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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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Nr. 7
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Notizie ed osservazioni
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Da libri e periodici
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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

III

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Commissione municipale pei monumenti.
La Commissione si è riunita il 24 maggio sotto la presidenza del
prof. Giulio de Petra. Ha deliberato di rinunziare al restauro dei di-
pinti che sono sulla porta di S. Gennaro, e di farvi rimettere le sta-
tue di S. Gennaro e di S. Michele Arcangelo. Ha inoltre deliberato di
prelevare altre somme dall'articolo Conservazione dei monumenti pei re-
stauri iniziati alla tribuna di S. Lorenzo. Ha deplorato i guasti prodotti
dai recenti lavori di murazione nella chiesa di S. Maria della Neve ai
freschi che l'ornano. Ha infine fatto voto che si chiudano con cancelli
le porte della chiesa di S. Chiara.
* *
Commissione municipale pei monumenti.
Nella tornata del 28 giugno, udita la relazione del prof. Miola su
due dipinti ad olio di nessun valore, ha deliberato di farli passare nei
magazzini dell'Economato.
Ha delegato alla sottocommissione per la chiesa di S. Maria delle
Grazie a Caponapoli di esaminare il restauro del quadro di Pier Ne-
groni e di riferirne alla prossima tornata.
Ha fatto voto che il collocamento della balaustra avanti la chiesa
di S. Severino si compia secondo è stato determinato dal parere espresso
in analogo rapporto.
Ha deliberato di portare a termine i lavori di repristino all'abside
della chiesa di S. Lorenzo e ha incaricato la sottocommissione di in-
vigilare perchè siano osservate le ragioni dell'arte.
Ha deliberato di incaricare la Direzione Generale delle opere pub-
bliche del ripulimento della satua di S. Gennaro, che deve essere ri-
collocata sulla porta dello stesso nome.
Ha fatto voti pel trasporto in Donna Regina di un'antica vasca in
marmo conservata a S. Martino in Portico.
Ha preso atto della domanda dell'artista Pietro Vollaro per essere
adibito a lavori di restauro.
Il restauro dell'abside di S. Lorenzo.
Come si rileva dai verbali che pubblichiamo qui sopra, l'opera im-
portante di liberare dalle brutture accumulatesi da secoli la bellissima
abside della chiesa municipale di S. Lorenzo, è stata finalmente in-
trapresa. A noi, che ripetute volte abbiamo richiamato l'attenzione
delle autorità sul modo vergognoso con cui era tenuta questa parte
dello storico tempio, è stato particolarmente gradito il lieto annunzio,
e abbiamo subito voluto visitare i lavori. Non dubitiamo che prima
di iniziarli la Commissione abbia fatto eseguire un accurato rilievo di
quanto rimane dell'antico per averlo a guida nell'opera di restauro, e
che sia nell'intenzione delle egregie persone preposte a sorvegliarla di
mantenersi ai più severi criteri d'arte nell'eseguirla. Ma ci par neces-
saria una più attiva e costante assistenza ai lavori, affinchè non acca-
dano quegli inconvenienti che pesano come una fatalità nei restauri
delle nostre chiese, e non si ripeta il caso del pavimento della cap-
pella Poderico. Le belle mattonelle quattrocentine che lo formano
sono state rimosse senza che prima si riprendesse un disegno della
loro originaria disposizione.
* *
L'ARCHITETTO DEL PALAZZO DELLA CANCELLERIA.
Il nostro collaboratore architetto Ettore Bernich ci scrive:
Egregio signor Direttore,
Nella lettera di Pietro Summonte, da voi ristampata in cotesta ri-
vista (voi. VII, fase. 12), si contiene, fra l'altro, un'importante notizia

per la storia delle arti che nessuno ha rilevato finora. Parlando di
Gaspare Romano, il Summonte rammemora il bellissimo codice del
Plinio che quegli alluminò pel Cardinal Giovanni d'Aragona, e deplora
che non se ne abbia nuova dopo che con altri libri della biblioteca
aragonese fu dato in pegno « in le turbolentie di questo Regno ad
mercanti fiorentini ». Poi aggiunge: « Simile infelice esito ebbe lo po-
vero artefice Gasparo, lo quale, con la fecondità dell'ingegno, non
contento di una palma, si donò all'architettura, et lavorando nella casa
del Cardinal di S. Giorgio, qui paucis ante annis obiit, cascò dalla fab-
brica e morse ».
Il Cardinal di S. Giorgio era Raffaele Riario, nipote di Sisto IV, e
la sua « casa » è il palazzo che poi prese il nome della Cancelleria.
Gaspare Romano ne fu dunque l'architetto, non il Bramante, co-
me si è creduto per molto tempo e come si continua a ripetere dalle
guide. Il Bramante venne a Roma nel 1500, quando la costruzione di
quel palazzo era molto avanzata, e, se mai, ne avrà diretto il com-
pletamento.
Con osservanza credetemi Vostro dev.mo
Ettore Bernich.
Il sarcofago DI Re Roberto.
Una parte restata finora sconosciuta di questo insigne monumento
è stata scoperta recentemente dall'arch. Ettore Bernich. È penetrato
egli, con la debita licenza dell'autorità ecclesiastica, nella clausura di
S. Chiara insieme col Padre Benedetto Pilla, guardiano dell'annesso
conventino di Francescani. Mentre stava osservando un quadro sette-
centesco che è sospeso sulla grata del comunichino, al muro di divi-
sione tra la chiesa delle monache e il presbiterio della chiesa pubblica,
gli fu detto dalla reverenda madre Abbadessa, che dietro quel dipinto
era il sepolcro della Regina Sancia. Salito su di una scala il Bernich
ha difatti osservato dall'alto che il quadro nasconde una specie di ar-
cosolio incassato nella grossezza del muro, all'altezza di circa sette
metri dal pavimento, e proprio allo stesso livello del sarcofago di Re
Roberto posto, dall'altra faccia del muro, nel grandioso monumento
di Giovanni e Pacio da Firenze.
Nell'arcosolio su di una semplice cornice sostenuta da quattro men-
sole giace supina la statua di un uomo vestito colla tonaca france-
scana, coi piedi nudi, col capo incoronato e con in mano il globo. È
simile a quella che si vede nel monumento del presbiterio, sebbene
mediocremente modellata. Non, dunque, a Sancia, che, come è no-
tissimo, fu sepolta nel monastero della Croce, ma a Re Roberto fu
apparecchiato questo sepolcro per raccoglierne il cadavere mentre si
lavorava il mausoleo, ed è probabile che tuttora qui se ne conservino
le ossa.
Don Fastidio.

DA LIBRI E PERIODICI
Luca Giordano dipinse nel 1677 la morte di S. Giuseppe su di una
grande tela di altare per la chiesa del Carmine in Ascoli Piceno. Ora
questa pittura, che « ha accenni mirabili e parti condotte con grande
diligenza », è stata trasportata alla pinacoteca municipale di Ascoli.
Ricaviamo ciò dalle Notizie delle Marche che il prof. Calzini manda
all'Arte (n. I-II, gennaio-febbraio 1901). Il Calzini accenna inoltre alle
pratiche avviate col Ministero per depositare nella stessa pinacoteca il
polittico di Cola dell'Amatrice, che ora è nella chiesina delle Piagge.
Nello stesso numero dell'Arte A. De Nino parla di opere d'arte
che si conservano in Barisciano, comune della provincia di Aquila.
 
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