempio perfettamente
orientato da ponente ad oriente.
La pianta delle due torri è quadrata, e il piano terreno,
destinato prima ad uso di sagrestia, fu trasformato dipoi in
cappelle gentilizie. Non avevano perciò scale, nè in mura-
tura nè in legno, fino all'altezza del primo piano. Quivi,
nel lato che guarda la crociera, si apriva in ciascuna delle
due torri una piccola porta che io rinvenni scrostando rin-
tonaco. Di rincontro, sugli archi delle navi minori, se ne
apriva un'altra, e fra le due porte, lungo le testate interne
della crociera, era sospeso un ballatoio che nei documenti
è chiamato gaifum (2).
Per esso si ponevano in comunicazione i campanili coi
matronei, ai quali si saliva per una scala, forse in legno,
messa al capo della navata destra verso la crociera. Rin-
venni il vano dove essa smontava, rifacendo la parete che
(1) Huillard-Bréholles, Recherches sur les monuments et l'histoire
des Normands et de la maison de Souabe dans l'Italie méridionale, Paris,
1844, p. 44. (È poco fedele la veduta prospettica della chiesa). —
Schulz, Den{maeler der Kunst des Mittelalters in Untcr-ltalien, Dre-
sden, 1860, p. 71 a 77. — Salazaro, Studi sui monumenti dell'Italia
meridionale, Napoli, 1877, p. 19. — De Simone, Pochi giorni a Bitonto,
Napoli, 1876, vol. I. (Si occupa della cattedrale nelle lettere 2.a e 3.a,
dando notizie inesatte dei campanili). — Simone S., La cattedrale di
Bitonto e il suo restauro, Bari, 1888. —Il conte di Torrequadra Ro-
gadeo nei suoi interessanti contributi all'illustrazione della cattedrale
di Bitonto, pubblicati nei volumi VII e XI della rivista Arte e Storia,
non ebbe ad occuparsi dei campanili.
(2) Vedi l'istrumento del 1468 riportato dal Carabellese nell'im-
portante studio su L'attività artistica nella città di Bitonto, pubbl. nel
vol. VIII p. 28, in nota, di questa rivista.
NAPOLI NOBILISSIMA
Giacomo Berger dipinge per Caserta II trionfo della giu-I
stizza nella sale d'Astrea, dove Domenico Masuccio e Va- ;
lerio Villareale eseguono le sculture decorative, Giuseppe
Cammarano prepara ivi i quadri della volta per la sala
del Consiglio o dei Ministri e lavora agli affreschi nella
Gran Corte della Cassazione, mentre suo figlio Antonio
e Giacomo Cali con altri giovani paesisti hanno assegni
per ritrarre dal vero punti di veduta.
S'incoraggia Camillo Guerra giovanetto, educato all'arte
dall'Angelini, che, nel bisogno, fa le prime armi con un
dipinto in cui raffigura la Vergine (0. Si premia Cristina
Tschudy che da Roma presenta un pastello ed un quadro
ad olio come prove dei suoi studi; si sussidiano Paolo
Albertiis, Francesco Citarelli, Raffaele Giovane, Gaetano
Forte, Paolo Falciano ed i fratelli Giuseppe e Filippo Mar-
sigli, che quasi tutti trassero profitto dall'arte; s'incorag-
gia Emmanuele Ascione segretario della R. Accademia di
Belle Arti che pubblica in disegni le più belle opere di
architettura napolitana, come l'Arco trionfale di Alfonso
d'Aragona, le tombe Angioine ed Aragonesi, il tempietto
del Pontano, il mausoleo del Sannazaro e via (2). Nè man-
cano altri incoraggiamenti ai giovani ed a quelli più in-
nanzi negli anni e nell'arte, che venivan mandati in Ro-
ma all'Accademia istituita già sotto gli auspici di Giu-
seppe Napoleone per i pensionati napolitani affidati al
marchese Venuti, ove attendevano, con maggior comodo
di prima, allo studio della natura, o dell'anatomia, del
nudo e delle pieghe, allo studio dell'antico, ed a quello
speciale degli esemplari dei grandi maestri.
Vi andaron difatti nel decennio Antonio Cali per la
scultura, Francesco Roberti dopo Nicola De Laurentiis,
già ricordato, per la pittura, e gli architetti Nicola D'A-
puzzo, Pietro Valente e Francesco Saponieri, i quali in
quell'unica sede delle arti compirono la loro educazione,
sorretti dall'esempio e dai consigli di Antonio Canova,
che aveva tanto operato per quella scuola di perfeziona-
mento e che in quel torno appunto, nella città a lui cara
e nello studio ricco di tanti capolavori e di tante memo-
rie, modellava con entusiasmo la statua equestre di Na-
poleone I a lui commessa dal Re di Napoli, la quale pel
mutar degli eventi, e non senza dolor dell'artista, si tra-
sformò poi nel Carlo III.
fine.
Angelo Borzelli.
(i) Nel settembre 1813 il giovanetto Camillo Guerra espone lo
stato infelice della sua famiglia, composta di due fratelli e due sorelle
e della madre incinta per giunta, senza più speranza di aiuto, essendo
morto il padre, Pasquale, soprastante dell'appaltatore degli scavi di
Pompei. Angelini, richiesto del suo parere, lo dice uno dei migliori
studenti, ed aggiunge che farà cosa lodevolissima se il piccolo sussi-
dio di 30 carlini mensuali si porterà a 6 ducati. Carte citate, fascio 51-4.
L'anno dopo presenta il quadretto della Vergine, ed ha un sussidio
di 20 ducati. Ibidem.
(2) Fascio cit. 51-2, 5061 e 5058.
L'ARTE IN PUGLIA
BITONTO.
I.
I CAMPANILI DELLA CATTEDRALE.
vivevo letto nei libri dove si tratta della cattedrale
di Bitonto V) che questa aveva avuto sin dall'origine un
sol campanile. Tale era anche l'opinione del canonico Va-
lente, archivista capitolare, e delle altre colte persone di
quella città che ebbi la fortuna di conoscere, quando, nel
dicembre 1893, vi fui inviato dal Ministero della Pubblica
Istruzione a dirigere il repristino dell'insigne tempio. Ma
dopo che ne rilevai le piante, non contentandomi di quella
molto inesatta pubblicata dallo Schulz, e dopo che stu-
diai l'edificio in tutte le sue parti, riscontrai nella catte-
drale di Bitonto lo stesso organismo delle principali altre
chiese pugliesi (e basti citare la basilica di S. Nicola e la
cattedrale di Bari) e trovai che essa ebbe originariamente
due campanili costruiti agli angoli formati dai bracci della
crociera e dalle absidiole, cioè a nord-est e a sud-est
della facciata posteriore, essendo il tempio perfettamente
orientato da ponente ad oriente.
La pianta delle due torri è quadrata, e il piano terreno,
destinato prima ad uso di sagrestia, fu trasformato dipoi in
cappelle gentilizie. Non avevano perciò scale, nè in mura-
tura nè in legno, fino all'altezza del primo piano. Quivi,
nel lato che guarda la crociera, si apriva in ciascuna delle
due torri una piccola porta che io rinvenni scrostando rin-
tonaco. Di rincontro, sugli archi delle navi minori, se ne
apriva un'altra, e fra le due porte, lungo le testate interne
della crociera, era sospeso un ballatoio che nei documenti
è chiamato gaifum (2).
Per esso si ponevano in comunicazione i campanili coi
matronei, ai quali si saliva per una scala, forse in legno,
messa al capo della navata destra verso la crociera. Rin-
venni il vano dove essa smontava, rifacendo la parete che
(1) Huillard-Bréholles, Recherches sur les monuments et l'histoire
des Normands et de la maison de Souabe dans l'Italie méridionale, Paris,
1844, p. 44. (È poco fedele la veduta prospettica della chiesa). —
Schulz, Den{maeler der Kunst des Mittelalters in Untcr-ltalien, Dre-
sden, 1860, p. 71 a 77. — Salazaro, Studi sui monumenti dell'Italia
meridionale, Napoli, 1877, p. 19. — De Simone, Pochi giorni a Bitonto,
Napoli, 1876, vol. I. (Si occupa della cattedrale nelle lettere 2.a e 3.a,
dando notizie inesatte dei campanili). — Simone S., La cattedrale di
Bitonto e il suo restauro, Bari, 1888. —Il conte di Torrequadra Ro-
gadeo nei suoi interessanti contributi all'illustrazione della cattedrale
di Bitonto, pubblicati nei volumi VII e XI della rivista Arte e Storia,
non ebbe ad occuparsi dei campanili.
(2) Vedi l'istrumento del 1468 riportato dal Carabellese nell'im-
portante studio su L'attività artistica nella città di Bitonto, pubbl. nel
vol. VIII p. 28, in nota, di questa rivista.