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Napoli nobilissima — 1.1892

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94

NAPOLI NOBILISSIMA

avevano domandato che un mulino del loro monastero
fosse alimentato dall’acqua della fontana di Formello (*).
L’Inventario del 1498 la dice fontana reale abeveratora;
e descrive come l’acqua uscisse « da una testa de leone
« di marmore ». L'Inventario del 1546 dice più minuta-
mente : « La fontana abeveratore a Capuana detta lo For-
« mello piglia l’acqua dallo detto Formale Reale. Appresso
« la detta, quale escie da la bocca di una testa de leone
« de pipierno de la quale se fa detta fontana. Et appresso
« a detta testa ci è un’altra pittura di marmora quale di-
te cono lo leonciello dal quale esce un altra partita de
« acqua et va coperta per sopra et accanto de detta fon-
te tana et appresso de detta fontana et de tutte le prefate
« acque se fanno le scelte molina ».
Il Summone scrive : « Dentro la città nella Porta Ca-
« puana vi è la Fontana di Formello (nome che deriva
tt dal Formale già detto) abbondantissima d’acque intanto
te che di quella dhe casca, ne voltano tre molini molto
tt comodi al pubblico, uno ivi appresso, l’altro sotto il
« Monastero della Maddalena ed il terzo alla Porta Vec-
« chia del Mercato. In questa fontana è uno comodo la-
te vatoio per le donne, ove quasi ogni giorno se ne veg-
li gono gran numero a lavare i panni ». Soggiunge che
ai suoi tempi era stata ampliata, e messavi l’iscrizione :
PHILIPPO REGNANTE
SISTE VIATOR AQUAS FONTIS VENERARE PHILIPPO (sic)
SEBETHUS REGIS QUAS RIGAT AMNE PARENS
HIC CHORUS AONIDUM, PARNASSI HAEC FLUMINIS UNDA
HOC TIBI MELPOMENE FONTE MINISTRAT AQUAS.
PARTHENOPE REGIS TANTI CRATERIS AD ORAS
GESTA CANIT REGEM FLUMINIS AURA REFERT.
MDLXXXHI.
Il viceré D. Pietro d’Aragona fece porre sulla fontana
l’effigie del re Filippo IV. E l’Isolani (1 2), perpetuo critico
di D. Pietro, osservava: «Ora io veramente non veggo
« qual lode possa apportare al sig. D. P. l’haver formata
« l’immagine d’un Augusto Monarca non men di fragile
« che di vii terra, quando si doveano impiegare i marmi
tt più aurevoli et i più preziosi metalli. Nè come ragione -
« volmente possa lodarsi per haverla collocata in uno dei
tt luoghi più sozzi di Napoli. Questa fontana sì decantata
tt non serve che a somministrare l’acqua a poche lavan-
« daie che quivi purgano i pannilini dalle brutture. Onde
« la statua di sì gran Re, ch’è pure uno dei maggiori
« simulacri dell’Altissimo in terra, vien corteggiata dalle
tt genti più miserabili e sovrastando a sì vile esercizio
« s’incensa col puzzo dell’immondizie ».

(1) Documenti riferiti dal Summonte, Historia, 293, Lib. I.
(2) Isolani, Apologia, pag. 4.

Ora non si vede più la statua di Filippo IV, ma la sua
corte di povere lavandaie e pescivendoli occupa tuttora il
luogo, e sale ancora, incenso poco gradevole, il puzzo
delle immondizie. Queste hanno incrostato di una patina
nera e spessa il piccolo edifìcio, dalle linee semplici ma
pure eleganti. Al muro di piperno sono addossate quattro
finte di pietra, che tre secoli fa era bianca, sulle quali è
un cornicione che sostiene altre due finte coronate an-
ch’esse da cornice. Nell’alto è uno scudo colle armi di
casa d’Austria, e due scudi levigati con altri ornati sono
nel primo piano. Al piede è una vasca, piena di mummere
e di s pascile, e su di esse per quattro getti a livello dell’orlo
scorre continuamente l’acqua dell’acquedotto famoso pel
quale entrarono in Napoli i Greci di Belisario e gli Spa-
gnuoli di Alfonso d’Aragona.
Luigi Conforti fun.

NOTIZIE DI ANTICHITÀ
SCOPERTE NELLA CITTÀ DI NAPOLI
1889-90-91.
Strade dell’antica Napoli.
— mportanti residui d’un’antica strada si son rinvenuti nei lavori
di risanamento della via della Selleria, in sezione Pendino. Sebbene i
tratti finora scoperti di questo lastricato non si trovino in perfetta linea
fra loro, pure è parso che appartengano ad una sola via, che faceva
però dei leggieri gomiti. Correva, a quanto pare, parallelamente al
mare in direzione da oriente a ponente. Un tratto di metri sette e
mezzo circa ne fu scoperto verso il vico delle Fate, alla profondità di
m. 1.80. All’incrocio della via del Duomo con quella della Selleria,
sempre a sinistra, fu scoperto un altro pezzo di lastricato, non più a
selci poligonali, come il primo, ma a grossi lastroni di travertino,
d’una lunghezza di 4 metri e di metri 2.40 di larghezza, che, attraver-
sando sotterraneamente la via Duomo, spunta a destra, a un livello
più basso e quasi eguale al lastricato di vico delle Fate. Un altro tratto
a massi poligonali, basaltici o di travertino o in piccolo numero, di
marmo bianco, venne a luce al termine della via Selleria all’imbocco
della via Fontana dei Serpi. Si distende molto verso l’ovest, a dritta
della via Duomo, con una pendenza di soli metri 3.70 su 120 metri
di percorso, e nel punto più basso si allarga sopra un’ampia superficie
e pare dovesse incontrarsi con una piazza. È lastricato dovunque a
massi poligonali, di trachite e raramente di marmo, e mostra dovun-
que i solchi delle ruote. A questa pare se ne innestasse un’altra in gia-
citura quasi normale, nella direzione di settentrione.
Le notizie comunicate all’Accademia dei Lincei, da cui ricavo questi
particolari, sono disordinate e imprecise.
— Un altro lastrico di antica strada si rinvenne nella strada 5. Nicola
dei Caserti, che da S. Maria a Cancello mette capo alla via Tribunali,
alla profondità di metri 3 circa. Giace nella stessa orientazione della
soprastante via moderna, che misura un 150 metri, e pare fosse limi-
tata dove oggi la moderna.
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