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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA

Era anche a tre piani : non ebbe nessuna occasione di ser-
vire effettivamente : e sulla fine del seicento, « essendo
« cresciute le abitazioni », già aveva perduto la sua de-
stinazione militare, e serviva per «casa di delizie » (*).
*
* *
Delineata così brevemente, la condizione dei fabbricati
della Riviera, in questi tre punti principali : l’isola termi-
nante nella Chiesa di S. Rocco, — il Palazzo del Mar-
chese della Valle, — e la Torretta; rivolgiamoci a quello
che uno scrittore del seicento chiamava il jrontespicio, cioè
alla spiaggia del mare; che sarà il soggetto proprio del
nostro discorso.
« Verrai passeggiando » — dirò col Di Falco — « alla
« bella, aprica, e vaga spiaggia chiamata da noi Chiaia, a
« qual foggia, per corruttion di parlare, del più dicenno
« chiù, piove chiave, pianelle chianello, e simili; quella ma-
« ritima piaggia, dico, depinta e vestita da cotanti verdeg-
« gianti e bei giardini, che senza alcun dubbio pareggiano
« tutte l’altre belle riviere dell’Europa; qui, magnifici pa-
« lazzi e molti; qui, tanti arbori odoriferi de cedri et a-
« ranci, che d’ogni tempo spirano soavi odori per tanti
« bianchi fiori, che d’hora in hora fioriscono tra tanti rami
« d’oro, che paiono tra tanti meravigliosi lavori maestre -
« volmente intessute di minute mirti e verdi frondi de ce-
« dri, dove gli huomini, ahi quali la natura dona la pace
« e vita tranquilla, ponendo fine alle lunghe voglie hu-
« mane, si ricreano! » (1 2 3 4 5).
Ma queste lodi iperboliche non ingannino nessuno : per
immaginarsi la Chiaia d’allora, non solo bisogna far ca-
dere nel mare la Via Caracciolo, la Piazza Umberto I, e
una buona metà della Villa; ma ciò che resta, fino alle
case della Riviera, bisogna spogliarlo di piante, fontane, la-
stricato. Dal lato della Vittoria, il giro delle mura strin-
geva d’appresso Pizzofalcone (3) : innanzi all’odierno palazzo
Satriano, un orto di quelli che i napoletani chiamano pa-
lude; una stretta zona di strada menava a Piedigrotta;
tutto il resto era una molle spiaggia arenosa, dove ripo-
savano le barche, e s’asciugavano al sole le reti dei pe-
scatori.
Uno scolo d’acqua, con due braccia, s’immetteva nel
mare, press’a poco nel punto dove ora è la fontana della
Villa (4).

(1) Celano, ed. cit., V, 587. Nel 1616 un tale fu impiccato « nel borgo di
« Chiaia vicino la torre dei frati di Piedigrotta ». Giornali di Scipione
Guerra, ed. De Montemayor, p. 92 n.
(2) Descrittione dei luoghi antichi di Napoli e del suo amenissimo distretto
per Benedetto di Falco napolitano (Nap., 1549).
(3) Per la stessa incursione di Turchi, da me riferita, il Duca d’Alcalà
« aggiungendo fortificatione, rinchiuse tutto il sito di Cappella con mura e
« belguardo per difesa del mare ». Capaccio, Il Forastiero, p. 805.
(4) V. la pianta di Napoli, Antonii Lanfrerii jormis, Romae, 1566.

La popolazione di questi luoghi era tutta di pescatori,
perchè le poche abitazioni dei signori servivano solo da
villeggiatura : « numero infinito di pescatori, che tali na-
« scono tutti in quel borgo; e da che tali nascono, stanno
« ignudi dentro l’acqua » (T). La pesca era svariata ed ab-
bondante. Io non ho l’animo di ripetere la lunga lista, che
fa il Del Tufo, dei Pesci di Chiaia (2); e mi restringo a
dire col Capaccio che « ha nelle sue arene copia grande
« di telline, dattili e chini, et ogni qualità di pesci, oltre
« a tutto ciò che possa chiamarsi frutto di mare... » (3).
Il jus piscandi su questa costa apparteneva al monastero
di monache domenicane dei SS. Pietro e Sebastiano, per
una prima concessione fatta da Sergio console e Duca di
Napoli, e poi riconfermata ed ampliata, con diploma del 9
luglio 1308, da Carlo II d’Angiò al convento di S. Pietro
a Castello, e riconfermata ancora nel 1325 da Roberto.
Carlo II concedeva « il jus di pescare e pescaria con tutte
« le sue rendite e proventi del mare ch’è vicino Napoli,
« dal luogo lo Scornione a capite transverso della Torre
« S. Vincenzo sin a S. Basilio, qual’è il scoglio detto oggi
« la Gaiola, per le sue spiagge e lidi fra il sudetto mare,
« alla solita et antica misura de’ passi, per uso e sostenta-
« mento delle monache presenti e future, senza che i Pro-
« venti, Rendite ed esattione predetta li venisse da per-
« sona veruna impedita, investendone col suo anello il
« Padre Fra Giovanni da Penna, vicario del Monistero e
« proibendo la pesca senza licenza del Priore che sia et
« in appresso sarà » (4).
Fondata nel 1530 la Chiesa di S. Rocco, le suore di
S. Sebastiano vi tenevano quattro frati domenicani, che ri-
scuotevano, per conto di esse, il jus piscandi (5). Ma nel
seicento cominciarono ad affittarlo e ne ricavavano da
quattro a cinquecento ducati l’anno (6 7).
Sulla spiaggia, e propriamente di fronte al largo di S. Pa-
squale, era nel secolo XVII, e restò fino ai principi! del
s. XVIII, una Pietra del pesce (7).
La comunità dei pescatori e barcaroli, inoltre, nel 1571,
col prodotto della vendita dei pesci nei giorni festivi, col
permesso dell’Arcivescovo, rifece ed ampliò, nella linea
della Riviera, poco lungi dalla Torretta, la chiesetta di
S. Maria della Neve, che già esisteva da molti anni, ben-
ché fosse caduta in abbandono. Il Cardinal Gesualdo, in
sèguito, l’eresse in parrocchia (8).
(1) Il Forastiero, p. 820.
(2) Ritratto o modello delle grandezze, ccc., ms. Bibl. Naz., sega. XIII,
C, 96; ff. 7-8.
(3) Il Forastiero, p. 1002.
(4) Arch. di Stato, Monasteri soppressi, Patrimonio del R. Monastero dei
SS. Pietro e Sebastiano, fol. 2. Il diploma è riportato dal Chiarito, Comento,
p. 209.
(5) Celano, ed. cit., V, 563.
(6) Vedi, nelle carte citate, i libri d’introito del monastero.
(7) Da una veduta di Napoli del 1630. Cfr. Barrino, Le isteriche e curiose
notizie, p. 101.
(8) Celano, ed. cit., V, 586-7; rettificando ed allargando le sue notizie con
 
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