RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
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digrada, a 128 metri sul livello del mare, ed in sito dove
l'acqua trovasi a 18 metri e 30 nel sottosuolo, nel luogo
detto Durante, ma che gli antichi chiamavano Cavalcaturo
di Orlando, trovasi una grossa fattoria, che è costruita
sopra ruderi, e forse servendosi per murarla delle pietre
dei ruderi stessi: caso non nuovo nel Tavoliere, dove
manca assolutamente la pietra da fabbricare. Questi ru-
deri quasi a fior di terra occupano lo spazio di presso-
ché 3 ettari di terreno, ed in qualche punto, dove mi è
stato dato osservarli, la muratura è formata da ciottoloni
e da mattoni di uno spessore oggi non usato in quei luo-
ghi, trattenuti insieme da una malta tenacissima, e rive-
stiti da intonaco di tegole peste. Mi dicono ivi rinvenirsi
delle monete ed altri oggetti. Nella parete della fattoria è
murato un cavallo in bassorilievo.
Che cosa sono questi ruderi? Appartengono all'epoca
di Herdonea od all'epoca sveva? Ulteriori e più pazienti
ricerche ce lo potranno apprendere.
Mi conservi la sua amicizia, mentre con sentita stima
ho l'onore di dichiararmi
Cerignola, aprile 1901.
Sempre suo dev.mo
Michele Cirillo.
UN'OFFICINA NAPOLETANA
DI
MATTONI SMALTATI
NEL SECOLO XVI
Descrivendo i pavimenti cinquecenteschi a mattonelle
smaltate delle cappelle di S. Caterina a Formello, il nostro
redattore G. Ceci pose ma non risolse il quesito se esse
siano state fabbricate a Napoli o importate da altre re-
gioni italiane. L'uso comune che se ne fece nelle nostre
chiese durante il Cinquecento doveva far argomentare che
fosse facile procurarsele sul posto; ma finora nessun do-
cumento era venuto fuori ad attestare dell'esistenza in
quel secolo di officine napoletane per la loro lavorazione,
mentre ne abbondano pei secoli successivi. Nelle copiose
notizie pubblicate nell'Indice degli artefici dal Filangieri di
Satriano intorno ai maestri di cotto non una sola riguarda
i pavimenti a smalti colorati, nè alcuna è stata rinvenuta
finora nello spoglio delle carte dei Monasteri.
Si spiega dunque il riserbo del nostro redattore. Ma le
notizie che ci fornisce nell'articolo che segue quel fine
cultore di arte che è il Gran Priore di S. Nicola di Bari,
don Oderisio Piscicelli, vengono a togliere ogni dubbio.
La Direzione.
Venne a morte nel 1535 un canonico della R. Basilica di
S. Nicola di Bari, abbate Angelo de lo Massaro, e lasciò suo
erede il R. Capitolo con l'obbligo di rifare il pavimento della
cripta. In origine il detto pavimento era in opera musiva ales-
sandrina; se ne vede ancora un avanzo nell'abside; ma per gli
anni e la cattiva manutenzione doveva trovarsi se non quasi
distrutto, certo, in così cattive condizioni da determinare lo
Massaro a fare un lascito per ristorarlo.
I canonici, per adempiere la volontà del testatore, chiama-
rono i migliori maestri baresi e della provincia per 1’ impor-
tante opera da fare, e di comune consenso fu deliberato che,
prima di tutto, si togliessero le chianche (1), cioè i marmi, e
vi si facesse un lastrico.
Misero subito mano all'opera; si tolsero i marmi, che dove-
vano avere qualche valore, perchè accorsero presto gli ebrei,
onde acquistarli (2); ma Vincenzo Massilla, consultato dai cano-
nici, fu di contrario parere, e non si vendettero (3).
Il lastricato della cripta andò per le lunghe, e, anzi, pare
che l'opera rimanesse per qualche anno del tutto sospesa, per-
chè la regina di Polonia, Bona Sforza, duchessa di Bari, scrisse
da Vieloniez il dì 23 dicembre 1543 (secondo l'uso di Bari) (4)
esortando il R. Capitolo a menare a termine il pavimento della
cripta, e ne scrisse ancora al gran priore D. Francesco Carac-
ciolo, che quando non lo faranno ce provvederemo noi conforme
alla nostra et non loro volontà (5).
Non so se i canonici ebbero paura delle minaccie della re-
gina, certo è che nel luglio dello stesso anno il vicario del gran
priore, abbate Ludovico de Comite, fu da monsignor Caracciolo
in Napoli, dove gli affari e la vecchiezza lo ritenevano, e ot-
tenne il suo concorso alla spesa se fa allo campanale et anchora
alla spesa se fara de li mattunj pentatj per lo pavimento de ad-
bascio, cioè della Cripta.
Non ostante le premure della Regina Bona ed il concorso
alla spesa ottenuto dal gran priore, solamente nel luglio del
1545 i canonici si decidono di scrivere al mastro in Napoli, il
quale lavora li mattoni pintatj, che venesse per fare il pavimento
de bascio.
Venne egli il dì 5 di giugno, portò le mostre, le mise in vi-
sta nella Cripta, perchè tutti le potessero osservare, e fo con-
cluso co lo mestro (6) che se fazano deci millia per novanta du-
cati, cum hoc, che se ne diano al presente, per cambio (7), ducati
trenta, in napoli, et che quillj non se sborsano se prima ditto me-
stro non da plageria de tuttj li ducati novanta, et de tutta quella
quantita, se li dara li denari con questo che ditto mestro se ob-
bliga far li mattonj secondo la mostra sta posta adbascio, di per-
fetti colori, lustrati, non rasposo et torto, ma lustri et iusti, et
ancora prometta ditto mestro fare altra sorte de pettura in ditti
mattoni, che allj eletti parera.alli quali se li da potestà vices
et voces tocius capituli, in exequire le cose sopradette, cum hoc,
che al mastro, ultra li ducati trenta, se li daranno in napoli in
cambio, anchora se li diano ducati vinti per colorj, che bisogne-
(1) Voce dialettale barese per indicare una pietra larga e piana, e
ne derivavano pure i verbi chiancare e schiancare.
(2) Deliberazioni capitolari, t. II, fol. 188 t.
(3) Ivi, fol. 189.
(4) Si cominciava l'anno il primo dì di settembre.
(5) Arch. di S. Nicola di Bari, fase. II.
(6) Per mastro, maestro.
(7) Per lettera di cambio.
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digrada, a 128 metri sul livello del mare, ed in sito dove
l'acqua trovasi a 18 metri e 30 nel sottosuolo, nel luogo
detto Durante, ma che gli antichi chiamavano Cavalcaturo
di Orlando, trovasi una grossa fattoria, che è costruita
sopra ruderi, e forse servendosi per murarla delle pietre
dei ruderi stessi: caso non nuovo nel Tavoliere, dove
manca assolutamente la pietra da fabbricare. Questi ru-
deri quasi a fior di terra occupano lo spazio di presso-
ché 3 ettari di terreno, ed in qualche punto, dove mi è
stato dato osservarli, la muratura è formata da ciottoloni
e da mattoni di uno spessore oggi non usato in quei luo-
ghi, trattenuti insieme da una malta tenacissima, e rive-
stiti da intonaco di tegole peste. Mi dicono ivi rinvenirsi
delle monete ed altri oggetti. Nella parete della fattoria è
murato un cavallo in bassorilievo.
Che cosa sono questi ruderi? Appartengono all'epoca
di Herdonea od all'epoca sveva? Ulteriori e più pazienti
ricerche ce lo potranno apprendere.
Mi conservi la sua amicizia, mentre con sentita stima
ho l'onore di dichiararmi
Cerignola, aprile 1901.
Sempre suo dev.mo
Michele Cirillo.
UN'OFFICINA NAPOLETANA
DI
MATTONI SMALTATI
NEL SECOLO XVI
Descrivendo i pavimenti cinquecenteschi a mattonelle
smaltate delle cappelle di S. Caterina a Formello, il nostro
redattore G. Ceci pose ma non risolse il quesito se esse
siano state fabbricate a Napoli o importate da altre re-
gioni italiane. L'uso comune che se ne fece nelle nostre
chiese durante il Cinquecento doveva far argomentare che
fosse facile procurarsele sul posto; ma finora nessun do-
cumento era venuto fuori ad attestare dell'esistenza in
quel secolo di officine napoletane per la loro lavorazione,
mentre ne abbondano pei secoli successivi. Nelle copiose
notizie pubblicate nell'Indice degli artefici dal Filangieri di
Satriano intorno ai maestri di cotto non una sola riguarda
i pavimenti a smalti colorati, nè alcuna è stata rinvenuta
finora nello spoglio delle carte dei Monasteri.
Si spiega dunque il riserbo del nostro redattore. Ma le
notizie che ci fornisce nell'articolo che segue quel fine
cultore di arte che è il Gran Priore di S. Nicola di Bari,
don Oderisio Piscicelli, vengono a togliere ogni dubbio.
La Direzione.
Venne a morte nel 1535 un canonico della R. Basilica di
S. Nicola di Bari, abbate Angelo de lo Massaro, e lasciò suo
erede il R. Capitolo con l'obbligo di rifare il pavimento della
cripta. In origine il detto pavimento era in opera musiva ales-
sandrina; se ne vede ancora un avanzo nell'abside; ma per gli
anni e la cattiva manutenzione doveva trovarsi se non quasi
distrutto, certo, in così cattive condizioni da determinare lo
Massaro a fare un lascito per ristorarlo.
I canonici, per adempiere la volontà del testatore, chiama-
rono i migliori maestri baresi e della provincia per 1’ impor-
tante opera da fare, e di comune consenso fu deliberato che,
prima di tutto, si togliessero le chianche (1), cioè i marmi, e
vi si facesse un lastrico.
Misero subito mano all'opera; si tolsero i marmi, che dove-
vano avere qualche valore, perchè accorsero presto gli ebrei,
onde acquistarli (2); ma Vincenzo Massilla, consultato dai cano-
nici, fu di contrario parere, e non si vendettero (3).
Il lastricato della cripta andò per le lunghe, e, anzi, pare
che l'opera rimanesse per qualche anno del tutto sospesa, per-
chè la regina di Polonia, Bona Sforza, duchessa di Bari, scrisse
da Vieloniez il dì 23 dicembre 1543 (secondo l'uso di Bari) (4)
esortando il R. Capitolo a menare a termine il pavimento della
cripta, e ne scrisse ancora al gran priore D. Francesco Carac-
ciolo, che quando non lo faranno ce provvederemo noi conforme
alla nostra et non loro volontà (5).
Non so se i canonici ebbero paura delle minaccie della re-
gina, certo è che nel luglio dello stesso anno il vicario del gran
priore, abbate Ludovico de Comite, fu da monsignor Caracciolo
in Napoli, dove gli affari e la vecchiezza lo ritenevano, e ot-
tenne il suo concorso alla spesa se fa allo campanale et anchora
alla spesa se fara de li mattunj pentatj per lo pavimento de ad-
bascio, cioè della Cripta.
Non ostante le premure della Regina Bona ed il concorso
alla spesa ottenuto dal gran priore, solamente nel luglio del
1545 i canonici si decidono di scrivere al mastro in Napoli, il
quale lavora li mattoni pintatj, che venesse per fare il pavimento
de bascio.
Venne egli il dì 5 di giugno, portò le mostre, le mise in vi-
sta nella Cripta, perchè tutti le potessero osservare, e fo con-
cluso co lo mestro (6) che se fazano deci millia per novanta du-
cati, cum hoc, che se ne diano al presente, per cambio (7), ducati
trenta, in napoli, et che quillj non se sborsano se prima ditto me-
stro non da plageria de tuttj li ducati novanta, et de tutta quella
quantita, se li dara li denari con questo che ditto mestro se ob-
bliga far li mattonj secondo la mostra sta posta adbascio, di per-
fetti colori, lustrati, non rasposo et torto, ma lustri et iusti, et
ancora prometta ditto mestro fare altra sorte de pettura in ditti
mattoni, che allj eletti parera.alli quali se li da potestà vices
et voces tocius capituli, in exequire le cose sopradette, cum hoc,
che al mastro, ultra li ducati trenta, se li daranno in napoli in
cambio, anchora se li diano ducati vinti per colorj, che bisogne-
(1) Voce dialettale barese per indicare una pietra larga e piana, e
ne derivavano pure i verbi chiancare e schiancare.
(2) Deliberazioni capitolari, t. II, fol. 188 t.
(3) Ivi, fol. 189.
(4) Si cominciava l'anno il primo dì di settembre.
(5) Arch. di S. Nicola di Bari, fase. II.
(6) Per mastro, maestro.
(7) Per lettera di cambio.