RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
167
Stato e Casa Reale pel trasporto de' quadri — Palazzo, a
23 ottobre 1805 — Luigi De Medici » (V.
Ma, prima che tornasse abitazione privata del Duca del
Gesso, accadde la seconda occupazione francese: il Duca
seguì i Sovrani in Sicilia; e il palazzo gli fu confiscato cogli
altri suoi beni (2). Divenne nel Decennio proprietà di re
Gioacchino Murat, che lo ebbe da Napoleone, con altri
possedimenti nel Regno, in permuta dei beni che possedeva
in Francia: donde l'origine di una lite che ancora si agita
tra gli eredi Murat e lo Stato italiano (3).
Al ritorno di Ferdinando IV il 1815, il Duca del Gesso
riebbe i suoi beni e il palazzo; ma, qualche anno dopo,
i suoi creditori glielo espropriarono. Lo ricomprò il 1822
sua moglie Vittoria d'Artois, duchessa di S. Elia.
Così il palazzo seguitò ad appartenere ai principi di Cel-
lamare. — Nel 1843, dandosi un nuovo assetto a quel
braccio della strada di Chiaia, fu occupato un tratto del
suolo, ch'era innanzi al palazzo; e, in quella occasione,
fu fatto a spese della città il cancello, che lo divide dalla
strada, e anche il casotto pel guardaporta (4).
Nel 1845 gli scienziati, convenuti a Napoli pel VII Con-
gresso, vi tennero alcune riunioni.
Ed ora, abitazione privata, serba sempre gran parte del-
l'antica magnificenza. Se non che, i giardini che, anche per
un certo tempo in questo secolo, erano « les plus beaux
de cette ville » (5), sono ridotti ai soli giardini interni, es-
sendo sorti su quei superiori l'Eldorado ed altre fabbriche.
E, dal lato di Chiaia, abbattuta la porta di Chiaia, nel 1782,
i palazzi di Ottaiano e di S. Arpino e le altre abitazioni
elevate di poi, hanno cangiato di molto l'aspetto del luogo.
Il 30 giugno 1865 i Padri Mercedarii spagnuoli furono
espulsi dal convento e chiesa di S. Orsola, luogo che già
era stato loro concesso da Antonio Carafa, principe di
Stigliano, proprietario del palazzo (6). E, sul cimitero della
chiesa, fu edificato dall'architetto Fausto Niccolini il tea-
tro Sannazaro, che venne aperto al pubblico il 26 dicem-
bre 1874. Dall'altro lato, la via dei Mille e le nuove vie,
che conducono alle rampe Brancaccio, hanno coperto il
posto degli antichi Orti rustici.
fine.
Benedetto Croce.
(1) Arch. Cellamare.
(2) Anche nel 1799 il Duca del Gesso, 1' infame Duca del Gesso,
come diceva il Monitore Napoletano, (diretto dalla Pimentel (n. 29, 29
Fiorile, 18 maggio), parteggiò pei Borboni, e tenne mano allo sbarco
degl'Inglesi a Sorrento, nei primi giorni di maggio: gl'Inglesi dovet-
tero ritirarsi, e il Duca del Gesso andò via con loro.
(3) È nota sul proposito un'allegazione di Roberto Savarese (Gioac-
chino Murat e il suo patrimonio privato, Napoli, 1863).
(4) Da carte dell'Arch. Cellamare.
(5) M. Vasi, Itinéraire instructif de Rome à Naples ecc., à Rome,
MDCCCXIII, p. 84.
(6) G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, Nap., Fibreno,
1873, P- 385.
IL MONASTERO E LA CHIESA
DI SANTA MARIA DELLA SAPIENZA
II.
Ampliamenti.
La clausura, slargandosi verso occidente, assorbiva al-
tri edificii fronteggianti quella strada denominata allora
S. Pietro a Maiella, di cui una piccola parte rimasta cor-
risponde oggi al vicoletto dello stesso nome (0. La via
aveva principio quasi di contro alla chiesa di S. Pietro
a Maiella fra il lato posteriore del palazzo Alarcon, po-
scia dei principi di Conca (2), e il monastero della Croce
di Lucca e, proseguendo innanzi, metteva capo alla strada
Marmorata, distinta pure talvolta col nome di Somma
Piazza (3).
Quivi sorgeva « un palazzo grande » di proprietà di
Giov. Andrea delle Castella, confinante con i beni di
(1) Cit. voi. 3170, p. 49 e 50. Di questo vicoletto accennai in un
precedente mio scritto: Il palazzo dei Principi di Conca etc., p. 24,
n. I, e p. 39 e 40.
(2) Ivi. Il 4 agosto 1573 i deputati della mattonata volendo prov-
vedere al ribassamento di questa strada, disposero che Giov. Carlo
Rabicano e Andrea Mormanno si recassero « ad vedere la differentia
« ch'è tra l'ill.mo principe di Conca et l'ecc.te sig. Fabritio Villano
« circa il basciare del terreno della strada sopra S.to Pietro a Majella ».
Parise, L'Arte in Napoli sotto gli Aragonesi e Spagnuoli, nella Rassegna
Italiana, anno IX, voi. I, fase. II, p. 153.
(3) Cit. voi. 3170, p. 25. Ancora altri documenti accennano a que-
sta via, come un ordinativo dei cennati deputati della mattonata emesso
il 4 settembre 1567 onde si verificasse « il livello della strada che
« cala ad S.to pietro a Majella », e un anno dopo « che si cominci
« ad sfrattare il terreno della strada di S.to pietro a Mayella che sa-
« glie a la strada di Summa piazza » (Parise, op. e voi. cit., fase. I,
p. 19). E qui mi occorre notare che nel 1564 sorto il monastero di
S. Antonio di Padova, le suore, per ampliare la loro clausura, fecero
acquisto, con istrumento del 26 giugno dello stesso anno, di una log-
getta e di alcune casette, formanti parte del palazzo Alarcon, le quali,
site nella strada, che, nel cennato istrumento, denominasi del palazzo
del duca d'Atri, tiravano per linea retta sino al monastero predetto
(Colombo, cit. Palazzo dei Principi di Conca etc., p. 24). Ora, se, come
è detto, il lato posteriore del palazzo Alarcon sporgeva nella indicata
via S. Pietro ai Maiella, è chiaro che questa strada prendeva anche il
nome del Duca d'Atri, perchè ivi doveva ritrovarsi quel palazzo, del
quale qui appresso accennerò. L'anzidetta strada S. Pietro a Maiella
nel suo tratto superiore, quello che riusciva verso Somma Piazza, do-
vette essere distrutta dai lavori di ampliamento del monastero della
Sapienza. E in seguito una rivolta, o vico, della stessa strada , che pro-
seguendo innanzi fra le mura claustrali dei monasteri della Sapienza
e di S. Antonio di Padova, aveva termine presso alla chiesa della
stessa Sapienza, alla via di S. M.a di Costantinopoli, fu fatta rinchiu-
dere nel 1651 dal Tribunale della Fortificazione (Colombo, op. c.,
p. 40, n. 1). Nell'anno 1658 le suore di S. Antonio di Padova, che
avevano incorporato alla loro clausura il palazzo Conca, acquistato nel
1637, chiesero e ottennero dallo stesso Tribunale della Fortificazione
di far rinserrare, per adibirlo a loro esclusivo uso, l'ultimo tratto di
detta via che metteva capo di contro alla chiesa di S. Pietro a Maiella,
chiamato allora Pallonetto della Croce di Lucca (Mon. sopp., fascio 5339),
della quale stradetta, incorporata al loro monastero, fu lasciata « aperta
« e libera » quella parte che corrisponde oggi al vicoletto S. Pietro a
Maiella (Colombo, op. c., p. 40).
167
Stato e Casa Reale pel trasporto de' quadri — Palazzo, a
23 ottobre 1805 — Luigi De Medici » (V.
Ma, prima che tornasse abitazione privata del Duca del
Gesso, accadde la seconda occupazione francese: il Duca
seguì i Sovrani in Sicilia; e il palazzo gli fu confiscato cogli
altri suoi beni (2). Divenne nel Decennio proprietà di re
Gioacchino Murat, che lo ebbe da Napoleone, con altri
possedimenti nel Regno, in permuta dei beni che possedeva
in Francia: donde l'origine di una lite che ancora si agita
tra gli eredi Murat e lo Stato italiano (3).
Al ritorno di Ferdinando IV il 1815, il Duca del Gesso
riebbe i suoi beni e il palazzo; ma, qualche anno dopo,
i suoi creditori glielo espropriarono. Lo ricomprò il 1822
sua moglie Vittoria d'Artois, duchessa di S. Elia.
Così il palazzo seguitò ad appartenere ai principi di Cel-
lamare. — Nel 1843, dandosi un nuovo assetto a quel
braccio della strada di Chiaia, fu occupato un tratto del
suolo, ch'era innanzi al palazzo; e, in quella occasione,
fu fatto a spese della città il cancello, che lo divide dalla
strada, e anche il casotto pel guardaporta (4).
Nel 1845 gli scienziati, convenuti a Napoli pel VII Con-
gresso, vi tennero alcune riunioni.
Ed ora, abitazione privata, serba sempre gran parte del-
l'antica magnificenza. Se non che, i giardini che, anche per
un certo tempo in questo secolo, erano « les plus beaux
de cette ville » (5), sono ridotti ai soli giardini interni, es-
sendo sorti su quei superiori l'Eldorado ed altre fabbriche.
E, dal lato di Chiaia, abbattuta la porta di Chiaia, nel 1782,
i palazzi di Ottaiano e di S. Arpino e le altre abitazioni
elevate di poi, hanno cangiato di molto l'aspetto del luogo.
Il 30 giugno 1865 i Padri Mercedarii spagnuoli furono
espulsi dal convento e chiesa di S. Orsola, luogo che già
era stato loro concesso da Antonio Carafa, principe di
Stigliano, proprietario del palazzo (6). E, sul cimitero della
chiesa, fu edificato dall'architetto Fausto Niccolini il tea-
tro Sannazaro, che venne aperto al pubblico il 26 dicem-
bre 1874. Dall'altro lato, la via dei Mille e le nuove vie,
che conducono alle rampe Brancaccio, hanno coperto il
posto degli antichi Orti rustici.
fine.
Benedetto Croce.
(1) Arch. Cellamare.
(2) Anche nel 1799 il Duca del Gesso, 1' infame Duca del Gesso,
come diceva il Monitore Napoletano, (diretto dalla Pimentel (n. 29, 29
Fiorile, 18 maggio), parteggiò pei Borboni, e tenne mano allo sbarco
degl'Inglesi a Sorrento, nei primi giorni di maggio: gl'Inglesi dovet-
tero ritirarsi, e il Duca del Gesso andò via con loro.
(3) È nota sul proposito un'allegazione di Roberto Savarese (Gioac-
chino Murat e il suo patrimonio privato, Napoli, 1863).
(4) Da carte dell'Arch. Cellamare.
(5) M. Vasi, Itinéraire instructif de Rome à Naples ecc., à Rome,
MDCCCXIII, p. 84.
(6) G. A. Galante, Guida sacra della città di Napoli, Nap., Fibreno,
1873, P- 385.
IL MONASTERO E LA CHIESA
DI SANTA MARIA DELLA SAPIENZA
II.
Ampliamenti.
La clausura, slargandosi verso occidente, assorbiva al-
tri edificii fronteggianti quella strada denominata allora
S. Pietro a Maiella, di cui una piccola parte rimasta cor-
risponde oggi al vicoletto dello stesso nome (0. La via
aveva principio quasi di contro alla chiesa di S. Pietro
a Maiella fra il lato posteriore del palazzo Alarcon, po-
scia dei principi di Conca (2), e il monastero della Croce
di Lucca e, proseguendo innanzi, metteva capo alla strada
Marmorata, distinta pure talvolta col nome di Somma
Piazza (3).
Quivi sorgeva « un palazzo grande » di proprietà di
Giov. Andrea delle Castella, confinante con i beni di
(1) Cit. voi. 3170, p. 49 e 50. Di questo vicoletto accennai in un
precedente mio scritto: Il palazzo dei Principi di Conca etc., p. 24,
n. I, e p. 39 e 40.
(2) Ivi. Il 4 agosto 1573 i deputati della mattonata volendo prov-
vedere al ribassamento di questa strada, disposero che Giov. Carlo
Rabicano e Andrea Mormanno si recassero « ad vedere la differentia
« ch'è tra l'ill.mo principe di Conca et l'ecc.te sig. Fabritio Villano
« circa il basciare del terreno della strada sopra S.to Pietro a Majella ».
Parise, L'Arte in Napoli sotto gli Aragonesi e Spagnuoli, nella Rassegna
Italiana, anno IX, voi. I, fase. II, p. 153.
(3) Cit. voi. 3170, p. 25. Ancora altri documenti accennano a que-
sta via, come un ordinativo dei cennati deputati della mattonata emesso
il 4 settembre 1567 onde si verificasse « il livello della strada che
« cala ad S.to pietro a Majella », e un anno dopo « che si cominci
« ad sfrattare il terreno della strada di S.to pietro a Mayella che sa-
« glie a la strada di Summa piazza » (Parise, op. e voi. cit., fase. I,
p. 19). E qui mi occorre notare che nel 1564 sorto il monastero di
S. Antonio di Padova, le suore, per ampliare la loro clausura, fecero
acquisto, con istrumento del 26 giugno dello stesso anno, di una log-
getta e di alcune casette, formanti parte del palazzo Alarcon, le quali,
site nella strada, che, nel cennato istrumento, denominasi del palazzo
del duca d'Atri, tiravano per linea retta sino al monastero predetto
(Colombo, cit. Palazzo dei Principi di Conca etc., p. 24). Ora, se, come
è detto, il lato posteriore del palazzo Alarcon sporgeva nella indicata
via S. Pietro ai Maiella, è chiaro che questa strada prendeva anche il
nome del Duca d'Atri, perchè ivi doveva ritrovarsi quel palazzo, del
quale qui appresso accennerò. L'anzidetta strada S. Pietro a Maiella
nel suo tratto superiore, quello che riusciva verso Somma Piazza, do-
vette essere distrutta dai lavori di ampliamento del monastero della
Sapienza. E in seguito una rivolta, o vico, della stessa strada , che pro-
seguendo innanzi fra le mura claustrali dei monasteri della Sapienza
e di S. Antonio di Padova, aveva termine presso alla chiesa della
stessa Sapienza, alla via di S. M.a di Costantinopoli, fu fatta rinchiu-
dere nel 1651 dal Tribunale della Fortificazione (Colombo, op. c.,
p. 40, n. 1). Nell'anno 1658 le suore di S. Antonio di Padova, che
avevano incorporato alla loro clausura il palazzo Conca, acquistato nel
1637, chiesero e ottennero dallo stesso Tribunale della Fortificazione
di far rinserrare, per adibirlo a loro esclusivo uso, l'ultimo tratto di
detta via che metteva capo di contro alla chiesa di S. Pietro a Maiella,
chiamato allora Pallonetto della Croce di Lucca (Mon. sopp., fascio 5339),
della quale stradetta, incorporata al loro monastero, fu lasciata « aperta
« e libera » quella parte che corrisponde oggi al vicoletto S. Pietro a
Maiella (Colombo, op. c., p. 40).