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NAPOLI NOBILISSIMA
sivamente, i casali erano tassati per oncie 186, mentre tutta
Napoli per 506 oncie : la popolazione dei casali era quindi,
calcolata su questa base, la quarta parte di quella di
Napoli, che era di 25,000 a 28,000 abitanti.
Gli Aragonesi, è noto, esentarono Napoli e casali dall’im-
posta del focatico; sicché non vi fu più nessuna ragione di
fare una enumerazione ufficiale dei casali, e quindi mancano
da questo lato notizie precise intorno alla loro popola-
zione. S’incontrano, di tanto in tanto, alcuni documenti,
che gettano un po’ di luce su questo punto di storia. E
con la scorta di tali documenti sappiamo, che nel 1506
la popolazione dei casali era di 10,000 anime, la quarta
parte di quella di Napoli: dunque la popolazione di Na-
poli e quella dei suoi casali era cresciuta parallelamente.
In séguito avvenne uno straordinario aumento nella popo-
lazione della città, conseguenza del quale fu l’allargamento
della medesima ordinato da don Pietro di Toledo. Di que-
sto aumento profittò più Napoli che i suoi casali. L’elenco
di essi, a quest’epoca, varia secondo gli scrittori : ma cer-
tamente il numero ne diminuiva col crescere della popo-
lazione; prima perchè alcuni vennero inclusi nella cinta di
Napoli, in secondo luogo perchè altri furono distrutti, e
finalmente perchè taluni, ingrandendosi, ciascuno per conto
proprio, si avvicinarono fra di loro e si fusero, oppure
assorbirono il casale minore. Così Sanctus Anellus, Casa-
valeria, Sirinum, S. Ciprianus, Cantarellum, Lanceasinum,
S. Severinus, Vallisanum, Turris Marani e Carpignanum
sparirono a vantaggio di Barra, Marano, Afragola e Ca-
soria. In generale, nei tempi viceregnali si contano 36 ca-
sali. Sarebbe troppo lungo e troppo monotono riportare
l’elenco di essi epoca per epoca; basterà notare, che nello
elenco viceregnale sono due casali nuovi, della cui ori-
gine ho detto di proposito, e sono Torre Annunziata e
Casalnuovo. Nel 1600 dagli atti di una Santa Visita tro-
viamo registrata la popolazione di alcuni casali: 1. Torre del
Greco ab. 10,000, 2. Resina e Portici ab. 3700, 3. 5. Gior-
gio a Cremano ab. 400, 4. Boscotrecase (un nuovo casale)
ab. 1500, 5. S. Giovanni a Teduccio ab. 1200, 6. Barra
ab. 1000, 7. Ponticelli ab. 1300, 8. Afragola ab. 800, 9. Ar-
zano ab. 1500, io. Secondigliano ab. 1000, 11. Casavatore
ab. 1500, 12. Casoria ab. 1600, 17. Casalnuovo ab. 550,
18. Calvezzano ab. 700, 19. Marano ab. 5000, 20. Pisci-
nola ab. 400, 21. Marianella ab. 800, 22. Polvica ab. 400,
23. Panicocoli ab. 700, 24. Miani ab. 1000, 25. Chiaiano
ab. 250. — Quale differenza con la popolazione del pe-
riodo angioino e per molti quale differenza con la popo-
lazione presente! In tutto, alla fine del secolo XVI, la popo-
lazione dei casali era di 41,700 anime, quella di Napoli
di 232,000 anime: nel 1614, in occasione di una carestia,
si calcolò che Napoli avesse 267,973, * casali 42,000 : nel
1646, prima cioè di quella terribile pestilenza del 1656,
dalla quale scampò appena la terza parte della popolazione,
e negli anni in cui la popolazione di Napoli ebbe uno
straordinario aumento, i casali aveano da 50,000 a 55,000
abitanti; e finalmente, saltando da quest’epoca al 1783, tro-
viamo, in occasione del donativo votato a Ferdinando IV,
30 casali (il resto ne era compreso nella città) con la
popolazione complessiva di 121,423 abitanti, che nelFSp
divennero 130,652 e nel 91: 135,049. Nell’ultima epoca,
dunque, la popolazione dei casali non cresce più paralle-
lamente a quella di Napoli, ma in proporzione maggiore :
se fino alla metà del XVII secolo essa era stata tra un
quarto ed un quinto di quella della città dai calcoli sur-
riferiti risulta essere tra la terza e la quarta parte.
Continua.
Nicola del Pezzo.
SOMMARIO CRITICO
DELLA
STORIA DELL’ARTE NEL NAPOLETANO
I.
Il Falsario.
(Contin. e fine, v. num. prec.)
L’opera del De Dominici ebbe una lieta accoglienza.
Tutti lodarono la carità del natio loco e la diligenza che
gli avevano fatto cercare e mettere in luce tante notizie su
un argomento quasi inesplorato. Il Lanzi, autore dell’ec-
cellente Storia pittorica, accettò i risultati del lavoro del
De Dominici, e trasse da esso, per ciò che concerne la
pittura, il quarto libro della sua opera riguardante la Scuola
napolitana. E rilevando l’affermazione di uno scrittore na-
poletano che desiderava nel De Dominici « più cose, mi-
« glior metodo, minori parole », diceva : « si può sog-
giungere, rispetto ad alcuni fatti più antichi, anche mi-
« glior critica, e verso certi più moderni, meno condi-
« scendenza. Nel rimanente, Napoli ha per lui a luce una
« Storia pittorica assolutamente pregevole, pe’ giudizii che pre-
« senta sopra gli artefici, dettati per lo più da altri artefici,
a che col nome loro ispirano confidenza a chi legge » C1).
Il Napoli Signorelli, che nelle sue Vicende della Coltura
delle due Sicilie imitò alla meglio la Storia letteraria del Ti-
raboschi, ricavò tutti i capitoli intorno alle Belle arti dal-
l’opera del De Dominici. — E sul De Dominici giurarono
tutti gli scrittori posteriori, napoletani e non napoletani,
e le attribuzioni ai Masucci, ai Ciccione, agli Stefani ecc.,
furono accettate senza contrasto, e passarono nelle opere
del Cicognara, del D’Agincourt, del Kugler, del Perkins,
critici per altro di molto valore, e finalmente del Salazaro
nei suoi Studii sui monumenti dell’Italia meridionale dal
s. Ili al XV.
Ai bei tempi del romanticismo napoletano — perchè c’è
stato un romanticismo napoletano, che fu una cosa molto
graziosa — gli aneddoti dello Zingaro, di Salvator Rosa, di
Annella di Massimo, dello Spagnoletto, dettero luogo a
molti drammi e romanzi storici e divennero popolarissimi.
(1) L. Lanzi, Storia Pittorica, Milano, Bertoni, 1831, pp. 236-7.
NAPOLI NOBILISSIMA
sivamente, i casali erano tassati per oncie 186, mentre tutta
Napoli per 506 oncie : la popolazione dei casali era quindi,
calcolata su questa base, la quarta parte di quella di
Napoli, che era di 25,000 a 28,000 abitanti.
Gli Aragonesi, è noto, esentarono Napoli e casali dall’im-
posta del focatico; sicché non vi fu più nessuna ragione di
fare una enumerazione ufficiale dei casali, e quindi mancano
da questo lato notizie precise intorno alla loro popola-
zione. S’incontrano, di tanto in tanto, alcuni documenti,
che gettano un po’ di luce su questo punto di storia. E
con la scorta di tali documenti sappiamo, che nel 1506
la popolazione dei casali era di 10,000 anime, la quarta
parte di quella di Napoli: dunque la popolazione di Na-
poli e quella dei suoi casali era cresciuta parallelamente.
In séguito avvenne uno straordinario aumento nella popo-
lazione della città, conseguenza del quale fu l’allargamento
della medesima ordinato da don Pietro di Toledo. Di que-
sto aumento profittò più Napoli che i suoi casali. L’elenco
di essi, a quest’epoca, varia secondo gli scrittori : ma cer-
tamente il numero ne diminuiva col crescere della popo-
lazione; prima perchè alcuni vennero inclusi nella cinta di
Napoli, in secondo luogo perchè altri furono distrutti, e
finalmente perchè taluni, ingrandendosi, ciascuno per conto
proprio, si avvicinarono fra di loro e si fusero, oppure
assorbirono il casale minore. Così Sanctus Anellus, Casa-
valeria, Sirinum, S. Ciprianus, Cantarellum, Lanceasinum,
S. Severinus, Vallisanum, Turris Marani e Carpignanum
sparirono a vantaggio di Barra, Marano, Afragola e Ca-
soria. In generale, nei tempi viceregnali si contano 36 ca-
sali. Sarebbe troppo lungo e troppo monotono riportare
l’elenco di essi epoca per epoca; basterà notare, che nello
elenco viceregnale sono due casali nuovi, della cui ori-
gine ho detto di proposito, e sono Torre Annunziata e
Casalnuovo. Nel 1600 dagli atti di una Santa Visita tro-
viamo registrata la popolazione di alcuni casali: 1. Torre del
Greco ab. 10,000, 2. Resina e Portici ab. 3700, 3. 5. Gior-
gio a Cremano ab. 400, 4. Boscotrecase (un nuovo casale)
ab. 1500, 5. S. Giovanni a Teduccio ab. 1200, 6. Barra
ab. 1000, 7. Ponticelli ab. 1300, 8. Afragola ab. 800, 9. Ar-
zano ab. 1500, io. Secondigliano ab. 1000, 11. Casavatore
ab. 1500, 12. Casoria ab. 1600, 17. Casalnuovo ab. 550,
18. Calvezzano ab. 700, 19. Marano ab. 5000, 20. Pisci-
nola ab. 400, 21. Marianella ab. 800, 22. Polvica ab. 400,
23. Panicocoli ab. 700, 24. Miani ab. 1000, 25. Chiaiano
ab. 250. — Quale differenza con la popolazione del pe-
riodo angioino e per molti quale differenza con la popo-
lazione presente! In tutto, alla fine del secolo XVI, la popo-
lazione dei casali era di 41,700 anime, quella di Napoli
di 232,000 anime: nel 1614, in occasione di una carestia,
si calcolò che Napoli avesse 267,973, * casali 42,000 : nel
1646, prima cioè di quella terribile pestilenza del 1656,
dalla quale scampò appena la terza parte della popolazione,
e negli anni in cui la popolazione di Napoli ebbe uno
straordinario aumento, i casali aveano da 50,000 a 55,000
abitanti; e finalmente, saltando da quest’epoca al 1783, tro-
viamo, in occasione del donativo votato a Ferdinando IV,
30 casali (il resto ne era compreso nella città) con la
popolazione complessiva di 121,423 abitanti, che nelFSp
divennero 130,652 e nel 91: 135,049. Nell’ultima epoca,
dunque, la popolazione dei casali non cresce più paralle-
lamente a quella di Napoli, ma in proporzione maggiore :
se fino alla metà del XVII secolo essa era stata tra un
quarto ed un quinto di quella della città dai calcoli sur-
riferiti risulta essere tra la terza e la quarta parte.
Continua.
Nicola del Pezzo.
SOMMARIO CRITICO
DELLA
STORIA DELL’ARTE NEL NAPOLETANO
I.
Il Falsario.
(Contin. e fine, v. num. prec.)
L’opera del De Dominici ebbe una lieta accoglienza.
Tutti lodarono la carità del natio loco e la diligenza che
gli avevano fatto cercare e mettere in luce tante notizie su
un argomento quasi inesplorato. Il Lanzi, autore dell’ec-
cellente Storia pittorica, accettò i risultati del lavoro del
De Dominici, e trasse da esso, per ciò che concerne la
pittura, il quarto libro della sua opera riguardante la Scuola
napolitana. E rilevando l’affermazione di uno scrittore na-
poletano che desiderava nel De Dominici « più cose, mi-
« glior metodo, minori parole », diceva : « si può sog-
giungere, rispetto ad alcuni fatti più antichi, anche mi-
« glior critica, e verso certi più moderni, meno condi-
« scendenza. Nel rimanente, Napoli ha per lui a luce una
« Storia pittorica assolutamente pregevole, pe’ giudizii che pre-
« senta sopra gli artefici, dettati per lo più da altri artefici,
a che col nome loro ispirano confidenza a chi legge » C1).
Il Napoli Signorelli, che nelle sue Vicende della Coltura
delle due Sicilie imitò alla meglio la Storia letteraria del Ti-
raboschi, ricavò tutti i capitoli intorno alle Belle arti dal-
l’opera del De Dominici. — E sul De Dominici giurarono
tutti gli scrittori posteriori, napoletani e non napoletani,
e le attribuzioni ai Masucci, ai Ciccione, agli Stefani ecc.,
furono accettate senza contrasto, e passarono nelle opere
del Cicognara, del D’Agincourt, del Kugler, del Perkins,
critici per altro di molto valore, e finalmente del Salazaro
nei suoi Studii sui monumenti dell’Italia meridionale dal
s. Ili al XV.
Ai bei tempi del romanticismo napoletano — perchè c’è
stato un romanticismo napoletano, che fu una cosa molto
graziosa — gli aneddoti dello Zingaro, di Salvator Rosa, di
Annella di Massimo, dello Spagnoletto, dettero luogo a
molti drammi e romanzi storici e divennero popolarissimi.
(1) L. Lanzi, Storia Pittorica, Milano, Bertoni, 1831, pp. 236-7.