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Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

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Nr. 3
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Notizie ed osservazioni
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Da libri e periodici
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https://doi.org/10.11588/diglit.71019#0061

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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NOTIZIE ED OSSERVAZIONI
Commissione municipale pei monumenti.
La Commissione riunitasi il giorno io gennaio 1901 sotto la pre-
sidenza del Vice-Presidente prof, de Petra, procedette, a norma del-
l'art. 8 del suo regolamento, al sorteggio del quarto dei suoi compo-
nenti. Indi udita la relazione del componente cav. Fortezza sulle an-
tiche iscrizioni che trovansi nell'androne di un edificio presso l'abolito
monastero della Croce di Lucca, non trovò allo stato nulla a delibe-
rare. Annuì poi al richiesto collocamento di un ricordo marmoreo
nella cappella Rocco in S. Lorenzo Maggiore.
Nella tornata del 25 gennaio il Vice-Presidente de Petra, annun-
ziando con vivo dolore l'avvenuta morte del componente cav. Luigi
Stabile, ne commemorò le non comuni qualità. Indi la Commissione
s'occupò della richiesta fatta al Municipio dalla Direzione del Museo
Nazionale, onde l'importantissima tavola di S. Lodovico d'Angiò, opera
del senese Simone Martini, esistente in S. Lorenzo Maggiore, sia a
titolo di deposito esposta nella Pinacoteca del Museo stesso, per una
migliore conservazione. E dopo lunga discussione, malgrado il favore-
vole parere dei componenti Miola e Colombo, la Commissione esami-
nati i decreti del 1822 e 1839, dai quali risulta che lo Stato per le
province meridionali non ha niun dritto di togliere quadri dalle chiese,
ancorché capolavori, determinò non potersi dal Municipio annuire alla
consegna del quadro. Furono poi incaricati i componenti Miola e Co-
lombo di esaminare le condizioni del rinomato dipinto, e presentare
analoghe proposte onde ne sia in miglior modo tutelata la conserva-
zione.
Nella tornata del 15 febbraio la Commissione udì la relazione
scritta dai componenti Miola e Colombo sul noto quadro del Martini,
ed analogamente alle proposte presentate, deliberò far voti al Muni-
cipio perchè sia meglio custodito. Determinò ancora far nuovi voti
onde siano ricomposte la fontana del Gigante, quella della Selleria e
l'altra del Formello. E ascoltò una relazione intorno ad alcune scoverte
di antichità. Discusse da ultimo sull'operato della Sottocommissione in-
caricata di riferire sulle opere d'arte esistenti in Castelnuovo, ritenendo
necessario procedersi allo studio dei progetti di riordinamento del mo-
numentale edificio, prima di presentare le sue proposte al Municipio.
La chiesa DI S. Chiara: nuovi studi.
Sono stati intrapresi recentemente dall' architetto Ettore Bernich,
con provvida iniziativa dell'ufficio regionale di Napoli, e siamo lieti
di poterne comunicare ai nostri lettori i primi risultati. Il Bernich
sostiene che originariamente la chiesa fu coperte da volte ad ogive,
le quali crollarono nel terremoto del 1456, o ne rimasero danneggiate
al punto da rendersi indispensabile la loro demolizione. Forse allora
un soffitto in piano fu sospeso alle travi catene della tettoia, al quale
poi nel secolo XVIII fu sostituita la vòlta finta composta di centine
a graticciate di canne rivestite di stucco.
Anche il campanile dovette crollare per quel terremoto: soltanto
all'interno del primo ordine esso conserva la costruzione del tempo
di Re Roberto. All'estero fu rivestito della solida muratura a scarpa
che ora si vede, conservandosi al fregio della cornice le lastre mar-
moree dell'iscrizione. Gli altri due piani appartengono, come è noto,
ad epoca più recente.
La chiesa di S. Chiara: l'altare maggiore.
È risaputo, che quando nel 1740 l'architetto Sanfelice costruì il
suo pomposo altare barocco vi racchiuse quello del tempo angioino,
di cui la parte centrale può vedersi dall'apertura lasciata nel lato po-
steriore. Ora il Bernich ha potuto stabilire con precisione la misura
e la forma. La mensa rettangolare era sostenuta da nove archetti nel
fronte e da altrettanti nella parte posteriore. Gli archetti sono ad ogiva
con contrarchi trilobati a trafori adorni di globetti. I piccoli pilastri
sono formati ciascuno da tre mezze colonnine riunite a fascio con
basette attiche e graziosi capitelli di forma composita con intagli di
foglie e di animali simbolici. I fusti sono decorati con tralci e fogliami
e tutti questi ornamenti dovettero in origine essere policromati e do-
rati nelle parti più luminose. Sotto ciascuno degli archetti poggiano

sullo stilobate, che ora il Bernich ha rimesso allo scoverto, altrettante
colonnine. Una di queste si vede ancora sotto un'arcata, nascosta in
parte della muratura: è una bella figura di apostolo drappeggiata con
larghezza. Altre tre, dell'identica dimensione e fattura, sono presso
le claustrali.
Sarebbe facile ora, dopo le fortunate indagini, di ripristinare l'al-
tare trecentino, opera probabilmente di qualcuno degli scultori toscani
che lavorarono nella chiesa.
Si verrebbe così a rendere più visibile il mausoleo di Re Roberto
e l'altare barocco potrebbe bene esser ricomposto in altra chiesa.
Don Fastidio.

DA LIBRI E PERIODICI
Dall'egregio prof. A. Melani riceviamo la seguente serie di appunti
intorno alla recente opera di:
A. Venturi. Storia dell'Arte italiana. I. Dai Primordi dell'Arte Cri-
stiana al tempo di Giustiniano. Vol. di pag. xvi-558 con 462 incisioni
in fototipografia. Milano, Ulrico Hoepli, 1901.
Questo libro del prof. Venturi soffre dello stesso difetto che è stato
notato in altre opere recenti dello stesso autore. Par ch'egli non si
sia ben deciso se il suo lavoro debba rivolgersi agli studiosi e adem-
piere perciò alle esigenze della originalità e della gravità, 0 se voglia
essere opera di volgarizzamento, nel qual ultimo caso, bisogna dire
ch'è troppo lungo, ed anche troppo costoso, perchè nei sei volumi che
debbono comporlo, costerà intorno a cento lire. Comunque sia, una
parte rispettabile di date, concernenti i monumenti ravennati, quivi è
inesatta; — e questi monumenti hanno un'importanza capitale in una
Storia come questa, la quale si muove dai primordi dell'arte cristiana
e va sino al tempo di Giustiniano; — ed è inesatta, a meno che l'A.
non voglia rimutare ed alterare la cronologia degli arcivescovi di Ra-
venna, autorevolmente esposta dall'Amadesi e dal Tarlazzi. Offro al
pubblico e allo stesso autore l'indicazione di questi errori.
Il prof. V. osserva a pag. 118 che S. Vitale fu eretto dall'arcive-
scovo Ecclesio, che tenne il potere, dice il nostro A., fra il 541 e il
546, e l'arcivescovo Ecclesio è anteriore di vent'anni (521-534), e la
verità precisa è la seguente: che S. Vitale sorse e si consacrò nel pe-
riodo episcopale di quattro « antistes », come dicevasi anticamente,
da Ecclesio (521-534) a Massimiano (546-556). A pag. 135 osserva
che Sant'Apollinare in Classe fu consacrato nel 534, e lo fu nel
549: nel 534 non era, pare, neanche principiato; viceversa, a pa-
gina 297 l'A. cambia parere. A pag. 136 afferma che Sant'Agata
fu innalzata al tempo dell'arcivescovo Esuperanzio, invece, questa è
una semplice supposizione. Alla stessa pag. osserva che S. Giovanni
Evangelista fu ordinato da Galla Placidia nel 434, e lo fu nel 424,
ossia intorno a quest'anno, essendo l'anno preciso ignorato. A pag. 283
osserva che il Battistero fu fondato dal vescovo (!) Neone nel 451, e
quest'arcivescovo ridusse, non fondò l'edificio; viceversa, a pag. 106
l'A. aveva dichiarato tutt'altra cosa. Altrove il prof. V. invecchia d'un
secolo (!) la Cappella Arcivescovile di Ravenna 0 Cappella di San Pier
Crisologo (pag. 297), e per due volte (pag. 132 e 475) dichiara che
la fabbrica di Santa Sabina sull'Aventino (il lettore capisce che ora
siamo a Roma) sorse all'epoca di Celestino I, mentre ciò non sta, 0
sta solo in parte; risultando che nella chiesa si lavorava probabil-
mente anche al tempo di Sisto III, cioè nello stesso tempo in cui fu
ricostruita, sostanzialmente, la chiesa di Santa Maria Maggiore. A pa-
gina 119 il prof. V. accenna il famoso S. Lorenzo di Milano, e si li-
mita a dirlo un edificio antico, ed a tradurre dal Cicerone, senza ci-
tarlo, un'affermazione concernente « l'edificio antico e la mirabile
chiesa », e così se la cava al conspetto di una delle costruzioni sacre
 
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