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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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Nr. 7
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Spinazzola, Vittorio: Due marmi figurati del Museo nazionale di S. Martino
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https://doi.org/10.11588/diglit.71019#0113

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apoli nobilissima

RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

Vol. X.

Fasc. VII.

DUE MARMI FIGURATI
DEL MUSEO NAZIONALE DI S. MARTINO

I.
La statua marmorea del Museo Nazionale di S. Mar-
tino, creduta per lungo tempo Isabella sveva madre di
Corradino, e, come tale, trasferita prima, per gli uffici
della R. Accademia Ercolanese, dalla chiesa del Carmine
al R. Museo Borbonico, poi, per opera del Fiorelli, dai
depositi di quel Museo a questo di S. Martino, è stata
dalla critica più recente battezzata per Margherita di Bor-
gogna, contessa di Tonnerre e moglie di Carlo I d'Angiò.
Condotto dalle ragioni del riordinamento scientifico del
Museo di S. Martino a guardar nelle cose di quel marmo,
io ho però dovuto esaminare gli argomenti per quel nuovo
battesimo; e poi che son venuto a conclusioni diverse, le
comunico agli studiosi con le osservazioni chiare da cui
esse scaturiscono.
Vi è una tradizione intorno alla pietosa donna, che volle
s'innalzassero eterne preghiere sul corpo del suo povero
figliuolo, e vi son fatti storici, che non ammettono alcun
dubbio. Questi non furono con sufficiente chiarezza sce-
verati dagli altri nè collegati fra loro, quando furon pure
con grandissimo amore rintracciati e raccolti; e della tra-
dizione non si separò il modesto elemento fantastico —
che pure è visibilissimo — dallo storico e dei fatti, che pure
è sovrabbondante (U. La tradizione attribuiva alla regina
madre di Corradino la costruzione della chiesa del Carmine
ed aggiungeva, colorendo il suo racconto, che, avendo ella
saputa la cattività del suo figliuolo, si era qui recata e, aven-
dolo trovato morto, aveva dato ai frati Carmelitani grandi
somme in suffragio dell'anima sua, con le quali quei frati
avevan potuto costruire la ricca chiesa ed elevar a lei una
statua che ciò esprimeva con la borsa messale nella destra.

(i) Vedi per tutto ciò Gaetano Filangieri, Chiesa e convento del
Carmine Maggiore in Napoli, 1885, a cui si riferiscono le mie osser-
vazioni.

La prima parte è vera. Corradino fu decollato in piazza
Mercato nell'ottobre 1269. Del giugno 1270 è la conces-
sione di Carlo I d'uno spazio di suolo ai Carmelitani per-
chè vi edificassero una chiesa. Di un cronista quasi con-
temporaneo è la testimonianza che Corradino fosse de-
collato nell'anno 1269 « in eo loco ubi constructa est ec-
clesie Sancte Marie de Carmino quam tunc construere et
fabricare fecit mater Corradini et ibi fecit sepelliri ». La
cronistoria del R. Convento del Carmine, che dal prin-
cipio dell'Ordine al 1589 fu scritta dal R. P. Piertom-
maso Moscarella, e non potette far a meno di registrar
quanto o risultava da documenti o dalla viva tradizione
dei padri, riferisce anch'essa quella notizia, che, così per
le somme date e lo scopo, come pel seppellimento del
cadavere di Corradino, non può esser revocata in alcun
dubbio. Tutti gli scrittori patrii l'hanno accolta, a qual
sia fonte abbiano essi attinto dal 1500 in poi, e il dubbio
che Corradino e il principe d'Austria fossero sepolti sotto
l'altar maggiore scomparve quando, nel 1832, Massimiliano
ne fece disseppellir le casse che furon trovate al posto e
nello stato in cui il padre Carmelitano della cronistoria
le aveva descritte nel 1631. Nessun dubbio, dunque, che
la chiesa ampliata dal 1270 in poi sorgesse sul tumulo di
Corradino; che ciò fosse fatto per la pietà e il denaro
della madre di Corradino; che questa pietà e quella per
l'infelice giovanetto re ucciso fosse largamente diffusa nei
popolani del Carmine, di cui uno, un cuoiaio, fece elevar
nel mezzo di quella piazza una cappella alla memoria di
Corradino, quando erano ancor viventi i testimoni del
triste avvenimento e la monarchia che avea tratto forza
e pace da quel sangue versato. Nessuna meraviglia, dun-
que, che poco prima o poco dopo, come il cuoiaio a Cor-
radino, o i popolani o i frati, o gli uni e gli altri abbian
voluto elevare un ricordo marmoreo alla madre sua, be-
nefattrice dell'ordine e munifica donatrice — su che non
cade alcun dubbio —, fondatrice della nuova chiesa — di
che i documenti son sicuri testimoni —, pietosa salva-
trice del cadavere di quel re Corradino pel quale ogni
giorno i frati dovevano celebrare una messa — ricordo
 
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