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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

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un poco la veste con la mano diritta. Nella nicchia mediana
finalmente è scolpito sopra una base il mezzo busto d’un
uomo, che, alla testa, potrebbe anche essere una donna,
ma che ha il petto coperto di toga.
Tale complesso di cose, lapide greca, lapide latina e
sarcofago, sono ciò che si chiama comunemente la tomba
di Teodoro. E verrebbe in mente ad ogni buon cristiano
di conchiudere :
1. che la chiesa di Donnaromita, in cui la tomba si ri-
trova, fu fondata dal duca Teodoro in quell’anno 720-21;
2. che il sarcofago venne fatto per Teodoro, morto
l’anno 729; sicché quel mezzo busto sarebbe l’effige di
quel duca, e tutta l’opera potrebbe rappresentare lo stato
dell’arte nella prima metà del secolo ottavo;
3. che la lapide latina si dovette allora stesso aggiungere
alla greca per far sapere la medesima cosa a quelli che
non capissero la lingua greca.
Ma, per quanto spontanee si presentino queste conchiu-
sioni, esse sono tutte e tre false. La chiesa eretta da Teo-
doro e datagli per ultima dimora non fu quella di Don-
naromita, ma la diaconia di s. Giovanni e Paolo, che una
volta sorgeva quivi presso, rimpetto alla chiesa volgarmente
chiamata di Monteverginella, sull’angolo tra la stessa via
del Salvatore e il vico dell’università. Poi, nel 1592, di-
strutta questa chiesa per far luogo all’edificio de’ gesuiti,
ch’è l’Università d’oggi, il monumento del fondatore si
trasportò in una parrocchia vicina, quella di s. Silvestro,
che anch’essa fu demolita pochi anni dopo. E per alquanto
tempo la tomba di Teodoro si pianse come perduta, fin-
ché nel 1629 non ritornò alla vista del pubblico. In quel-
l’anno, che diremo il nono centenario della morte di Teo-
doro, Giovan Paolo de Duce o del Duca, patrono della
distrutta diaconia, e il rettore Luigi Milano affissero la la-
pide greca nella suddetta cappella di Donnaromita; vi ag-
giunsero sotto una interpretazione latina incisa pure in
marmo, sotto a questa posero il sarcofago che abbiamo
descritto, e dell’opera propria, sicuramente meritoria, la-
sciarono ricordo in una lapide che si legge nella stessa
cappella, sulla parete di fronte. Fu probabilmente allora
che il marmorario con criterio non molto lodevole taglio
ai lati la lapide greca dove le lettere sporgevano fuori la
linea, per adattarla con acconcia armonia alla lapide nuova.
Probabilmente il sarcofago posto di sotto era stato utiliz-
zato nel 729 a raccogliere il corpo del morto duca, ma
sicuramente esso era opera anteriore, fattura dei tempi
pagani e presentava nella nicchia la figura di un’altra per-
sona.
Poste così le cose, nel presente monumento di Donna-
romita dobbiamo distinguere tre parti assai diverse di età
e d’importanza: l’una antica, l’altra medievale e la terza
moderna. La prima è un sarcofago pagano, che rappre-

senta una favola bacchica assai frequente in tali monu-
menti. La seconda, vale a dire la lapide con l’epigrafe
greca, è monumento autentico del secolo ottavo, e fa co-
noscere l’anno e l’autore della fondazione della diaconia,
non più esistente, di s. Giovanni e Paolo; la lingua che
in quel tempo si usava nei monumenti pubblici di Na-
poli; l’ossequio che qui si prestava ai due imperatori ico-
noclasti Leone Isaurico e Costantino Copronimo, quando
contro di loro ardeva in fiamme gran parte dell’Italia im-
periale. Finalmente la versione latina è cosa del decimo-
settimo secolo, che al più può provare quanto chi la fece
ignorasse la lingua e la paleografia greca. Essa infatti suona
così :
« Teodoro ipato e duca, avendo dalle fondamenta eretto
« erexit et diaconiam ex novo perfecit indictione quarta
«regni Asontis (ahi!) et Costantini amatorum dei et (qui
« viene l’imbroglio) regum qui pie in fide et conversione
« sexto mense octobris vixit Christo annos XI (sic!). »
L’epitaffio greco invece dice che :
« Teodoro ipato e duca, avendo dalle fondamenta eretto
il tempio e istituitavi una nuova diaconia nell’indizione
quarta, sotto Leone e Costantino, imperatori amanti di Dio,
preclaro nella fede e nella conversazione qui migrò dalla
vita dopo esser vissuto in Cristo anni. e m.»
Ma a che giovano le notizie che ci fornisce? Non posso
dirlo su questo giornale, e non mi è lecito rimandare il
lettore AV Archivio storico per le provincie napoletane, dove
largamente si va discorrendo quest’anno del Ducato di
Napoli.
Michelangelo Schifa.

NOTIZIE ED OSSERVAZIONI.
Commissione Municipale pei Monumenti.
Ha tenuto la seconda riunione ordinaria il i.° aprile sotto la pre-
sidenza del Capasse.
Si è rallegrata, in primo luogo, nel sapere essersi definitivamente
approvata la conservazione della cripta di S. Aspreno; ed ha delibe-
rato di rivolgere ringraziamenti al Sindaco, quando le comunicherà il
voto del Consiglio Comunale.
Ha incaricato sullo stesso oggetto la sottocommissione, affinchè as-
sista alla esecuzione dei lavori.
Continuando poi ad occuparsi delle demolizioni, che si fanno pel
risanamento, ha proposto che nella strada di Mezzocannone sia con-
servata la nota fontana, collocandola al muro dell’edificio che le sorgerà
alle spalle, e che il bellissimo portone del palazzo già dei Pappacoda e
poi dei Colonna, sia adattato al palazzo che sarà costruito ivi presso.
Così pure ha deliberato di badare a che le altre fontane e le iscri-
zioni della sezione Porto, che si debbono rimovere, non vadano per-
dute; e di assumere informazioni sulla sorte che è riserbata al por-
tone del Conservatorio di S. Rosa dell’arte della lana, compreso nelle
demolizioni di sezione Pendino.
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