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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

D1

« a lui pari di sangue, che poscia, severamente volendo
« quel magnifico signore ubidire alle leggi, lo fe decapi-
« tare ».
Ma più altro potrei dire invece ad indebolirla. E con-
fesso, prima di tutto, che non so persuadermi come di un
fatto accaduto in Italia, nella prima metà del secolo XVI,
in persona di gente di alto grado, in tanta luce di storici
e cronisti e memorie d’ogni genere, si abbiano tante no-
tizie in libri di novelle e in canti popolari, e nessuna in
documenti autentici e in istorie.
L’aneddoto napoletano, che noi studiamo, prova poi che
un simile fatto si teneva accaduto non solo nell’Italia su-
periore, ma anche nell’Italia meridionale.
Inoltre, già sul cadere del secolo XV, Masuccio Saler-
nitano ha una novella, dove si racconta di una simile pu-
nizione. È la novella 47, della quale ecco l’argomento :
« Lo Signore Re di Sicilia è in casa de uno Cavaliere
« Castigliano alloggiato : due de suoi più privati Cavalieri
« con violenza togliono la verginità a due figliuole de
« l’hoste cavaliere; il Signore Re, con grandissimo recre-
« scimento sentito, le fa loro per moglie sposare; et a
« l’honore reparato, vuole alla giustizia sodisfare, et a’ duo
« suoi cavalieri fa subito la testa tagliare et le donzelle
« honorevolmente remarita ».
Non è poi facile determinare l’età di una romanza por-
toghese, intitolata lustica de Deus (Giustizia di Dio), ch’è
nel Romanceiro portoghese, raccolto dal Visconte De Al-
meida Garret (T). Ettore Toci ne dette una versione ita-
liana nel suo libro: Lusitania, Canti popolari portoghesi (1 2 3).
— Un Conte è menato prigioniero. Perchè? Perchè ha
fatto forza a una pellegrina, che andava a San Giacomo
di Galizia. La pellegrina, scortata da un vecchio soldato, si
presenta a chiedere giustizia al Re. Il Re ordina che il
Conte o sposi la pellegrina o sia decapitato. Meglio la
morte che il disonore! — dice il Conte. Ma il soldato,
che non era altri che San Giacomo, interviene :

Questa, o Re, non è giustizia,
Malamente hai giudicato:
Sposi pria la pellegrina,
E sia poi decapitato;
Morte lava il disonore,
Ma non lava già il peccato (3).

(1) Lisbona, 1875, II, 295-305.
(2) Livorno, 1888, pp. 119-127.
(3) — Fazeis, bom rei, ma justica,
Mau feito tendes julgado:
Primeiro casar com ella,
E depois ser degollado.
Lava-se a honra com sangue,
Mas nào se lava o pece ado. —

Così ordina il Re. Il soldato si trasforma in un santo
vescovo e benedice il matrimonio. Ma, prima ancora che
venga il carnefice, il Conte cade morto (0.
*
* *
Ora, che cosa si può concludere da tutte queste cita-
zioni? Io non voglio già negare che un caso simile di giu-
stizia esemplare possa essere realmente accaduto in qualche
parte, in Francia o in Germania, in Ispagna o nel Porto-
gallo, nel Piemonte o a Napoli. Ma, finora almeno, non
si hanno prove che sia mai, storicamente, accaduto. E il
trovarne il racconto un po’ da per tutto, sotto tante forme
diverse, fa pensare che, piuttosto che con un fatto storico,
qui s’abbia da fare con una costruzione ideale, ispirata da
un sentimento rigoroso di giustizia : una specie di parabola
che s’è concretata nella fantasia ogni volta che si è pen-
sato alla questione : — se basti la sola pena di morte o il
solo matrimonio consecutivo per la piena espiazione di un
delitto di violenza o di seduzione.
Quel ch’è certo, le testine dell’arco di S. Eligio non
sono ritratti di personaggi vissusti nel secolo XV o XVI,
ma frammenti antichi e motivi ornamentali. Il racconto
del Summonte è, in molti punti, evidentemente falso; e,
anche spogliato dagli errori, non ha per sé altra autorità
se non la vaga tradizione : quella tradizione appunto che
è il milieu dove si generano e miti e parabole e leggende.
Benedetto Croce.

LE CHIESE DI NAPOLI

S. ELIGIO AL MERCATO.
Di rimpetto alla chiesa di S. Eligio, tra due botteghe
di mercanti di panno, un breve supportico mette nella Za-
batteria, antica e sudicia e puzzolente stradicciuola ch’era,
ne’ vecchi tempi, il quartier generale de’ fabbricatori di cia-
batte, ossia de’ calzolai democratici dell’epoca. E, attorno,
ancora si vedono botteghe in fondo alle quali s’ammucchia
il cuoiame rossastro : un odor di cuoio, fresco della con-
cia, si spande e si mescola al tanfo greve della miserabile
strada.
Il supportico è, precisamente, un androne la cui vòlta si
compone di travi sconnesse e nerastre, dalle quali pendono

(1) In un’altra versione non c’è l’intervento di S. Giacomo. Il
raccoglitore dice che non si sa l’origine della leggenda e non se ne
trovano versioni spagnuole. Se non che, la prima parte confronta con
un canto spagnuolo El Conde Grifos Lombardo, ch’è nel Romancero ge-
nerai, raccolto dal Duran, ed. Rivadeneyra, Madrid, 1877, I, 178-9.
Circa la seconda, il Toci (o. c., p. 127) cita un paio di brani di dram-
mi spagnuoli di Lope de Vega e del Moreto.
 
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