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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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NAPOLI NOBILISSIMA

Sculture, che il De Nino attribuisce a Salvato di Aquila, discepolo di
Nicola Ariscola, sono nella chiesa di S. Maria della Valle Verde, dove
si ammirano anche una tela che per costante tradizione è attribuita
al Palma, e un'altra tela di ignoto ma abile pittore. Due affreschi del
Quattrocento firmati da un Giovan Paolo di Castelvecchio si veggono
nella chiesa diruta di S. Maria Capo di Serra, e altri affreschi del
Cinquecento nella cappellina di S. Rocco presso i ruderi del castello.
*
Della collezione di porcellane di Capodimonte, messa insieme dal
Charlesworth in Napoli e venduta nello scorso anno, dà notizia il
Filangieri di Candida nel suo Corriere artistico napoletano pubblicato
nello stesso fascicolo dell'Erre; accenna pure ad una Deposizione del
Ribera, firmata e con la data del 1644, ch'è stata messa all'asta re-
centemente ed è rimasta invenduta al presente possessore sig. Schi-
lizzi; e descrive un ultimo acquisto della Galleria del Museo di Na-
poli, ch'è una tavola di pittore fiorentino del Quattrocento rappresen-
tante il Crocefisso, con la Vergine, S. Giovanni e la Maddalena.
* *
Nel fascicolo seguente della stessa rivista il Filangieri di Can-
dida parla Del vero personaggio rappresentato nel preteso ritratto del car-
dinal Passerini nella R. Galleria Nazionale di Napoli. Il personaggio è
Alessandro Farnese, poi papa col nome di Paolo III, come il F. assoda
con felice raffronto della tavola del Museo di Napoli e di un affresco
della Camera della Segnatura al Vaticano, e con accurate indagini
negli antichi inventarii farnesiani. Il Filangieri inoltre rivendica defi-
nitivamente a Raffaello il ritratto del Farnese, a cui assegna come
probabile la data del 1511.
Luigi Conforti ha premesse brevi note illustrative ad un album
nel quale sono riprodotte in centosettantuna incisioni a contorni i
pezzi più importanti delle collezioni del Museo Nazionale di Napoli.
È un volume in-q° intilato: Le Musée National de Naples (Naples,
Chiurazzi).
* *
Nel Fanfulla della Domenica del io marzo Stanislao Fraschetti
ha descritto brevemente il Museo napoletano di S. Martino. Nel numero
del 21 aprile dello stesso giornale il Fraschetti rende conto del rior-
dinamento ora in corso nella Galleria Nazionale di Napoli sotto la di-
rezione del Venturi e del Filangieri di Candida.
* *
In aggiunta all'elenco degli scritti in morte di Bartolommeo Capasso
annunziamo questi altri due: G. A. Galante, Bartolommeo Capasso e
gli studii della storia napoletana, in Rivista di scienze e lettere, anno I,
n. 2 (Napoli, 1900); G. Rivera, Bartolommeo Capasso e le sue relazioni
con la Società di storia patria negli Abruzzi, in Bollettino della Società di
storia patria negli Abruzzi, voi. XII (Aquila, luglio 1900).
*
Si sono pubblicati cinque fascicoli, compreso uno di saggio, del
Mezzogiorno artistico, rivista illustrata di arte antica e moderna (Napoli,
officine Lecaldano). Lasciando gli articoli di vario argomento letterario
o artistico, notiamo quelli che rientrano nel nostro programma. A.
Avena narra (nel fase, di saggio e in quello di febbraio) come i cit-
tadini di Ravello avevano aperta una sottoscrizione per demolire il
bel campanile del sec. XI che è a fianco della loro cattedrale, e come
fu salvato, e restaurato per opera dell'ufficio regionale dei Monumenti.
S. di Giacomo (nei fase, da gennaio ad aprile) raccoglie le memo-
rie della Scuola di Posilipo, come si è convenuto di chiamare la scuola

dei paesisti napoletani fiorita nel secolo ora decorso, che ebbe a capo
il Pitloo, e alla quale appartennero il Duclere, il Vianelli, il Gigante,
i Carelli, il Fergola, il Francescini, il La Volpe. Ad essa si riattac-
cano anche i fratelli Palizzi.
V. Bindi (nel fase, di gennaio) pubblica un cenno necrologico di
Consalvo Carelli.
E. Bernich (nel fase, di marzo-aprile) dà conto delle sue impor-
tanti ricerche nella chiesa di S. Chiara, fermandosi specialmente a
parlare dell'Altare angioinesco, che è nascosto sotto quello barocco
composto nel 1750 da Ferdinando Sanfelice. La bella riproduzione fo-
tografica che accompagna l'articolo è cavata dal calco in gesso di uno
dei nove archetti che sostengono la mensa. Il Bernich dimostra anche
che le colonne tortili, che ora sono ai lati del presbiterio, non soste-
nevano, con altre due colonne di legno, come si era creduto finora,
un tabernacolo sull'altare, ma semplicemente avanti di esso una trave
colle lampade.
* *
Stanislao Fraschetti pubblicato nel fase. X, anno III, della Rivista
d'Italia (Roma, 15 ottobre 1900) una descrizione del Mausoleo di Ro-
berto di Angiò, riassumendo lo studio sullo stesso argomento da lui
inserito nel voi. I, fase. X-XII dell'Arte.
*
L. Sylos, riassumendo gli studi finora pubblicati, ai quali egli stesso
portò notevoli contributi, scrive dei monumenti di Bitonto e degli ar-
tefici che li lavorarono, nel fascicolo VIII-IX de La Puglia tecnica (Bari,
21 aprile). Questo fascicolo triplo dell'importante periodico tecnico ba-
rese è tutto dedicato a Bitonto per festeggiare l'inaugurazione recente-
mente fatta in quella città' dell'impianto elettrico.
*
* *
Nel settimo fascicolo, anno XIII, del Zeitschrift jur christliche Kunst
P. Schubring si occupa delle Sedie episcopali e degli amboni in Puglia.
L'articolo è accompagnato dalle riproduzioni della sedia episcopale di
S. Nicola a Bari, dei frammenti degli amboni delle cattedrali di Bari
e di Bitonto, e della cattedra della chiesa di S. Basile a Troia.
* *
Monsignor Domenico Taccone Gallucci ha pubblicato una Mo-
nografia del santuario di S. Francesco in Paola (Reggio di Calabria, Mo-
rello, 1901). Costruito intorno alla metà del secolo XV, il santuario
fu distrutto dai Barbareschi e rifatto dipoi con maggiore ampiezza per
opera specialmente di Isabella de Toledo Duchessa di Castrovillari e
signora di Paola. Altri danni e restauri ebbe in seguito, ma conserva
ben poco di importante per rispetto all'arte.
*
* *
Il Castello di Ariano formò argomento di una conferenza che Ga-
briele Grasso tenne in quella città e che è pubblicata dallo stabili-
mento Appulo-Irpino di Ariano. Fondato al tempo normanno, fu molte
volte rifatto e specialmente nel cadere del secolo XV e alla metà del
secolo successivo. Dopo quel tempo cominciò un lungo periodo di ab-
bandono, nel quale il castello fu quasi completamente demolito per
impiegarne i materiali nella fabbrica di un convento e per la pavi-
mentazione delle vie della città.
Don Ferrante.
 
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