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NAPOLI NOBILISSIMA
Sappiamo del resto che ora ogni lavoro è sospeso avendo
l’Ufficio regionale dei monumenti richiamato, come era suo ob-
bligo, il progetto per esaminarlo.
In varie altre inesattezze è caduto il Fraschetti. La chiusura
della cappella dei Minutolo nel Duomo non è dovuta all’eser-
cizio « del dominio di un feudalesimo il più antipatico e pre-
potente », ma semplicemente ad un piato giudiziario tra gli
eredi del patronato.
La porta principale della chiesa dell'Incoronata (della quale
un migliore schizzo può trovare il Fraschetti a pagina 172 del
primo volume del Poliorama pittoresco) non è sparita. Trovan-
dosi dopo la vendita dell’antico convento dei Martiniani nel
cortile di un palazzo privato, ed essendo stata per giunta mu-
rata, fu rimossa di là e trasportata al Camposanto nella cap-
pella della confraternita a cui appartiene ora quella chiesa.
Ma, a parte le esagerazioni, le ingiustizie e le inesattezze,
ognuno certo vorrà convenire col Fraschetti nella conclusione
dei suoi articoli dove egli deplora che all’Ufficio regionale di Na-
poli che deve provvedere alla conservazione dei monumenti in
tutto l'ex-regno, meno l'Abruzzo, sia dato un assegno meschi-
nissimo, cosicché esso si riduce ad un'opera di difesa — il pa-
ragone è calzante — « occupata da soldati disarmati ».
Don Ferrante.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Ludovico Pepe.
La morte di Ludovico Pepe, avvenuta a Monopoli il 21 dello scorso
novembre, sarà appresa con dolore da quanti conoscevano la forza del
suo ingegno e l'amore disinteressato che egli portava agli studii sto-
rici. Troppo disinteressato, come dimostra la scelta stessa del tema
intorno al quale il Pepe spese una gran parte della sua attività e che
non doveva procurargli una larga notorietà nè aprirgli la via a frut-
tuose carriere. Chi legge le monografie che egli andò pubblicando in-
torno a varie epoche della storia di Ostuni deve certo lamentare che
tanto acume storico e tanta diligenza non siano state impiegate in
argomento di un interesse più generale; ma nello stesso tempo sente
aumentare la stima per questo solitario studioso così ingenuamente
tenero delle memorie della città natale. E che avesse le forze neces-
sarie per la trattazione di temi più ampi è attestato dai due suoi libri,
generalmente lodati, su Nardò e Terra d'Otranto nei moti del 1647-48
(Trani, V. Vecchi, 1895) e sulla successione degli Sforzeschi negli stati
di Puglia e di Calabria (Bari, 1900).
Il Pepe raccolse inoltre le Memorie dell'antica Valle di Pompei (Valle
di Pompei, 1887) e quelle degli Scavi di Pompei (ivi); e scrisse mo-
nografie sul Cieco da Forlì, e sul poeta e repubblicano del 1799, Ignazio
Ciaia. In questa nostra rivista (voi. VII, pag. 55-61) pubblicò un im-
portante studio sulla costruzione della cattedrale di Sessa. Più avrebbe
prodotto, se la sua vita troncata inopinatamente in pieno vigore, non
fosse trascorsa quasi sempre tra le avversità, in piccoli paesi senza
agevolezze di biblioteche e di archivi.
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
In un fascicolo straordinario deW'Emporium, con la solita eleganza
dell'Istituto Italiano di arti grafiche, e con una bellissima copertina fi-
gurata, finamente disegnata dal La Bella, Vittorio Pica ha pubbli-
cato: L'arte mondiale alla IV esposizione di Venezia (Bergamo, 1901, di
pp. 215, con 279 illustrazioni). È' il quarto dei volumi del Pica scritti
in occasione delle esposizioni biennali di Venezia, e, messi insieme,
danno una storia molto interessante dell'arte contemporanea in quasi
tutte le sue manifestazioni. La materia del presente volume è accon-
ciamente distribuita in dodici capitoli, così intitolati: I. L'ossessione
nordica. II. Nella tradizione. III. L'anima delle cose. IV. Dal monte al
mare. V. Pittura biblica. VI. Nel mondo dei simboli e delle leggende.
VII. La realtà. VIII. Ritrattisti ed animalisti. IX. Stampe in nero e
stampe a colori. X. Scultori stranieri. XI. Scultori italiani. XII. Meda-
glie e targhette. — Noi ricordiamo il bel libro in questa nostra ru-
brica, perchè il cap, V, Pittura biblica, contiene alcune delle migliori
pagine che si sieno scritte intorno all'opera di Domenico Morelli.
*
Un coefficiente dimenticato del problema napoletano è la configurazione
topografica della città. Francesco D'Ovidio ha richiamato su di esso
l'attenzione in un articolo pubblicato nel n. 2 del Giornale d'Italia (Ro-
ma, 18 novembre 1901). Napoli si è venuta formando nel corso dei
secoli non per normale espansione intorno ad un centro e secondo
un criterio direttivo, ma per inorganica aggregazione alla città greco-
romana di sobborghi sorti sulla spiaggia o sui colli, intorno ai castelli
e ai conventi e lungo le antiche vie di circonvallazione. Ne è risultata
tale pianta da rendere qui più difficile che altrove lo svolgersi di quelle
relazioni sociali che formano la vita di una grande città moderna.
*
Dei Pittori a Napoli nella seconda metà del settecento si è occupato
Riccardo Carafa in un articolo pubblicato nella Flegrea del 20 otto-
bre (voi. IV, n. 2).
Tra gli articoli in morte di Domenico Morelli notiamo quelli di
Diego Angeli nel Marzocco del 28 agosto, di Vittorio Spinazzola
nei fascicoli 5 0 6 del voi. III di Flegrea (5 e 20 settembre 1901),
di Isabella M. Anderton in The Studio, voi. XXIV, n. 104 (5 no-
vembre 1901), di V. Fontanarosa (Napoli, tip. G. M. Priore, 1901).
Di Edoardo Dalbono, il simpatico pittore napoletano, discorre V. Pica
nel n. 82, voi. XIV, deW'Emporium (Bergamo, ottobre 1901).
*
Uno studio completo su La colonna del tempio di Hera Lacinia a
Capocolonna (Cotrone) ci dà l'ing. Giuseppe Abatino (Napoli, Veraldi,
1901). Riferite le opinioni degli archeologi sul celebratissimo santuario,
di cui questa colonna è quasi il solo avanzo, egli riferisce i particolari
tecnici rilevati nella compilazione di un progetto per impedirne la to-
tale rovina.
Don Ferrante.
Fine del Volume X.
NAPOLI NOBILISSIMA
Sappiamo del resto che ora ogni lavoro è sospeso avendo
l’Ufficio regionale dei monumenti richiamato, come era suo ob-
bligo, il progetto per esaminarlo.
In varie altre inesattezze è caduto il Fraschetti. La chiusura
della cappella dei Minutolo nel Duomo non è dovuta all’eser-
cizio « del dominio di un feudalesimo il più antipatico e pre-
potente », ma semplicemente ad un piato giudiziario tra gli
eredi del patronato.
La porta principale della chiesa dell'Incoronata (della quale
un migliore schizzo può trovare il Fraschetti a pagina 172 del
primo volume del Poliorama pittoresco) non è sparita. Trovan-
dosi dopo la vendita dell’antico convento dei Martiniani nel
cortile di un palazzo privato, ed essendo stata per giunta mu-
rata, fu rimossa di là e trasportata al Camposanto nella cap-
pella della confraternita a cui appartiene ora quella chiesa.
Ma, a parte le esagerazioni, le ingiustizie e le inesattezze,
ognuno certo vorrà convenire col Fraschetti nella conclusione
dei suoi articoli dove egli deplora che all’Ufficio regionale di Na-
poli che deve provvedere alla conservazione dei monumenti in
tutto l'ex-regno, meno l'Abruzzo, sia dato un assegno meschi-
nissimo, cosicché esso si riduce ad un'opera di difesa — il pa-
ragone è calzante — « occupata da soldati disarmati ».
Don Ferrante.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Ludovico Pepe.
La morte di Ludovico Pepe, avvenuta a Monopoli il 21 dello scorso
novembre, sarà appresa con dolore da quanti conoscevano la forza del
suo ingegno e l'amore disinteressato che egli portava agli studii sto-
rici. Troppo disinteressato, come dimostra la scelta stessa del tema
intorno al quale il Pepe spese una gran parte della sua attività e che
non doveva procurargli una larga notorietà nè aprirgli la via a frut-
tuose carriere. Chi legge le monografie che egli andò pubblicando in-
torno a varie epoche della storia di Ostuni deve certo lamentare che
tanto acume storico e tanta diligenza non siano state impiegate in
argomento di un interesse più generale; ma nello stesso tempo sente
aumentare la stima per questo solitario studioso così ingenuamente
tenero delle memorie della città natale. E che avesse le forze neces-
sarie per la trattazione di temi più ampi è attestato dai due suoi libri,
generalmente lodati, su Nardò e Terra d'Otranto nei moti del 1647-48
(Trani, V. Vecchi, 1895) e sulla successione degli Sforzeschi negli stati
di Puglia e di Calabria (Bari, 1900).
Il Pepe raccolse inoltre le Memorie dell'antica Valle di Pompei (Valle
di Pompei, 1887) e quelle degli Scavi di Pompei (ivi); e scrisse mo-
nografie sul Cieco da Forlì, e sul poeta e repubblicano del 1799, Ignazio
Ciaia. In questa nostra rivista (voi. VII, pag. 55-61) pubblicò un im-
portante studio sulla costruzione della cattedrale di Sessa. Più avrebbe
prodotto, se la sua vita troncata inopinatamente in pieno vigore, non
fosse trascorsa quasi sempre tra le avversità, in piccoli paesi senza
agevolezze di biblioteche e di archivi.
Don Fastidio.
DA LIBRI E PERIODICI
In un fascicolo straordinario deW'Emporium, con la solita eleganza
dell'Istituto Italiano di arti grafiche, e con una bellissima copertina fi-
gurata, finamente disegnata dal La Bella, Vittorio Pica ha pubbli-
cato: L'arte mondiale alla IV esposizione di Venezia (Bergamo, 1901, di
pp. 215, con 279 illustrazioni). È' il quarto dei volumi del Pica scritti
in occasione delle esposizioni biennali di Venezia, e, messi insieme,
danno una storia molto interessante dell'arte contemporanea in quasi
tutte le sue manifestazioni. La materia del presente volume è accon-
ciamente distribuita in dodici capitoli, così intitolati: I. L'ossessione
nordica. II. Nella tradizione. III. L'anima delle cose. IV. Dal monte al
mare. V. Pittura biblica. VI. Nel mondo dei simboli e delle leggende.
VII. La realtà. VIII. Ritrattisti ed animalisti. IX. Stampe in nero e
stampe a colori. X. Scultori stranieri. XI. Scultori italiani. XII. Meda-
glie e targhette. — Noi ricordiamo il bel libro in questa nostra ru-
brica, perchè il cap, V, Pittura biblica, contiene alcune delle migliori
pagine che si sieno scritte intorno all'opera di Domenico Morelli.
*
Un coefficiente dimenticato del problema napoletano è la configurazione
topografica della città. Francesco D'Ovidio ha richiamato su di esso
l'attenzione in un articolo pubblicato nel n. 2 del Giornale d'Italia (Ro-
ma, 18 novembre 1901). Napoli si è venuta formando nel corso dei
secoli non per normale espansione intorno ad un centro e secondo
un criterio direttivo, ma per inorganica aggregazione alla città greco-
romana di sobborghi sorti sulla spiaggia o sui colli, intorno ai castelli
e ai conventi e lungo le antiche vie di circonvallazione. Ne è risultata
tale pianta da rendere qui più difficile che altrove lo svolgersi di quelle
relazioni sociali che formano la vita di una grande città moderna.
*
Dei Pittori a Napoli nella seconda metà del settecento si è occupato
Riccardo Carafa in un articolo pubblicato nella Flegrea del 20 otto-
bre (voi. IV, n. 2).
Tra gli articoli in morte di Domenico Morelli notiamo quelli di
Diego Angeli nel Marzocco del 28 agosto, di Vittorio Spinazzola
nei fascicoli 5 0 6 del voi. III di Flegrea (5 e 20 settembre 1901),
di Isabella M. Anderton in The Studio, voi. XXIV, n. 104 (5 no-
vembre 1901), di V. Fontanarosa (Napoli, tip. G. M. Priore, 1901).
Di Edoardo Dalbono, il simpatico pittore napoletano, discorre V. Pica
nel n. 82, voi. XIV, deW'Emporium (Bergamo, ottobre 1901).
*
Uno studio completo su La colonna del tempio di Hera Lacinia a
Capocolonna (Cotrone) ci dà l'ing. Giuseppe Abatino (Napoli, Veraldi,
1901). Riferite le opinioni degli archeologi sul celebratissimo santuario,
di cui questa colonna è quasi il solo avanzo, egli riferisce i particolari
tecnici rilevati nella compilazione di un progetto per impedirne la to-
tale rovina.
Don Ferrante.
Fine del Volume X.