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Napoli nobilissima — 1.1892

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190

NAPOLI NOBILISSIMA

« distinguere se il suo segretario scrivesse arabo o ita-
« liano. Ella interloquiva di tanto in tanto, riparando alle
« dimenticanze; ma il signor segretario senza naso non
« se ne curava. Egli aveva fatto il principio della lettera e
« ora lo svolgeva in un labirinto di frasi e non si fermò
« se non alla firma. Poi lesse il foglio alla vecchia, che
« approvò col cenno e nelle sue rughe si insinuò un sor-
« riso furtivo. Il provetto scrittore le presentò la penna
« per la sottoscrizione, ma essa per sue ragioni si rifiutò ».
E dopo che la vecchia, ricevuta la lettera fece scivolare
un gruzzolo di monete di rame nelle mani adunche dello
scrivano, « questi piegò un altro foglio, inconscio e in-
« differente, se nel prossimo minuto avrebbe affidato alla
« carta l’espressione della gioia o del dolore ».
Il Kotzebue si meravigliava osservando che tutta quella
gente trattava ad alta voce i propri affari, specialmente i
marinai e i soldati che alla voce univano il gesto violento
e i pugni sul tavolo. Appena le pudiche fanciulle erano
più discrete, ma pur si tradivano coll’espressione del volto.
« Qui — conchiudeva — la posta non ha bisogno di
« riaprire le lettere, come negli altri paesi cristiani : ba-
« stano un paio di officiosi dispersi nella folla e provvisti
« di buon udito ».
Gli scrivani si tramutavano in lettori nei giorni in cui
arrivavano i corrieri :
« Allora si cambia la scena : le penne riposano, le labbra
« sono in movimento, e avvengono cose molto interessanti
« ad osservare. L’attonita attenzione con cui chi riceve la
« lettera pende dalle labbra di chi gliela legge, le varie
« passioni, le speranze appagate o deluse, e dall’altra parte
« la completa indifferenza del lettore, il tuono immutabile,
« col quale egli ripete le nuove dolorose, o i messaggi
« lieti : — sono scene che in nessun luogo si rappresen-
« tano, come qui, sulla pubblica strada. Un amico mi ha
« raccontato un gaio aneddoto, di cui fu testimone di udito
« e di veduta. Un marinaio ricevè una lettera, che egli,
« sembra, aspettava con ansia, e la portò subito ad un
« lettore. Questi spiegò il foglio e cominciò a leggere con
« grandissima indifferenza, mentre il marinaio era pronto
« ad ascoltare con amichevole impazienza :
« « Caro amico, non ho mai conosciuto un briccone come
«te.» Si può immaginare come mutò di un tratto
« la fisonomia dell’ascoltatore. Naturalmente gli passò la
« voglia di sentire il seguito e la fine della lettera in pre-
« senza del popolo che sghignazzava, e fuggì bestemmiando.»
Ma il più curioso era il sistema di distribuzione delle
lettere.
« Le lettere sono numerate, e i nomi di coloro, a cui
« sono indirizzate, sono registrati in ordine alfabetico; ma
« — cosa singolare — non secondo i cognomi ma secondo

« i nomi di battesimo o i titoli. Così avviene che quando
« si ha la fortuna di essere un principe bisogna cercare
« le proprie lettere sotto la lettera P ».
Di questo veramente niuno che abbia pratica dei nostri
archivi si meraviglierà : tutte le antiche pandette e i catasti
e i censimenti sono fatti così e fino i registri parrocchiali!
« Vengono alla Posta — seguita il Kotzebue — molte
« persone che non sanno leggere. Sulla loro ignoranza un
« buon diavolo ha fondato una speculazione tanto fortu-
« nata da farlo vivere agiatamente. Egli tiene in mano un
« pacco di bianche cartelle : le persone gli si avvicinano
« e gli fanno sdrucciolare fra le dita un paio di grana.
« Immantinenti egli percorre le liste : trova il nome, ne
« segna il numero sulla cartella, e la dà al richiedente.
« Questi entra nell’ufficio e ha la lettera senza bisogno
« di esser riconosciuto C1) ».
Le lettere dirette agli stranieri non erano registrate : si
conservavano in un mucchio nel quale ciascuno poteva
scegliere liberamente, senza dare alcuna garentia!
Dopo ciò abbiate il coraggio di lamentarvi del servizio
postale odierno!
Dopo il trasferimento al Palazzo Gravina la Posta vecchia
fu mutata in Officina di pegnorazione di Mercanzie e un’al-
tisonante epigrafe ricorda ancora questo 'primo tentativo
fra noi di Magazzini Generali.
G. Ceci.

LUIGI AMABILE
GAETANO FILANGIERI
PRINCIPE DI SATRIANO

-^Jon pensavamo di dover chiudere con una nota
tanto dolorosa il primo volume della nostra Rivista. Que-
sto triste cader d’autunno che stato straordinariamente
fecondo di lutti pel nostro paese, ha tolto, ai nostri studii,
due uomini egregi, di tendenze e natura diverse, ma en-
trambi forze vive, che ci lasciavano sperare una ancor
lunga attività, e che difficilmente potranno sostituirsi. Ci
ha rapiti, a pochi giorni di distanza, Luigi Amabile e Gae-
tano Filangieri.
*
* *
Scienziato e chirurgo valorosissimo, l’Amabile, deside-
roso — com’egli ebbe a scrivere una volta — di passare
gli ultimi anni della sua vita in compagnia dei morti piut-

(1) Kotzebue, Erinnerungen von einer Reise auj Liefland nach Rom
nud Neapel. Berlin, 1805, II, 31.
 
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