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Napoli nobilissima — 1.1892

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i74

NAPOLI NOBILISSIMA

l’ostrica di Mucchitiello e il gelato di crema. Ed ora grattano e rin-
novano le cornici dei sei quadri degli altari dell’abside: quadri sven-
turati, perchè, già al tempo del De Dominici, s’erano « alquanto an-
ce neriti, a cagion che colui che fece le tele volle fare il saccente e
« misturò nell’imprimitura il ritergenio d’oro con l’olio cotto, laonde
« vennero ad annerirsi i colori dopo lo spazio di venti anni passati,
« ed è gran male se vengono a perdersi pitture così perfette ». Credo
che questi lavori si facciano dalla Congregazione del Terz’Ordine che
ha avuto per sede la Chiesa di Donnalbina, dove ha trasportato,
com’è noto, la tomba del suo illustre confratello Giovanni Paisiello.
Ma è necessario che alla buona volontà della Congregazione soccorra
il buon gusto di chi ha il dovere d’invigilare per la buona conserva-
zione dei nostri monumenti cittadini. » ,
Questa nota si leggeva nel n. 273 del giornale il Corriere di Na-
poli, comunicata da un nostro redattore, al quale parve di non do-
vere aspettare un intero mese per pubblicarla, come si fa ora, in que-
sta rivista. Noi raccomandammo anche personalmente la faccenda a
varii membri della Commissione Municipale per la conservazione dei
monumenti.
E la Commissione, colla sua solita solerzia sventurata, nella sua
adunanza del 21 ottobre ha nominato una sottocommissione coll’in-
carico di assistere ai lavori di restauro; e questa s’è già recata più
volte alla chiesa di Donn’Albina!
*
* *
Commissione municipale.
Nella stessa adunanza la Commissione ha preso conoscenza delle
lettere dell’ufficio dell’intendenza di finanza di Napoli, con le quali
ha ricevuto l’assicurazione delle disposizioni date perchè i lavori nella
chiesa di S. Brigida procedano secondo le norme della sottocommis-
sione locale.
A proposito di S. Brigida, uno dei componenti la Commissione, il
sig. Minichini, ha comunicato ch’essendo salito sul ponte di servizio,
ha letto nei peducci della cupola la firma dell’artista che la dipinse,
con queste parole finora non notate: Lucas Jordanus ex devotione fecit.
Anno 1665, cioè quando aveva venti anni d’età.
Intorno al restauro del monumento del figlio del Re Roberto in
S. Chiara, è stata d’avviso che i lavori debbano farsi completi, ed a
regola d’arte, anziché con ripieghi da evitare solo temporaneamente
la rovina; e ciò in considerazione dell’importanza storica ed artistica
del monumento.
Pel richiesto parere sul modo di restauro della facciata della chiesa
di S. Nicola alla Carità, la Commissione ha rimandato a quanto già
disse con precedente rapporto sullo stesso oggetto, spedito nel giu-
gno 1886.
Ha preso atto delle scoperte di antichità fatte nei contorni della
chiesa di S. Pietro ad Aram, in sezione Mercato, come pure della con-
segna dei monumenti fatta dall’ispettorato municipale pel risanamento,
conservando i relativi notamenti.
Ha esaminato in ultimo i disegni dell’abolito chiostro del monastero
di S. Pietro ad Aram, del palazzo medievale al Fondaco degli Schiavi
in sezione Porto, degli scavi fatti presso la via del Cerriglio nella se-
zione medesima e dei monumenti venuti ivi alla luce; e ha ringra-
ziato per tanto l’ispettorato municipale pel risanamento che ne tra-
smise le copie coi relativi rapporti.
*
* *
Raffaele d’Ambra.
Diamo qui l’annunzio della morte di Raffaele d’Ambra, accaduta il
giorno 1 Novembre. Noi non possiamo dire che con lui si sia spento
un grande archeologo e un gran letterato, come hanno stampato al-
cuni giornali cittadini, e nemmeno un mediocre archeologo e un me-
diocre letterato. E se dovessimo ammirar qualche cosa, ammireremmo
piuttosto in lui l’uomo, pur non privo d’ingegno, che, essendosi per
una lunga vita occupato esclusivamente di storia e topografia ed arte
napoletana, non riuscì mai, per difetto di metodo, a saperne niente
correttamente e chiaramente. I suoi molti libri hanno diffuso e con-
tribuiscono a diffondere un cumulo di errori che altri si adopera, in-
vano, ad eliminare. Negli ultimi anni aveva, purtroppo, peggiorato in

tutto, e la sua Napoli antica ne è prova. Non discorriamo del suo
Vocabolario Napoletano, che non è da paragonarsi nemmeno alla lon-
tana con quello, meno noto e davvero eccellente, dell’Andreoli, nè
coll’altro — restato sfortunatamente incompiuto — di Emmanuele
Rocco. Ora il d’Ambra è morto, e gli sia concessa quella pace che i
suoi libri non meritano. E certo anche noi abbiamo sentito con qual-
che malinconia la fine di quest’uomo, ch’è stato per un pezzo come
la personificazione della Napoli monumentale.
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, Riccardo Spagnolette
Il 6 novembre è morto in Andria il comm. Riccardo Ottavio Spa-
gnoletti. Letterato e cultore di storia municipale, aveva rivolto re-
centemente il versatile ingegno allo studio dell’arte medioevale in
Terra di Bari. Primo frutto di queste sue ricerche era stato l’accurata
e dotta monografia sulla cripta di S. Croce presso Andria, della quale
fu dato un cenno nel fascicolo VI del nostro giornale. Lo Spagnoletti
faceva parte della Commissione provinciale di storia patria, e della
R. Commissione conservatrice dei monumenti in Terra di Bari.
Don Fastidio.

DA LIBRI E PERIODICI.
Il Morano ha pubblicato in un volume di 410 pagine la Guida ge-
nerale di Napoli, compilata da L. Conforti e S. di Giacomo. Per ra-
gioni di delicatezza, che s’intendono facilmente, Don Ferrante non può
discorrere del testo di questo libro.
Solo mi sembra dovere di fare un’osservazione all’editore, riguar-
dante la parte pratica della Guida. Tutti sanno — ed io lo so per
molta esperienza diretta — con quanta scrupolosità siano date le in-
dicazioni di tal genere nei manuali del Baedeker, modelli delle guide.
Il compilatore sente la responsabilità ch’egli assume verso i lettori e
verso la sua coscienza. Ora a me non pare che il notiziario del Mo-
rano sia fatto con altrettanta serietà. E non ne voglio altra prova se
non la lista dei medici napoletani, ch’egli, a p. 398, consiglia ai fo-
restieri in caso di bisogno. Questa lista non è certo ispirata dall’in-
teresse del forestiere, ma non saprei ben dire se da simpatie personali
o da semplici inserzioni a pagamento; il che, in ogni caso, bisognava
avvertire. S’immagini, una lista dei medici di Napoli dove non sono
nominati nè il Cardarelli, nè il Cantani, nè il Capozzi, nè il Semmola,
nè il De Martino, ecc. ecc.; e sono nominati altri, che saranno valenti
persone, non voglio dire, ma che io, almeno, non ho la fortuna di
conoscere. E un povero diavolo di forestiere che cadesse malato, fon-
dandosi sulle indicazioni della Guida Morano, non so in quali mani
potrebbe capitare; e certo non capiterebbe nelle migliori.
Chi scrive queste linee non è nè medico, nè figlio di medico, nè
amico di medici; ma è un buon napoletano ch’è dolente di simili
sconvenienze, che gettano lo scredito su di noi. E poi si sente dire, e
diciamo noi stessi: — Sono cose che succedono solo a Napoli!
La reclame, sta bene; ed io giungo finanche ad ammettere che si
raccomandino ai forestieri pessimi restauranti o alberghi sudici; ma,
buon Dio! quando li avete fatti cadere malati, è un altro conto: affi-
dateli almeno alle cure dei medici principali della città.
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S’è pubblicato:
Poesie elettene edite ed inedite di Salvator Rosa pubblicate criticamente
e precedute dalla vita dell’Autore, rifatta su nuovi documenti per cura di
G. A. Cesareo, e a spese della R. Accademia di Archeologia, Lettere e
Belle Arti, Napoli, Tip. della R. Università, 1892.
Sono due grossi volumi in-4.0, di pp. VIII-410, e 160. Un nostro
redattore ne sta facendo una lunga recensione per un altro periodico;
e ne caverà, più in là, un articolo speciale per Napoli nobilissima.
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