Overview
Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Napoli nobilissima: rivista d' arte e di topografia napoletana — 10.1901

DOI Heft:
Nr. 12
DOI Artikel:
Ceci, Giuseppe: La chiesa e il convento di Santa Caterina a Formello, [4]
DOI Seite / Zitierlink:
https://doi.org/10.11588/diglit.71019#0195

DWork-Logo
Überblick
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

179


S. Caterina a Formello — Tomba di Carlo Spinelli.

fa lode al Tomacelli di non esser stato inferiore ad alcuno
nell'amore alla patria, ai congiunti e agli amici, non è se-
gnato l'anno in cui il monumento fu lavorato (0. Ma esso
si circoscrive tra il 1604 in cui il Marchese di Chiusano
comprò questa cappella, e il 1606 in cui egli morì, la-
sciando al convento mille ducati, che furono soddisfatti
dalla moglie l'anno seguente (2).
Oltre questi due monumenti, mediocri prodotti della
transizione tra il pieno Cinquecento e il barocco, non tro-
viamo null'altro da notare in S. Caterina a Formello fino
alla metà e ben poco nel resto del secolo XVII. Nel 1659 (3)
si rinnovò la porta d'ingresso, ornandola con colonne e
capitelli corintii sui quali poggia la cornice con frontone
spezzato. Ivi da una nicchia vien fuori a mezzo rilievo
l'immagine di S. Caterina. Rivolge al cielo il viso sorri-
dente e stringe al seno la mano sinistra, mentre colla de-
stra regge la ruota del martirio. Questa, con gli altri sim-

boli — la palma e il ramo di gigli — e con la testa del
tiranno martirizzatore, forma lo stemma del convento che
sormonta la nicchia.
Nel 1686 per elargizione del cardinal Vincenzo Orsini,
allora arcivescovo di Benevento e di poi papa col nome
di Benedetto XIII, un un domenicano anche lui e della con-
gregazione lombarda, fu rimodernato l'altare della seconda
cappella a sinistra (0.
Nel 1670 i frati fecero lavorare dall'orefice napoletano
Pietro de Crescenzo « una lampada grande liscia d'ar-
gento con quattro teste di cherubini e quattro figure, cioè
una di S. Caterina V. e M., un'altra di S. Domenico, e
un'altra di S. Tommaso d'Aquino et l'altra di S. Caterina
da Siena con due catene a getto et con il suo cappelletto
e con termine di foglie » (2).
Ma negli ultimi anni del secolo i Domenicani fecero
iniziare una serie di lavori che mandarono avanti fin verso
la metà del secolo seguente, mercè i quali la pomposa
arte barocca s'incorniciò nelle pure linee del rinascimento
in cui il simpatico tempio era stato costruito.
Un pittore romano, Luigi Garzi, condusse nel 1695-97
la decorazione della nave, riscotendo tra opere ed onorari
ducati quattromila e seicento (3). Egli rappresentò nel so-
vrapporta (dove si legge la sua firma: Aloysius Garzi ro-
manus pingebat anno domini MDCXCV) la prima S. Ca-
terina al momento in cui la ruota preparata pel suo mar-
tirio è miracolosamente spezzata. Nella vasta composi-
zione che occupa la vòlta figurò nel centro il matrimonio
mistico della stessa santa, in alto l'Eterno Padre, e all'al-
tro estremo S. Caterina da Siena in estasi. Sono aggrup-
pamenti di figure, che si rassomigliano un po' tutte e alle
quali il pittore ha dato un'espressione di beata gaiezza
circondandole di paffuti angeletti sparsi tra nuvole lumi-
nose. Di buon effetto è la ornamentazione a finti stucchi
e a dorature delle lunette che sostengono il gran quadro
centrale circondato da massiccia cornice.
Il Garzi dipinse inoltre nei peducci della cupola i sim-
boli della Fede, della Castità, della Penitenza e della Man-
suetudine, e nella quarta cappella a sinistra il quadro d'altare
« La Visitazione della Maria Vergine a S. Elisabetta »,

(1) D. O. M. I FEDERICUS TOMACELLUS MARCHIO CLUSANI QUI NULLI |
AMORE IN PATRIAM PROPINQUOS ATQUE AMICOS CESSIT | HOC VIVENS
MONUMENTUM SIBI ANTONIAEQUE PISANELLAE | UXORI CHARISSIMAE UT
INTER EOS SOCIETAS | VEL MORTE NON DIRIMERETUR CONSTRUI MAN-
DAVIT.
(2) D'Ancora, Le chiese di Napoli. Ms. nella Bibl. della Soc. di
Storia Patria segn. XVII, D, 1 a 9. — Ricca, La nobiltà delle Due Si-
cilie, Napoli, De Pascale, 1859, I, 383; Monasteri soppressi, voi. 1677,
fol. 165 a tergo.
(3) Così suona l'iscrizione:
D. O. M. I AC VIRGINI ET MARTIRI CATHERINAE | ANNO DOMINI
MDCLVIIII.

(1) PARENTES OPTIMOS QUOS | TRIUMPHANS ECCLESIA | E PRAEDICA-
TORUM FAMILIA IN | DIVORUM ORDINEM COOPTAVIT | HOS IN MILITANTI
ECCLESIA SUIS I FRATRIBUS SUB UNICA SOLEMNITATE | QUOTANNIS DIE
IX I NOVEMBRIS CONCELEBRANDOS | A CLEMENTE X OBTINUIT | DIE VIII
AUGUSTI MDCLXXIV I ET IN HOC ALTARI | CHRISTI FIDELIUM VENERA-
TIONI I UNO EODEMQUE SACELLO EXPOSUIT | FR. VINCENTIAS MARIA UR-
SINUS I EORUNDEM SANCTORUM IN PROVINCIA | UTRIUSQUE LOMBARDIAE |
FILIUS TIT. S. SIXTI S. R. E. | PRESBYTER CARDINALIS | ARCHIEPISCOPUS |
BENEVENTANUS | ANNO AB ORBE REDIVIVO | MDCLXXXVI.

(2) Dalla fede di apprezzo dei consoli degli orefici Alfonso Bal-
samo e Camillo Porti, contenuta nel voi. 1680 dei Monasteri soppressi.

(3) Monasteri soppressi, voi. 1680: Dettaglio delle spese fatte per la
nave della chiesa.
 
Annotationen