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NAPOLI NOBILISSIMA
ranno, et lo restantj mette ad sue spese, reservato, che per noi
se li dia comodità in Rutiliano (i) de stancia, letto, fornace, creta^)
et legni
Nel primo dì di agosto ritrovo che egli era ritornato da Na-
poli per mettersi all'opera, e D. Nicola Caldarulo, lo scrittore
delle deliberazioni, ci dà il nome del mastro de li mattuni pintati.
E' venuto mastro Luca Judice de napoli con la mostra de li
mattunj pintatj, seu resole, videlicet, una mostra de Inter Lacze
bianche el campo azulo et lo quinto in meczo zolle con il Leone
azido; et un'altra mostra de rosoni bianchi el campo adzulo et
mezo lo giglio zolle; et un'altra mostra de petre macchiate de
varj colorj. Per dicto Signor Vicario et Capitolo è stato concluso,
che ditto mastro ne facza uno terzo de la prima mostra de Ij In-
ter Lacci con il Leone meza, ma che lo zolle sia de la mostra del
giglio, che ne portò da napoli; et un altro terzo de li rosoni con
il giglio et con lo zolle sia alla mostra sopradetta; et lo altro
terzo sia de li petre macchiate de machj rosse et bianche, et urial-
tra parte de machi bianche et negri, et siano lustri et negri,
corno allj capitali si contene; et questo è stato concluso et deli-
berato (3).
Non mi è riuscito trovare i capitoli stabiliti tra i canonici e
mastro Luca Judice; ma dall'accenno che ne fa D. Luca Calda-
rulo si rileva che le mattonelle dovevano essere quasi simili a
quelle ritrovate in Napoli nella chiesa di Santa Caterina a For-
mello (4), le quali sono del medesimo tempo, e, forse forse, del
medesimo maestro, perchè non sarebbe cosa strana che Giam-
battista Caracciolo avesse suggerito a monsignor Francesco Ca-
racciolo e a monsignor Giovanni Francesco Caracciolo, lo Priore
vecchio e lo Priore fonine, come li distinguevano i canonici, pa-
renti di certo di Giambattista, che facessero fare il pavimento
della cripta come quelli che egli aveva fatto fare a Santa Ca-
terina, e avesse loro proposto lo stesso mastro Luca.
Il 27 ottobre 1545 (all'uso di Bari) ritornò da Napoli, dopo
lunga assenza, il gran priore. Non dice lo scrittore delle delibe-
razioni se il vecchio 0 il giovine, dice però che il capitolo in
segno di servitù et amore deliberò se li vogliano donare nomine
capitali scuti cinquanta in questo modo, in denari contanti ducati
cinquanta de moneta, et ducati cinque in tanta confecciuni.
Ma pare che ci avesse trovato qualche irregolarità nell'ordi-
nare e nello spendere che facevano i canonici per i lavori av-
viati, cioè per la fabbrica del campanile, per la rifazione delle
campane, e specialmente per il pavimento della cripta, perchè
il priore ordinò che in tutte le dispese se Laveranno da fare per
la ecclesia, per qual se voglia causa, voglia apparere polisa de
mano de lo subcantore, et anchora de lo accomodare de adbasce.
Credette pure di modificare l'insieme del disegno del pavi-
mento che avevano deliberato i canonici, e la messa in opera.
Infatti il subcantore dichiarò al capitolo che era la voluntà de
ditto Signore, ca si dia principio in ponere ditte corrizole con certe
laste de marmore et petre, et che per mo se facza tre o quattro
quatre, zoè, quanto tene dal puczo insino al presepio, et fare li
(1) Apparteneva alla Baronia di S. Nicola.
(2) La creta di Rutigliano è di ottima qualità, e vi si lavorano
buone stoviglie.
(3) Napoli nobilissima, voi. X, pag. 38.
(4) H giglio che ricorreva nelle mattonelle era quello angioino,
che si vede anche nello stemma della R. Basilica, e il leone, quello
dello stemma di Bona Sforza.
pesoli (1) inturno alli muri de chianchi, corno stavano. Per ditto
Sig. vicario et capitolo fo adeettata tale deliberacione fatta per lo
subcantore, mandato per lo capitolo da R.mo Sig. Priore, et che
se dia principio allo lavore, et se facza mandato al Signor theso-
rero per dinarj.
Oggi di questo pavimento non avanza altro che la memoria
in una lastra di bronzo posta innanzi alla porticina della balau-
strata di marmo, che chiude l'altare d'argento, dove riposano
le sante ossa del glorioso taumaturgo S. Nicolò.
In essa lastra vi è inciso, nel mezzo, l'antico stemma della
R. Basilica, cioè il giglio angioino dentro la lettera capitale N,
iniziale del nome Nicola, e, disopra, il rastrello. Nell'intorno, in
due cerchi concentrici, vi è scritto, nel primo:
TEMPORE PRIORAT' ILLÌ ET Ri D. D. FRANCISCI CARACCÌ
nel secondo:
HOC PAVIMENTUM FACTUM FUIT A. D. 1546.
Mastro Luca Indice rimase a Rutigliano quando ebbe finito
il pavimento per S. Nicola? Vi fece scuola? Ritornò in Napoli?
Per ora non si sa nulla.
OdERISIO PISCICELLI TAEGGI.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
La NUOVA SALA DEL BANCO DI NAPOLI.
Recentemente l'antica sala della Borsa è stata riaperta al pubblico
per le operazioni della Cassa di risparmio del Banco di Napoli, ed è,
ora, un gran salone gaio, fresco, lucido, e luminoso per un gran lu-
cernario, che dall'alto gli manda quella luce che ivi prima brillava
tanto per l'assenza. Ai nostri lettori interesseranno gli otto chiaroscuri
che ne ornano, in alto, le porte e le pareti, e rappresentano gli stem-
mi degli antichi e storici banchi napoletani.
Sulla porta d'ingresso dal cortile è lo stemma di Ave Gratia Plena
ossia dell'Annunziata, banco fondato nel 1575: spaccato di oro, con
la croce patente di rosso, e di rosso pieno con la fascia d'argento in
divisa caricata delle lettere A GPin nero.
Sulla finestra a destra è lo stemma dell'antico banco di S. Eligio,
fondato nel 1592, che è di azzurro con un crocifisso piantato sulla
campagna erbosa, ed affiancato dai SS. Eligio e Caterina, che sono i due
protettori del pio luogo.
Sulla finestra a sinistra è lo stemma dello Spirito Santo, istituito
nel 1591: una colomba d'argento che scende volando, e dal becco
manda un fascio di raggi d'oro, il tutto in campo azzurro.
Nel mezzo della parete di fronte all'entrata è lo stemma del banco
Pietà, la cui fondazione rimonta al 1539, all'epoca cioè della cacciata
degli Ebrei.
A destra della stessa parete è lo stemma del banco di Santa Ma-
ria del Popolo (Incurabili) fondato nel 1589 — la Vergine che acco-
glie sotto il suo manto i poverelli — ed a sinistra quello del banco
del Salvatore, fondato nel 1640, che è di oro, ed ha la figura del Sal-
vatore con la destra in atto di benedire, e con un globo terrestre
nella sinistra.
E finalmente nelle due pareti laterali sono ritratti gli stemmi del
banco dei Poveri e dei SS. Giacomo e Vittoria, fondati rispettivamente
negli anni 1597 e 1600. Il primo è di azzurro, con la croce trifogliata
(1) Sedili di pietra fatti a masso.
NAPOLI NOBILISSIMA
ranno, et lo restantj mette ad sue spese, reservato, che per noi
se li dia comodità in Rutiliano (i) de stancia, letto, fornace, creta^)
et legni
Nel primo dì di agosto ritrovo che egli era ritornato da Na-
poli per mettersi all'opera, e D. Nicola Caldarulo, lo scrittore
delle deliberazioni, ci dà il nome del mastro de li mattuni pintati.
E' venuto mastro Luca Judice de napoli con la mostra de li
mattunj pintatj, seu resole, videlicet, una mostra de Inter Lacze
bianche el campo azulo et lo quinto in meczo zolle con il Leone
azido; et un'altra mostra de rosoni bianchi el campo adzulo et
mezo lo giglio zolle; et un'altra mostra de petre macchiate de
varj colorj. Per dicto Signor Vicario et Capitolo è stato concluso,
che ditto mastro ne facza uno terzo de la prima mostra de Ij In-
ter Lacci con il Leone meza, ma che lo zolle sia de la mostra del
giglio, che ne portò da napoli; et un altro terzo de li rosoni con
il giglio et con lo zolle sia alla mostra sopradetta; et lo altro
terzo sia de li petre macchiate de machj rosse et bianche, et urial-
tra parte de machi bianche et negri, et siano lustri et negri,
corno allj capitali si contene; et questo è stato concluso et deli-
berato (3).
Non mi è riuscito trovare i capitoli stabiliti tra i canonici e
mastro Luca Judice; ma dall'accenno che ne fa D. Luca Calda-
rulo si rileva che le mattonelle dovevano essere quasi simili a
quelle ritrovate in Napoli nella chiesa di Santa Caterina a For-
mello (4), le quali sono del medesimo tempo, e, forse forse, del
medesimo maestro, perchè non sarebbe cosa strana che Giam-
battista Caracciolo avesse suggerito a monsignor Francesco Ca-
racciolo e a monsignor Giovanni Francesco Caracciolo, lo Priore
vecchio e lo Priore fonine, come li distinguevano i canonici, pa-
renti di certo di Giambattista, che facessero fare il pavimento
della cripta come quelli che egli aveva fatto fare a Santa Ca-
terina, e avesse loro proposto lo stesso mastro Luca.
Il 27 ottobre 1545 (all'uso di Bari) ritornò da Napoli, dopo
lunga assenza, il gran priore. Non dice lo scrittore delle delibe-
razioni se il vecchio 0 il giovine, dice però che il capitolo in
segno di servitù et amore deliberò se li vogliano donare nomine
capitali scuti cinquanta in questo modo, in denari contanti ducati
cinquanta de moneta, et ducati cinque in tanta confecciuni.
Ma pare che ci avesse trovato qualche irregolarità nell'ordi-
nare e nello spendere che facevano i canonici per i lavori av-
viati, cioè per la fabbrica del campanile, per la rifazione delle
campane, e specialmente per il pavimento della cripta, perchè
il priore ordinò che in tutte le dispese se Laveranno da fare per
la ecclesia, per qual se voglia causa, voglia apparere polisa de
mano de lo subcantore, et anchora de lo accomodare de adbasce.
Credette pure di modificare l'insieme del disegno del pavi-
mento che avevano deliberato i canonici, e la messa in opera.
Infatti il subcantore dichiarò al capitolo che era la voluntà de
ditto Signore, ca si dia principio in ponere ditte corrizole con certe
laste de marmore et petre, et che per mo se facza tre o quattro
quatre, zoè, quanto tene dal puczo insino al presepio, et fare li
(1) Apparteneva alla Baronia di S. Nicola.
(2) La creta di Rutigliano è di ottima qualità, e vi si lavorano
buone stoviglie.
(3) Napoli nobilissima, voi. X, pag. 38.
(4) H giglio che ricorreva nelle mattonelle era quello angioino,
che si vede anche nello stemma della R. Basilica, e il leone, quello
dello stemma di Bona Sforza.
pesoli (1) inturno alli muri de chianchi, corno stavano. Per ditto
Sig. vicario et capitolo fo adeettata tale deliberacione fatta per lo
subcantore, mandato per lo capitolo da R.mo Sig. Priore, et che
se dia principio allo lavore, et se facza mandato al Signor theso-
rero per dinarj.
Oggi di questo pavimento non avanza altro che la memoria
in una lastra di bronzo posta innanzi alla porticina della balau-
strata di marmo, che chiude l'altare d'argento, dove riposano
le sante ossa del glorioso taumaturgo S. Nicolò.
In essa lastra vi è inciso, nel mezzo, l'antico stemma della
R. Basilica, cioè il giglio angioino dentro la lettera capitale N,
iniziale del nome Nicola, e, disopra, il rastrello. Nell'intorno, in
due cerchi concentrici, vi è scritto, nel primo:
TEMPORE PRIORAT' ILLÌ ET Ri D. D. FRANCISCI CARACCÌ
nel secondo:
HOC PAVIMENTUM FACTUM FUIT A. D. 1546.
Mastro Luca Indice rimase a Rutigliano quando ebbe finito
il pavimento per S. Nicola? Vi fece scuola? Ritornò in Napoli?
Per ora non si sa nulla.
OdERISIO PISCICELLI TAEGGI.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
La NUOVA SALA DEL BANCO DI NAPOLI.
Recentemente l'antica sala della Borsa è stata riaperta al pubblico
per le operazioni della Cassa di risparmio del Banco di Napoli, ed è,
ora, un gran salone gaio, fresco, lucido, e luminoso per un gran lu-
cernario, che dall'alto gli manda quella luce che ivi prima brillava
tanto per l'assenza. Ai nostri lettori interesseranno gli otto chiaroscuri
che ne ornano, in alto, le porte e le pareti, e rappresentano gli stem-
mi degli antichi e storici banchi napoletani.
Sulla porta d'ingresso dal cortile è lo stemma di Ave Gratia Plena
ossia dell'Annunziata, banco fondato nel 1575: spaccato di oro, con
la croce patente di rosso, e di rosso pieno con la fascia d'argento in
divisa caricata delle lettere A GPin nero.
Sulla finestra a destra è lo stemma dell'antico banco di S. Eligio,
fondato nel 1592, che è di azzurro con un crocifisso piantato sulla
campagna erbosa, ed affiancato dai SS. Eligio e Caterina, che sono i due
protettori del pio luogo.
Sulla finestra a sinistra è lo stemma dello Spirito Santo, istituito
nel 1591: una colomba d'argento che scende volando, e dal becco
manda un fascio di raggi d'oro, il tutto in campo azzurro.
Nel mezzo della parete di fronte all'entrata è lo stemma del banco
Pietà, la cui fondazione rimonta al 1539, all'epoca cioè della cacciata
degli Ebrei.
A destra della stessa parete è lo stemma del banco di Santa Ma-
ria del Popolo (Incurabili) fondato nel 1589 — la Vergine che acco-
glie sotto il suo manto i poverelli — ed a sinistra quello del banco
del Salvatore, fondato nel 1640, che è di oro, ed ha la figura del Sal-
vatore con la destra in atto di benedire, e con un globo terrestre
nella sinistra.
E finalmente nelle due pareti laterali sono ritratti gli stemmi del
banco dei Poveri e dei SS. Giacomo e Vittoria, fondati rispettivamente
negli anni 1597 e 1600. Il primo è di azzurro, con la croce trifogliata
(1) Sedili di pietra fatti a masso.