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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

39

« È una grande e bella impresa » — scriveva il Goethe,
il 20 giugno di quell’anno —; « il nostro compaesano
« Hackert n’è la molla principale. Anche il Toro Farnese
« dovrà fare il viaggio a Napoli; e là, sarà messo in mezzo
« al passeggio pubblico» O.
A Roma, il Toro Farnese era stato per moltissimi anni
mal situato in un baraccone oscuro; i cattivi restauri lo
facevano riguardare come opera di scarso merito. Per or-
dine di Ferdinando IV fu restaurato con più cura e abi-
lità; e nel 1789, finalmente, portato a Napoli (1 2 3 4 5).
Non è il caso di fermarci qui sull’interpretazione, di-
sputata tra gli archeologi, di quel gruppo : chi vuole che
rappresenti il supplizio di Dirce :
Tu reddis pueris matrem, puerique trahendum
Vinxerunt Dircen sub trucis ora bovis!
come cantò Properzio; e chi la liberazione d’Antiope (3).
Ovvero, sul merito artistico della troppo esaltata e troppo
sprezzata mole Radia: in punto del quale conviene notare
che, più della metà di essa, è effetto di restauro: cioè la
testa del toro, tutta l’Antiope (eccetto i piedi), la parte
superiore della Dirce; e molte parti di Anfione e di Zeto.
Finalmente, nel maggio 1791, fu situato sulla fontana
centrale, dalla quale era stato tolto il gruppo di
stucco del Sammartino (4).
Certo, su quella fontana, in piena luce, circondato
dal verde degli alberi, doveva fare una molto bella
vista. Ma i critici dicevano che se, prima di metterlo
sulla fontana, era stato restaurato e grattato per ri-
farlo nuovo, fra breve, esposto com’era all’aria del
mare, sarebbe stato necessario un nuovo grattamen-
to, finche, a questo modo, di grattamento in grat-
tamento, avrebbe perdute le sue prime forme (5).
Un abate Francesco Paganuzzi propose il rime-
dio di questo inconveniente in un opuscolo di 16
pagine che ho sott’occhio (6). Consisteva semplice-
mente nel « darle una leggiera velatura di biacca
« macinata con olio cotto di lino, la quale non so-
« lamente l’assicurerebbe dal supposto corrodimen-
« to, ma benanche, per quella un poco maggiore bianchezza
« acquistata, la renderebbe da qualche ragionevole distanza
« più distintamentq osservabile » ! Finalmente : « con un
« poco di terra gialla, giudiziosamente mescolata con la
« biacca, si conseguirà la patina del marmo antico » !

(1) Ital. Reise, ed. Diintzer, p. 349.
(2) Posseggo un’incisione del Toro Farnese, dedicata a Luigi Conte di
Castelferio, ambasc. sardo alla Corte di Napoli, e fatta nel 1789, l’anno del
trasporto.
(3) Cfr. Cataldo Jannelli, Nuove osservazioni, ecc., Napoli, 1845.
(4) Celano, ed. 1792, l. c.
(5) Rehfues, o. c., Ili, 97.
(6) È intitolato: Istoria e riflessioni sopra la mole scultoria volgarmente
denominata il Toro Farnese. Senza data di luogo ed anno.

« Sia tutto questo di più » — scrive l’Abate con la
modestia propria di chi è sicuro del fatto suo — « sia
« detto per pura premura di dare a quest’opera quel mag-
« gior splendore e durata che si desidera; non già perchè
« sia assolutamente da seguirsi. — L’autorità ed il discer-
« nimento di un Monarca Padrone è quella che decide! ».
Continua.
Benedetto Croce.

LE FOSSE DEL GRANO

Vvtamai da molti anni sono stati demoliti gli antichi
granai della città di Napoli, noti col nome di Fosse del
Grano, e di essi non resta alcun segno; vaste moli di pa-
lagi furono levate sulle loro rovine, le vie aperte di re-
cente furono intitolate dal Conte di Ruvo, dal Broggia e
dal Bellini, nessuna memoria fu posta per ricordare le cose
antiche. Raccogliamone le notizie.

È noto, che da quando D. Pietro di Toledo fece riedi-
ficare la Porta Reale in capo alla nuova bella via, la quale
ha serbato il nome di lui fino ai giorni nostri, tutta la con-
trada, rimasta fuori le mura tra mezzodì e settentrione, fu
addimandata « fuori Porta Reale » (*).
Chi vede ora le vie ampie, gli edifico superbi, la bella
piazza Dante, la statua levata ad onore del poeta, non si
rende agevolmente ragione di ciò, che era un tempo la

(1) V. Fakaglia, Le Cisterne dell’olio (nella Strenna Giannini, A. IV, 1892).


Pezzo della Pianta di Napoli del 1566. (Facsimile).
1. Porta Reale. 2. Porta di Costantinopoli.
 
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