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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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Nr. 2
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Notizie ed osservazioni
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Da libri e periodici
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https://doi.org/10.11588/diglit.71019#0047

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

31

Ma, a questo proposito, il prelodato recensente dell'Arte si permette
di entrare in una questione tra noi e l'illustrazione italiana del Treves,
che veramente non lo riguarda, e ch'egli espone a modo suo. Si tratta
di una questione d'indole amministrativa, sulla quale non vorremmo
tornare perchè non ci piace aver l'aria di pettegoli. In breve: noi com-
prammo dal Treves i clichés, restatigli inutili, dell'articolo che l'Aba-
tino aveva ritirato dall' Istruzione italiana; e il Treves, dopo averceli
venduti, senza aver nemmeno la cortesia di chiedercene licenza, ripub-
blicò gli stessi clichés, di cui sembra avesse fatto a nostra insaputa una
doppia copia. Questa scorrettezza commerciale rilevammo, ad ammo-
nizione di coloro che avessero occasione di fare per l'avvenire simili
negozi col Treves. — Ora, che le fotografie dei mosaici di S. Giovanni
in fonte fossero state offerte per la prima volta agli studiosi dalla Na-
poli nobilissima, è appunto ciò che il recensente dell'Arte aveva il do-
vere di notare, e che invece, per comodità di polemica e per far dello
spirito, ha creduto opportuno di tacere!
*
Il Foggiano.
Allorché nel passato anno il popolarissimo ritrattista, che ha riem-
pito delle sue opere le case della piccola borghesia di Napoli e delle
provincie meridionali, smise il suo negozio e lasciò la bottega in cui
aveva così a lungo e fortunatamente lavorato, noi volevamo consa-
crargli per memoria un articoletto in questa cronaca. Ma un'altra cro-
naca si è occupata di lui in questi giorni, e ci porge occasione di
fare ora, in parte, ciò che tralasciammo, a suo tempo, nell'anno pas-
sato. Leggiamo nel giornale il Don Marzio, del 29 gennaio:
« Hanno derubato il Foggiano.
« Chi è il Foggiano? È Domenico De Mita, pittore ritrattista che,
per un trentennio ed anche più, ha raccomandato all'immortalità della
tela le sembianze di non so più quante migliaia di napoletani d'ambo
i sessi. Chi voleva un ritratto economico — da trenta carlini a sei
ducati — andava nella piccola bottega 0, meglio, studio, all'angolo di
via Latilla ed era servito... ad olio.
« In fatto di somiglianza Domenico De Mita faceva sul serio e
quando un napoletano si fermava innanzi allo studio per guardare,
puta caso, un papa, un re, un imperatore, una regina, un vescovo, un
cardinale, non mancava mai di espettorare così il suo giudizio: L'ha
tagliata a capa!
« Vuole la cronaca dell'altro trentennio che veramente il De Mita,
all'occorrenza, tagliasse qualche testa: adattandola cioè ad un busto
purchessia, trasformando un cardinale Antonelli in un cardinale Ria-
rio, 0 un Francesco I in un Ferdinando II.
« Si trattava di teste movibili sopra busti immobili ed in ciò, il
buon De Mita, si mostrava ossequente alle bizzarrie artistiche di quel
padre Gavazzi che, nel 1860, propose di tagliare le teste a Ferdinando IV
ed a Carlo III, sostituendovi quelle di Garibaldi e di Mazzini.
« Fatto sta che i ritratti del Foggiano erano veramente parlanti;
così per la somiglianza come per qualche lettera che l'artista poneva
in mano al suo ritratto: come ai santi bizantini e nelle pitture italiane
del duecento.Ma fermiamoci alla nuda cronaca.
« Domenico De Mita coi suoi ritratti in piccolo ed in grande seppe
entrare tanto nel povero tugurio come nella magion reale, direbbe il
traduttore di Orazio; ed un ritratto del Foggiano era giudicato, ciò
che si dice veramente un ritratto. Somigliava in modo da poter figu-
rare come un anticipo della fotografia, tanto più che l'artista, senza
pensarci due volte, impiccioliva, ingrandiva, restringeva, allargava, sem-
pre a prezzi ridotti.

« Impicciolisci, ingrandisci, restringi, allarga, il De Mita riuscì a
mettere da parte la rispettabile cifra di quattrocentomila lire. O dèi
protettori del giornalismo, arriverete un giorno a farci mettere da parte
lire.quattrocento? Credetemi, lettori, vorrei diventare anch'io Fog-
giano, sia pure col pericolo di essere alleggerito, come è accaduto al
modesto e fecondo ritrattista dell'angolo di via Latilla.
« Il quale ritrattista ha avuto domenica scorsa, rientrando nella
sua abitazione alla via Roma n. 76, la soddisfazione non troppo grande
è vero, ma pur sempre una bella soddisfazione, di accorgersi chei ladri
erano stati discreti con lui.
« Avevano infatti portato via solamente 145 mila lire in titoli di
rendita, lasciandogliene oltre 200 mila.
« Chi è il ladro, o meglio, chi sono i ladri.discreti? L'ispezione
S. Giuseppe aveva fatto arrestare un tappezziere sospetto autore del
furto. Ma, naturalmente, non era lui.
« Le indagini continuano, e continueranno gli arresti.degli in-
nocenti. Sia benedetto il carnevale!
« Ed ora un poco di filosofia, e se è malinconica non ci abbiamo
colpa. Dal fondo del suo studio Domenico De Mita ha potuto assistere
ad una sfilata di artisti così classici come romantici: da Mancinelli a
Morelli: l'accademia e la nuova scuola. Ebbene, il negletto ritrattista,
colui che non poteva pretendere, nè chiese mai un posto nel cenacolo
dell'arte vera, dell'arte grande, riuscì a metter insieme un gruzzoletto
di quattrocentomila lire, tanto che, dopo il salasso dei ladri, gli resta
un tozzo di pane; duecentocinquantamila lire, che il Signore Iddio
gli conservi.
« E poi, quanti artisti hanno dovuto raccogliere le vele, 0 meglio,
ritirarsi dal campo di battaglia per mancanza di polvere! Forse pochi
ricorderanno un quadro della grande scuola, un quadro rappresentante
le proscrizioni di Silla, autore il Boschetto, lodato tra gli altri da Vit-
torio Imbriani, così parco di lodi! Ebbene, il povero Boschetto, mal-
grado il suo merito, malgrado le lodi dei critici e l'ammirazione del
pubblico, dovette ripiegare la propria tavolozza e tornare alle origini:
a mettere in circolazione spalline, kepi ed altra roba più o meno mi-
litare.
« Ed il Foggiano? — Quattrocentomila lire! »
Don Fastidio.

DA LIBRI E PERIODICI
Un orologio di porcellana e la real fabbrica di Capodimonte è il titolo
di un articolo che Giovanni Tesorone ha pubblicato nel fase. 10.0,
anno IX, dell'Arte Italiana decorativa e industriale. Con questo egli
prelude ad uno studio completo che si propone di fare sulla mera-
vigliosa produzione della fabbrica napoletana di porcellana, e che ve-
drà la luce nei successivi fascicoli della benemerita rivista. Vi ha dato
occasione la vendita recente delle collezioni Charlesworth, delle quali
la parte più singolarmente importante era formata da numerosi e bel-
lissimi esemplari di porcellane di Capodimonte. Sventuratamente tanta
ricchezza è uscita dall'Italia, essendo venuta in potere di un signore
inglese al quale l'ha ceduta un nipote del collezionista. Ma il Teso-
rone ha avuto l'agio di fotografare e disegnare i pezzi più notevoli e
li andrà man mano riproducendo insieme con altri conservati nelle
raccolte pubbliche e private che ancora sono a Napoli. Cominciando,
egli dà, per questa volta, in una bella tavola ad eliotipia, la riprodu-
zione di un grandioso orologio, di squisita fattura, proveniente dalla
casa dei duchi di Bovino.
Nel Repertorium fùr Kunstwissenschaft, fase. 3.° del voi. XXIII (1900),
Paolo Schubring pubblica un articolo su Gli affreschi dell'Incoronata
 
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