RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
I05
Fu semplicemente iniziato il monumento sepolcrale di
un altro figlio del Gran Protonotario, che, nato postumo,
ebbe il nome del padre Ferdinando. Dapprima militare,
entrò in seguito nell'ordine ecclesiastico e fu vescovo di
Nicastro e poi di Policastro. Morì nel 1592 e suo fratello
Carlo lo compose nel sepolcro che è addossato al pila-
stro anteriore a destra, e che rimase interrotto all'altezza
dell'urna C).
Semplicissimo è infine il sepolcro che a Lucrezia Ca-
pece Piscicelli eresse il figliuolo Iacopo Tocco nella sua
cappella gentilizia. Su di un liscio basamento poggia l'urna
di marmo nero sulla quale si eleva una piramide di marmo
rosso (2).
continua.
Giuseppe Ceci.
L'ACCADEMIA DEL DISEGNO
DAL 181, AL 1860
Anche pel ritorno in Napoli di re Ferdinando il 17
giugno 1815 non mancarono le feste, con le benedizioni in
chiesa, le luminarie, le macchine decorative e le riviste (3).
Le scuole non restarono a lungo chiuse come altra volta
era accaduto; si aprirono nella seconda metà di agosto,
dopo che professori ed alunni ebbero giurato fedeltà al
Re (4); e, se ne togli che gli onorari vennero un tantino as-
sottigliati e che Berger e Sehweikle maestri di pittura e
(1) FERDINANDO SPINELLO FERDINAND! DUCIS FILIO POSTHUMO | CUI
TRACTANTI ARMA | TRIBUNATUS MILITUM A PHILIPPO II HISPANIARUM
REGE | DELATUS EST SACRAM MILITIAM ADEUNTI | NEOCASTRENSIS PRI-
MUM DEINDE POLICASTRENSIS EPISCOPATUS [A GREGORIO DECIMO TERTIO
PONTIFICE MAX. | CAROLUS SPINELLUS MAIOR NATU CONTRA VOTUM SU-
PERSTES FRATRI UNANIMI F. C.
Conf. Ughelli, Italia Sacra, VII, 565.
(2) Ecco l'iscrizione:
LUCRETIAE CAPYCIAE PISCICELLAE | GENERE PUDICITIA, RELIGIONI-
QUE INSIGNI I UXORI INTEGERRIMAE ET INCOMPARABILI | UT CONCOR-
DISSIMORUM CONIUGUM | QUOS SUMMA CONIUNXIT FIDES |MUTUUSQUE
AMOR UNANIMES TENUIT ] INSEPARABILES QUOQUE CINERES | HIC POST
VIRI FATUM SIMUL CONDANTUR | JACOBUS TOCCUS PERPETUO LACHRY-
MANS POSUIT | EBEPTA AN. DOMINI MDLXXXVI IX KAL. SEPTEMBRIS AE-
TATIS SUAE XXIV.
(3) Ritorno di Ferdinando I quadro di Paolo Albertis e Ritorno in
Napoli di Ferdinando I preso da Foria di Salvatore Pergola, che oggi
sono nella Galleria di Capodimonte.
(4) Ecco la forma di giuramento che tutti, professori ed alunni,
erano obbligati di dare innanzi ad un impiegato scelto dal Ministro
dell'Interno: « Prometto e giuro che nell'esercizio delle funzioni che
mi sono state affidate, io mi adoprerò col maggior zelo e con la mag-
giore probità ed onoratezza. Prometto e giuro di osservare e di fare
osservare le leggi e i Decreti e i Regolamenti che per sovrana dispo-
sizione di S. M. si trovano in osservanza e quelli che piacerà alla M. S.
di pubblicare in avvenire. Prometto e giuro non appartenere a veruna
società segreta di qualsivoglia titolo, oggetto e denominazione e che
non sarò per appartenere giammai così Dio mi aiuti ».
di scultura furon messi da parte, il primo sino al maggio
dell'anno seguente e l'altro per sempre, non si ebbe gran
che di nuovo.
Solamente si pensò, e presto, a modificare gli incarichi
dati già al Canova, a Paolo De Albertis ad Andrea Cele-
stino, e a non tener conto delle commissioni date a Fran-
cesco Hayez ed a Vincenzo Camuccini (A.
Difatti il Canova, invece di modellare Napoleone, do-
vette acconciarsi a porre sul cavallo Carlo III; il De Al-
bertis fu costretto a ridurre una festa popolare tenuta il
20 agosto 1814 innanzi al R. Palazzo « senza distruggere
il quadro già fatto, ma utilizzandolo con cambiamenti ed
aggiunzioni necessarie », a rappresentare invece l'entrata
di de Ferdinando, ed il Celestino trasformò la battaglia al
Ponte di Jacob in Egitto nella battaglia di Lipsia!
L'Hayez poi ed il Camuccini, che attendevano a due
quadri — Alcibiade rimproverato da Socrate — e — La morte
di Cesare —, ebbero avviso di Napoli che il Re non ap-
approvava quei soggetti e voleva non solo sciogliere i con-
tratti, ma riavere gli assegni già percepiti dagli artisti. Il
primo rispose che poteva solamente cedere in cambio del
lavoro commessogli un altro quadro già terminato — Ulisse
che piange sentendo cantare le sue gesta da Demotaio in casa
di Alcino —; e l'altro, col bel garbo e da uom più usato
alle corti, rispose che nella morte di Cesare aveva espresse
al vivo l'effigie dei più grandi uomini di quei tempi, e sol
perchè nutriva grande attaccamento alla persona del Re e
non per interesse desiderava l'alto onore che questa opera del
suo pennello facesse parte di quelle che adornano l'apparta-
mento reale. Il Re finì con l'approvare l'una cosa e l'altra.
Nell'anno seguente non si mutarono le sorti dell'Acca-
demia; nè modificarono gran fatto l'indirizzo generale il
richiamo di Berger con i due professori aggiunti Saja e
Pastena (2) e le piccole commissioni date ad artisti che
facevan le prime armi. Col mutarsi del governo non mi-
gliorò l'andamento delle cose.
Costanzo Angelini, ristoratore dell'arte del disegno in
Napoli, maestro lodato dal Vieu, da David, da Girodet
nell'Accademia francese di Roma e che può collocarsi a
buon diritto accanto al Canova ed al Camuccini nell'opera
di riforma, nel chiedere al ministro marchese Tommasi (3),
aiuti e compensi a molte sue fatiche, mosse lamenti per
l'indirizzo pubblico dell'arte, che non rispondeva agli al-
tissimi fini che egli propugnava con sincerità per rendere
la scuola di manierata e scorretta, diligente e castigata.
I desideri dell'uomo che visse tutta la vita tra i gio-
vani, costante nel suo classicismo, ma non dispregiator
(1) Scuola di Disegno e di Belle Arti, fasci 51-7 e 51-11.
(2) Antichità — Belle Arti — Scuola di Disegno, fascio 5058.
(3) Fascio cit. 51-11.
I05
Fu semplicemente iniziato il monumento sepolcrale di
un altro figlio del Gran Protonotario, che, nato postumo,
ebbe il nome del padre Ferdinando. Dapprima militare,
entrò in seguito nell'ordine ecclesiastico e fu vescovo di
Nicastro e poi di Policastro. Morì nel 1592 e suo fratello
Carlo lo compose nel sepolcro che è addossato al pila-
stro anteriore a destra, e che rimase interrotto all'altezza
dell'urna C).
Semplicissimo è infine il sepolcro che a Lucrezia Ca-
pece Piscicelli eresse il figliuolo Iacopo Tocco nella sua
cappella gentilizia. Su di un liscio basamento poggia l'urna
di marmo nero sulla quale si eleva una piramide di marmo
rosso (2).
continua.
Giuseppe Ceci.
L'ACCADEMIA DEL DISEGNO
DAL 181, AL 1860
Anche pel ritorno in Napoli di re Ferdinando il 17
giugno 1815 non mancarono le feste, con le benedizioni in
chiesa, le luminarie, le macchine decorative e le riviste (3).
Le scuole non restarono a lungo chiuse come altra volta
era accaduto; si aprirono nella seconda metà di agosto,
dopo che professori ed alunni ebbero giurato fedeltà al
Re (4); e, se ne togli che gli onorari vennero un tantino as-
sottigliati e che Berger e Sehweikle maestri di pittura e
(1) FERDINANDO SPINELLO FERDINAND! DUCIS FILIO POSTHUMO | CUI
TRACTANTI ARMA | TRIBUNATUS MILITUM A PHILIPPO II HISPANIARUM
REGE | DELATUS EST SACRAM MILITIAM ADEUNTI | NEOCASTRENSIS PRI-
MUM DEINDE POLICASTRENSIS EPISCOPATUS [A GREGORIO DECIMO TERTIO
PONTIFICE MAX. | CAROLUS SPINELLUS MAIOR NATU CONTRA VOTUM SU-
PERSTES FRATRI UNANIMI F. C.
Conf. Ughelli, Italia Sacra, VII, 565.
(2) Ecco l'iscrizione:
LUCRETIAE CAPYCIAE PISCICELLAE | GENERE PUDICITIA, RELIGIONI-
QUE INSIGNI I UXORI INTEGERRIMAE ET INCOMPARABILI | UT CONCOR-
DISSIMORUM CONIUGUM | QUOS SUMMA CONIUNXIT FIDES |MUTUUSQUE
AMOR UNANIMES TENUIT ] INSEPARABILES QUOQUE CINERES | HIC POST
VIRI FATUM SIMUL CONDANTUR | JACOBUS TOCCUS PERPETUO LACHRY-
MANS POSUIT | EBEPTA AN. DOMINI MDLXXXVI IX KAL. SEPTEMBRIS AE-
TATIS SUAE XXIV.
(3) Ritorno di Ferdinando I quadro di Paolo Albertis e Ritorno in
Napoli di Ferdinando I preso da Foria di Salvatore Pergola, che oggi
sono nella Galleria di Capodimonte.
(4) Ecco la forma di giuramento che tutti, professori ed alunni,
erano obbligati di dare innanzi ad un impiegato scelto dal Ministro
dell'Interno: « Prometto e giuro che nell'esercizio delle funzioni che
mi sono state affidate, io mi adoprerò col maggior zelo e con la mag-
giore probità ed onoratezza. Prometto e giuro di osservare e di fare
osservare le leggi e i Decreti e i Regolamenti che per sovrana dispo-
sizione di S. M. si trovano in osservanza e quelli che piacerà alla M. S.
di pubblicare in avvenire. Prometto e giuro non appartenere a veruna
società segreta di qualsivoglia titolo, oggetto e denominazione e che
non sarò per appartenere giammai così Dio mi aiuti ».
di scultura furon messi da parte, il primo sino al maggio
dell'anno seguente e l'altro per sempre, non si ebbe gran
che di nuovo.
Solamente si pensò, e presto, a modificare gli incarichi
dati già al Canova, a Paolo De Albertis ad Andrea Cele-
stino, e a non tener conto delle commissioni date a Fran-
cesco Hayez ed a Vincenzo Camuccini (A.
Difatti il Canova, invece di modellare Napoleone, do-
vette acconciarsi a porre sul cavallo Carlo III; il De Al-
bertis fu costretto a ridurre una festa popolare tenuta il
20 agosto 1814 innanzi al R. Palazzo « senza distruggere
il quadro già fatto, ma utilizzandolo con cambiamenti ed
aggiunzioni necessarie », a rappresentare invece l'entrata
di de Ferdinando, ed il Celestino trasformò la battaglia al
Ponte di Jacob in Egitto nella battaglia di Lipsia!
L'Hayez poi ed il Camuccini, che attendevano a due
quadri — Alcibiade rimproverato da Socrate — e — La morte
di Cesare —, ebbero avviso di Napoli che il Re non ap-
approvava quei soggetti e voleva non solo sciogliere i con-
tratti, ma riavere gli assegni già percepiti dagli artisti. Il
primo rispose che poteva solamente cedere in cambio del
lavoro commessogli un altro quadro già terminato — Ulisse
che piange sentendo cantare le sue gesta da Demotaio in casa
di Alcino —; e l'altro, col bel garbo e da uom più usato
alle corti, rispose che nella morte di Cesare aveva espresse
al vivo l'effigie dei più grandi uomini di quei tempi, e sol
perchè nutriva grande attaccamento alla persona del Re e
non per interesse desiderava l'alto onore che questa opera del
suo pennello facesse parte di quelle che adornano l'apparta-
mento reale. Il Re finì con l'approvare l'una cosa e l'altra.
Nell'anno seguente non si mutarono le sorti dell'Acca-
demia; nè modificarono gran fatto l'indirizzo generale il
richiamo di Berger con i due professori aggiunti Saja e
Pastena (2) e le piccole commissioni date ad artisti che
facevan le prime armi. Col mutarsi del governo non mi-
gliorò l'andamento delle cose.
Costanzo Angelini, ristoratore dell'arte del disegno in
Napoli, maestro lodato dal Vieu, da David, da Girodet
nell'Accademia francese di Roma e che può collocarsi a
buon diritto accanto al Canova ed al Camuccini nell'opera
di riforma, nel chiedere al ministro marchese Tommasi (3),
aiuti e compensi a molte sue fatiche, mosse lamenti per
l'indirizzo pubblico dell'arte, che non rispondeva agli al-
tissimi fini che egli propugnava con sincerità per rendere
la scuola di manierata e scorretta, diligente e castigata.
I desideri dell'uomo che visse tutta la vita tra i gio-
vani, costante nel suo classicismo, ma non dispregiator
(1) Scuola di Disegno e di Belle Arti, fasci 51-7 e 51-11.
(2) Antichità — Belle Arti — Scuola di Disegno, fascio 5058.
(3) Fascio cit. 51-11.