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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA


CURRITE QUI CUPITIS COELESTIA PROEMIA VITAE,
ET CASTAS HUC FERTE PRECES HAEC IANUA COELI
PANDIT ITER VOTIS DEUS HIC LACHRIMISQUE PRECANTUM
MITIS ADEST QUI MARTYRIO PRECIBUSQUE BEATI
JANUARII TOTAM COMMISSO CRIMINE AB OMNI
PARTHENOPEN NUTU AC PRAESENTI NUMINE PURGAT
CURRITE VIM PATITUR DIVINI REGIA REGNI.
Altro bellissimo monumento del Cardinale Oliviero è
la tomba del padre Francesco, in S. Domenico. Edificò
pure il palazzo nella piazza di San Marcellino a Napoli,
che fu venduto da mio nonno Francesco circa il 1831.
Comprò il feudo di Ruvo, e ne fece dono al fratello Et-
tore. A Roma edificò una villa sul Quirinale, ove pose la
seguente iscrizione :
VILLAM PERPETUAE SALUBRITATIS
SUBURBI MODO MONTIS ESQUILINI
OLIVERIUS ILLE CARDINALIS
DOCTAE CLARA NEAPOLIS PROPAGO
HANC CARRATA PIUS SUIS AMICIS
DICAT OMNIBUS, HOSPITES VENITE.
E a Roma non erano pochi i ricordi da lui lasciati, ma
quasi tutti, per l’odio dei Romani verso i Carafa, furono
distrutti alla morte di Paolo IV, nipote d’Oliviero.
Gli uomini più eminenti del tempo lo tennero in gran-
dissima stima, ed egli ebbe dedicate moltissime opere di
valorosi scrittori. Notevoli fra le tante sono quelle di Ago-
stino Nifo : De nostrarum calamitatum causis, e quella di
G. F. Pico della Mirandola : Disputationes adversus astro-
logos.
Fu più volte prossimo al Pontificato, alla morte d’In-
nocenzo Vili nel 1492 e alla morte d’Alessandro VI nel
1503. Ebbe fiero oppositore alla sua ascensione al seggio
papale il gran capitano Consalvo Hernandez di Cordova (*),
il quale era sospettoso che Oliviero parteggiasse pel Re
di Francia, e che divenuto Pontefice, si adoperasse ai danni
del Re Cattolico.
Ma la parte più importante della vita d’Oliviero fu
quella che risguardò i suoi rapporti con Girolamo Savo-
narola. Il fiero frate, che aveva gridato dal pulpito: Una
volta avevamo ì calici di legno e li prelati d’oro, oggi ab-
biamo i calici d’oro e li prelati di legno, fu amico, e defe-
rente amico, del Cardinale. A lui dovette se la Congrega-
zione dei Domenicani di San Marco divenne indipendente
dalla Lombarda. Il Villari, in una nota della sua opera su
Girolamo Savonarola ed i suoi tempi dice : « Erano per
« San Marco : il Card. Giovanni dei Medici; il Card. Oli-

ti) Qurita, o. c., Voi. V, L. I, C. III.

« viero Caraffa, arcivescovo di Napoli; il generale dei Do-
« menicani Gioacchino Turriano ». Riporto qui un brano
dello stesso Villari che racconta come il Savonarola ot-
tenne l’intento suo:
« Ed invero la vittoria si ebbe in un modo inaspettato
« e strano. Il 22 maggio 1493, ogni speranza di successo
« sembrava perduta; il Papa, svogliato, licenziava il con-
ce cistoro, dicendo di non volere per quel giorno firmare
« alcun breve. Restava solamente il Cardinal di Napoli,
« con cui si tratteneva in discorsi piacevoli ed ameni, ab-
« bandonandovisi col solito eccesso della sua indole. Al
« Cardinale parve essere venuto il momento opportuno,
« e destramente cavatosi di tasca il breve, che già era stato
« disteso, pregava il papa di firmarlo. Questi sorridendo
« negava, e quegli sorridendo, cavatogli dal dito l’anello,
« bollava il breve. Non aveva appena finito, che, quasi
« l’avessero saputo, arrivavano messi pressantissimi dei
« Lombardi con nuove e più valide raccomandazioni. Ma
« il papa non volle più udir parlar di questo affare, che
«già lo aveva noiato, dicendo: Quel che è fatto è fatto».
Oliviero, decano del Sacro Collegio, morì a Roma nel
1511 ai 20 di gennaio nell’età di 80 anni, e avendo detto
nel suo testamento di voler essere sepolto nel Succorpo
di San Gennaro, la sua volontà fu eseguita. Ed ivi, anche
oggi, ai 20 di gennaio si commemora la sua fine.
Il papa Giulio II fu profondamente addolorato della
morte di Oliviero, e ne scrisse in questi termini a Leo-
nardo Della Rovere legato di Roma :
Dilecte Filli, Venerabilis Frater: « Gravem animi dolo-
« rem accepimus audito obitu beatae memoriae Oliverii
« Episcopi Ostiensis Cardinali, Neapolitani noncupati; erat
« enim firmissima Sanctae Apostolicae sedis columna, cuius
« consilio, utpote sapientis et optimi viri, libenter in gravi-
« bus rebus utebamur ».
Come vedi, caro Di Giacomo, il monumento di que-
st’uomo meritava d’essere ristorato così come l’artefice
suo lo concepì, come forse lo stesso Oliviero volle che
fosse eseguito. L’opera mia è stata assai modesta, ma as-
sai rispettosa.
Amami sempre.
Tuo
Riccardo Carafa.

LA FACCIATA DELLA REGGIA
DI NAPOLI
I^Jon sono fra i più caldi ammiratori delle glorie arti-
stiche del mio paese. Gli studii recenti ci mostrano pur
troppo qual larga parte l’elemento straniero abbia avuto in
tutti i tempi nella produzione artistica delle nostre regioni.
 
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