RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
6i
pose anche una bella campana. Su di essa si vedono rile-
vati a bassissimo rilievo l'immagine della Vergine del Car-
mine col motto amore, e il ritratto del De Notariis. In-
torno è la scritta: * christus vincit, christus regnat,
CHRISTUS IMPERAT. ANTONIUS DE NOTARIIS FIERI FECIT. A. D.
MDCLXXX.
Delle due altre campane, una ha questa epigrafe: ET
verbum caro factum est A. D. mdcclv, e un'altra datata
dal 18,6 si ruppe nel 1878 ed è stata rifusa nel 1890.
Ve n'era anche un'altra lavorata dal maestro Giambat-
tista Fiella come ci apprende un istrumento del notar
Vito Madio del 1553.
Lo stesso artefice fuse l'anno seguente un'altra campana
per la chiesa di S. Benedetto, che ora si trova incorporata
nella parrocchia di S. Maria della Porta (0. La campana
porta l'iscrizione: abbas antonius nictus construit. fe-
cit hoc opus a fiella. A D. MDLVI. Vi è rilevata la fi-
gura della Madonna col Bambino tra due angeli, e dall'al-
tro lato è lo stemma dell'abate sostenuto da due puttini.
Il campanile della chiesa di S. Benedetto doveva sor-
gere al mezzo del frontone della facciata e fu preso a mo-
dello di quello che si costruì nel 1556 per la contigua
chiesa di S. Maria della Porta da maestro Orazio di mae-
stro Giovanni Asculese. Ma entrambi più non sussistono.
Doveva rassomigliare a quello della parrocchia di S. Sil-
vestro, tipo comunemente adottato nelle piccole chiese di
Puglia, di cui riproduco qui uno schizzo preso dalla fine-
stra della mia abitazione a Bitonto nel 1894.
Ha la forma piramidale, ed è tra due piani con i for-
nici coverti da archi romanici. Erano divisi da colonnine
che furono tolte per lasciar sonare a distesa le campane.
L'epoca di costruzione non è ben determinata dai docu-
menti ma non deve essere più antica del secolo XIII.
Due campane vi sono sospese: nella più grande è que-
sta iscrizione: vincentius labinus parochus. a. d. M.
FUNDERE FECIT.
Ettore Bernich.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Pei mosaici di S. Giovanni in Fonte.
Dall'egregio ing. D. Abatino riceviamo:
Preg.mo sig. Direttore,
Nel secondo fascicolo del corrente anno della sua stimata Rivista,
si contengono alcune affermazioni a mio carico, le quali se fossero
esatte nuocerebbero molto non solo alla mia lealtà di studioso, ma
altresì alla mia riputazione di persona fornita di una certa dose di
senso comune.
(1) Conf. Le Parrocchie Bitontine e la chiesa di S. Maria della Porta
pel sac. N. V. Cerotti, Bitonto, Garofalo, 1882.
Certo, chi voglia fare riscontri tra l'articolo del Filangieri di Can-
dida ed il mio troverà espressi in ambedue gli scritti i medesimi con-
cetti, quasi con le medesime parole. E poiché il primo studio è ante-
riore di data al secondo, potrà trarne la facile conseguenza che que-
st'ultimo non è se non un plagio abbastanza volgare di quello.
Senonchè, io posso affermare in modo assoluto che io non ho
letto l'articolo del Filangieri se non quando mi fu indicato dalla Na-
poli nobilissima.
Il mio lavoro rimonta al tempo dell'Esposizione di Torino (aprile
1898), allorquando il compianto Ferdinando Mazzanti, direttore dell'uf-
ficio regionale per la coservazione dei monumenti, da cui dipendevo,
mi incaricò di preparare sui suoi appunti, i quali furono nel tempo
stesso dati al signor Ferdinando Russo, un articolo che non pubblicai
per allora e che, dopo alcune vicende già note ai lettori della Napoli
nobilissima, vide assai tardi la luce in questa rivista.
Io non voglio spiegarmi la cosa altro che col convenire per la
eloquenza dei fatti che il Filangieri ebbe dal Mazzanti i medesimi ap-
punti che l'illustre defunto si compiacque dare al Russo. E questo ba-
sta a chiarire la cosa e a togliere di mezzo la causa prima di una
sgradevole quistione.
Considerando, illustre signor Direttore, che Ella vorrà pubblicare
questa mia nel prossimo fascicolo, gliene anticipo i più sentiti ringra-
ziamenti.
Dev.mo suo
Giuseppe Abatino.
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
Riceviamo dal prof. Adolfo Venturi questa risposta all'articolo del
prof. Melani, concernente la Storia dell'arte italiana, da noi pubblicato
nel numero scorso:
Preg.mo sig. Direttore,
Nell'ultimo fascicolo della Napoli nobilissima (III, marzo) è stata
pubblicata una serie di appunti intorno al primo volume della mia
Storia dell'arte italiana; e io la prego a volere accogliere pure la serie
de' miei scritti, non per difesa, ma a schiarimento del metodo usato
dal prof. Alfredo Melani, nel suo studio di toglier credito al mio la-
voro. Per assalirmi, ha fatto suo pro di osservazioni d'altri, senza do-
mandarsi se fossero giuste o no, 0 le ha ingrossate ed alterate così
da renderle pungenti; e vi ha aggiunto parecchi errori suoi.
Comincio dagli appunti più lievi, dalle citazioni che mi sarebbero
sfuggite erronee. Nel mio libro mi sono studiato di dare la bibliogra-
fia più completa che fosse possibile dei singoli argomenti; ma il re-
visore non se ne contenta. A proposito di vestiari dei bassi tempi,
citai gli studi bene accolti del Wilpert; e il R. avrebbe voluto indicati
anche i contributi del Grisar alla storia del vestiario, mentre padre
Grisar, per quell'argomento, si rimise al Wilpert, nell'appendice del
volume Anacleta Romana, onde la indicazione era superflua o quasi.
Così, a proposito di avori dei bassi tempi, ho citata tutta la biblio-
grafia speciale; e tuttavia, riguardo a quelli di Monza, il R. mi accusa
d'aver dimenticato Barbier de Montault, che descrisse senza apportar
nuova luce allo studio de' preziosi oggetti. Nonostante che sfilino
sotto gli occhi del lettore tutti i più moderni e accreditati illustratori
di avori, si vuol far credere che io abbia attinto le mie notizie dal
Lacroix, che non cito neppure. Anche in questi appunti, di niun conto,
si rende chiara la ricerca fatta a caso, senza ragione, senza fonda-
mento, per biasimarmi.
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pose anche una bella campana. Su di essa si vedono rile-
vati a bassissimo rilievo l'immagine della Vergine del Car-
mine col motto amore, e il ritratto del De Notariis. In-
torno è la scritta: * christus vincit, christus regnat,
CHRISTUS IMPERAT. ANTONIUS DE NOTARIIS FIERI FECIT. A. D.
MDCLXXX.
Delle due altre campane, una ha questa epigrafe: ET
verbum caro factum est A. D. mdcclv, e un'altra datata
dal 18,6 si ruppe nel 1878 ed è stata rifusa nel 1890.
Ve n'era anche un'altra lavorata dal maestro Giambat-
tista Fiella come ci apprende un istrumento del notar
Vito Madio del 1553.
Lo stesso artefice fuse l'anno seguente un'altra campana
per la chiesa di S. Benedetto, che ora si trova incorporata
nella parrocchia di S. Maria della Porta (0. La campana
porta l'iscrizione: abbas antonius nictus construit. fe-
cit hoc opus a fiella. A D. MDLVI. Vi è rilevata la fi-
gura della Madonna col Bambino tra due angeli, e dall'al-
tro lato è lo stemma dell'abate sostenuto da due puttini.
Il campanile della chiesa di S. Benedetto doveva sor-
gere al mezzo del frontone della facciata e fu preso a mo-
dello di quello che si costruì nel 1556 per la contigua
chiesa di S. Maria della Porta da maestro Orazio di mae-
stro Giovanni Asculese. Ma entrambi più non sussistono.
Doveva rassomigliare a quello della parrocchia di S. Sil-
vestro, tipo comunemente adottato nelle piccole chiese di
Puglia, di cui riproduco qui uno schizzo preso dalla fine-
stra della mia abitazione a Bitonto nel 1894.
Ha la forma piramidale, ed è tra due piani con i for-
nici coverti da archi romanici. Erano divisi da colonnine
che furono tolte per lasciar sonare a distesa le campane.
L'epoca di costruzione non è ben determinata dai docu-
menti ma non deve essere più antica del secolo XIII.
Due campane vi sono sospese: nella più grande è que-
sta iscrizione: vincentius labinus parochus. a. d. M.
FUNDERE FECIT.
Ettore Bernich.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Pei mosaici di S. Giovanni in Fonte.
Dall'egregio ing. D. Abatino riceviamo:
Preg.mo sig. Direttore,
Nel secondo fascicolo del corrente anno della sua stimata Rivista,
si contengono alcune affermazioni a mio carico, le quali se fossero
esatte nuocerebbero molto non solo alla mia lealtà di studioso, ma
altresì alla mia riputazione di persona fornita di una certa dose di
senso comune.
(1) Conf. Le Parrocchie Bitontine e la chiesa di S. Maria della Porta
pel sac. N. V. Cerotti, Bitonto, Garofalo, 1882.
Certo, chi voglia fare riscontri tra l'articolo del Filangieri di Can-
dida ed il mio troverà espressi in ambedue gli scritti i medesimi con-
cetti, quasi con le medesime parole. E poiché il primo studio è ante-
riore di data al secondo, potrà trarne la facile conseguenza che que-
st'ultimo non è se non un plagio abbastanza volgare di quello.
Senonchè, io posso affermare in modo assoluto che io non ho
letto l'articolo del Filangieri se non quando mi fu indicato dalla Na-
poli nobilissima.
Il mio lavoro rimonta al tempo dell'Esposizione di Torino (aprile
1898), allorquando il compianto Ferdinando Mazzanti, direttore dell'uf-
ficio regionale per la coservazione dei monumenti, da cui dipendevo,
mi incaricò di preparare sui suoi appunti, i quali furono nel tempo
stesso dati al signor Ferdinando Russo, un articolo che non pubblicai
per allora e che, dopo alcune vicende già note ai lettori della Napoli
nobilissima, vide assai tardi la luce in questa rivista.
Io non voglio spiegarmi la cosa altro che col convenire per la
eloquenza dei fatti che il Filangieri ebbe dal Mazzanti i medesimi ap-
punti che l'illustre defunto si compiacque dare al Russo. E questo ba-
sta a chiarire la cosa e a togliere di mezzo la causa prima di una
sgradevole quistione.
Considerando, illustre signor Direttore, che Ella vorrà pubblicare
questa mia nel prossimo fascicolo, gliene anticipo i più sentiti ringra-
ziamenti.
Dev.mo suo
Giuseppe Abatino.
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
Riceviamo dal prof. Adolfo Venturi questa risposta all'articolo del
prof. Melani, concernente la Storia dell'arte italiana, da noi pubblicato
nel numero scorso:
Preg.mo sig. Direttore,
Nell'ultimo fascicolo della Napoli nobilissima (III, marzo) è stata
pubblicata una serie di appunti intorno al primo volume della mia
Storia dell'arte italiana; e io la prego a volere accogliere pure la serie
de' miei scritti, non per difesa, ma a schiarimento del metodo usato
dal prof. Alfredo Melani, nel suo studio di toglier credito al mio la-
voro. Per assalirmi, ha fatto suo pro di osservazioni d'altri, senza do-
mandarsi se fossero giuste o no, 0 le ha ingrossate ed alterate così
da renderle pungenti; e vi ha aggiunto parecchi errori suoi.
Comincio dagli appunti più lievi, dalle citazioni che mi sarebbero
sfuggite erronee. Nel mio libro mi sono studiato di dare la bibliogra-
fia più completa che fosse possibile dei singoli argomenti; ma il re-
visore non se ne contenta. A proposito di vestiari dei bassi tempi,
citai gli studi bene accolti del Wilpert; e il R. avrebbe voluto indicati
anche i contributi del Grisar alla storia del vestiario, mentre padre
Grisar, per quell'argomento, si rimise al Wilpert, nell'appendice del
volume Anacleta Romana, onde la indicazione era superflua o quasi.
Così, a proposito di avori dei bassi tempi, ho citata tutta la biblio-
grafia speciale; e tuttavia, riguardo a quelli di Monza, il R. mi accusa
d'aver dimenticato Barbier de Montault, che descrisse senza apportar
nuova luce allo studio de' preziosi oggetti. Nonostante che sfilino
sotto gli occhi del lettore tutti i più moderni e accreditati illustratori
di avori, si vuol far credere che io abbia attinto le mie notizie dal
Lacroix, che non cito neppure. Anche in questi appunti, di niun conto,
si rende chiara la ricerca fatta a caso, senza ragione, senza fonda-
mento, per biasimarmi.