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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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Nr. 12
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Maresca di Serracapriola, Antonino: Battenti e decorazione marmorea di antiche porte esistenti in Napoli, [4,2]
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Don Ferrante: Rovine di monumenti artistici di Napoli
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https://doi.org/10.11588/diglit.71019#0205

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

189

grande testa di cherubino e i colossali angeli, che sosten-
gono Io scudo di coronamento (0.
La porta minore di S. Domenico Maggiore che antica-
mente era l'ingresso della chiesa di S. Michele a Mor-
fisa (2) ha pure i suoi battenti decorati di lamine metalli-
che ricoperte di chiodi dalle teste in massima parte pira-
midali, e alcune a forma triangolare disposte in linee da
cui risultano figure romboidali e triangolari. Essa è arric-
chita da un'ornamentazione marmorea della fine del sec. XV.
La lunetta semicircolare fu aperta in epoca posteriore alla
sua costruzione per farvi una finestra.
Simpatica è la semplice ornamentazione del campo esi-
stente in quella specie di cuspide mistilinea che corona il
portale, ornamentazione formata sia dalla mezza figura del
Dio Padre, messa in una corona di alloro, sostenuta nei lati
da due leggiadri angioli vestiti con tuniche lunghe con ric-
che pieghe, sia dal cherubino che sovrasta le indicate fi-
gure nella parte più alta e più ristretta del campo me-
desimo.
Degna di grande considerazione è pure la decorazione
delle facce dei due parallelepipedi, che fiancheggiano i lati
della indicata cuspide e che sono posti sui pilastri che
adornano i lati del vano, ornamentazione composta dalle
figure della Vergine Annunziata e dell'arcangelo Gabriello
messe in piccole nicchie scannellate, aperte nelle facce
degl'indicati parallelepipedi, la prima nel lato destro e la
seconda nel sinistro.
Dalle dette figure emanano verismo e sentimento, qua-
lità caratteristiche dell'arte del rinascimento accoppiate al
gusto dei dettagli lineari e decorativi che completano l'or-
namentazione della porta.
Questo lavoro fu eseguito nel 1483 a spese di quell'An-
tonello Petrucci che ebbe tanta parte nella congiura dei
Baroni, il cui stemma figurato in un'aquila vedesi espresso
nello scudo messo sopra al parallelepipedo, nella cui faccia
vi è la nicchia contenente l'arcangelo Gabriello, mentre
sul parallelepipedo opposto vedesi lo scudo con l'arme
della di lui moglie Elisabetta Vassallo; arma formata da
uno scudo attraversato da una banda, due gigli nel campo
superiore ed uno nello inferiore (3).
Minor numero di chiodi mostrano e semplice disegno
i battenti del soccorpo, che sono pur ricoverti da lamine
metalliche.
Il vano che essi chiudono è ornato da piedritti ed ar-
chitrave, da colonne e pilastri di ordine toscano. Al di so-

(1) Cfr. in questa rivista, anno VII, pag. 81-85, l'articolo di G. Ceci,
Il Palazzo dei Sanseverino, principi di Salerno.

(2) Celano, ediz. Paci, giorn. III, pag. 98.

(3) B. Minichini, Per dichiarare Monumento Nazionale la R. Chiesa
di S. Domenico Maggiore, p. 64.

pra dell'architrave è un arco a tutto sesto sotto al quale
apresi una finestra rettangolare e al di sopra di questa vi
è scolpita a rilievo una grande testa di cherubino. Sui pi-
lastrini-mensole sovrapposti alle colonne è poggiata la so-
glia di un balcone.
continua.
Antonino Maresca di Serracapriola.

ROVINE DI MONUMENTI ARTISTICI
DI NAPOLI

Nella Flegrea del 5 e del 20 ottobre corrente il sig. Stanislao
Fraschetti, passa a rassegna alcuni danni che vanno soffrendo i
monumenti artistici della nostra città. Ci sia lecito riferire i
fatti ch'egli denunzia, cui faremo seguire alcune correzioni e
comenti.
Palazzo d'Angri.
« Chi non ha osservato — scrive il Fraschetti — passando
per via Roma di questi giorni, una fitta armatura di travi e di
tavole innalzarsi su la facciata del palazzo d'Angri in piazza dello
Spirito Santo? Tutti, certo, hanno notato la diligente prepara-
zione dei numerosi « ponti di servizio » sul bellissimo prospetto
settecentesco, ma ninno ha cercato di spiegarsi di quale modi-
ficazione sostanziale o superficiale s'intenda regalare il capola-
voro architettonico di Luigi Vanvitelli.
« Ebbene, non si tratta d'altro che di raschiare accuratamente
tutto il marmo e tutto il travertino del prospetto a cui il tempo
ha conceduto la delicata patina deliziosa di sfumature, per ren-
derlo aspramente bianco e farlo apparire nuovo di zecca!
« Questo risulta da porzione dell'infelice lavoro condotta su
l'imbasamento, su la balaustra di coronamento e su le quattro
agili statue che vi si trovano erette.
« Tutto questo è possibile nel bel mezzo di Napoli, sopra il
naso delle autorità e delle varie quanto solenni commissioni per
la conservazione dei monumenti cittadini. Ma che proprio il pro-
prietario del monumentale palazzo sia stato diffidato dall'ufficio
municipale ad uniformarsi alle norme edilizie che prescrivono
la imbiancatura delle facciate poco pulite?
« In attesa di qualche dilucidazione in proposito voglio ri-
cordare che la facciata minacciata da tanta rovina è la più ele-
gante opera architettonica del settecento di cui Napoli si onori.
Fu eretta intorno al 1772, anno in cui si spense il delicato ar-
tefice che ne diede il disegno. La composizione ne fu modifi-
cata in qualche parte da Carlo Vanvitelli, che proseguì l'opera
dopo la morte dell'insigne genitore.
La decorazione ne è sontuosa ed elegante: il maestoso por-
tone, ornato da belle colonne doriche di marmo bianco, appare
genialmente coronato dalla balaustra del balcone. La finestra
centrale sormontata dal timpano centinato si apre armonica tra
i pilastri ionici arricchiti di festoni fioriti; il grande stemma si
leva su quel timpano con una leggerezza meravigliosa e le sta-
tue su la cima accrescono vaghezza ed armonia alla composi-
zione gentilissima.
 
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