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Napoli nobilissima — 1.1892

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Napoli nobilissima


RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

SOMMARIO DEL 4 FASCICOLO — VOL. I.
Il nome di Napoli IL V. Spinazzola.
La Villa di Ghiaia III. B. Croce.
La cappella dei Del Balzo in S. Chiara e la tomba di
Beatrice Contessa di Caserta. L. de la Ville sur-Yllon.
Santa Maria del Carmine il. 5. di Giacomo.
Pizzofalcone I. G. Ceci.
La tomba di Teodoro. M. Schipa.
Notizie ed osservazioni. Don Fastidio.
IL NOME DI NAPOLI
(Continuazione e fine, v. num. uree.).
Ma un’altra città, che alla fondazione di Napoli, città
nuova, avrebbe preso il nome di Palepoli, città vecchia, sa-
rebbe esistita non lontana da Napoli e contemporaneamente
ad essa, in un sito ignoto, e abitata anch’essa da Greci.
Qui, non si fa più parola di altri nomi assegnati a Napoli
o di città che l’avrebbe preceduta nel luogo dov’essa sorse,
che fu dimostrato non esser esistita mai. Qui si parla in
vece d’una città che avrebbe avuto vita lunga accanto a
Napoli; e nessun argomento, a caso vergine, si sarebbe
opposto a che ella fosse esistita, se i nomi accampati delle
due fantastiche città di Falera e Partenope, non avessero
gittate lo scredito anche su questa Palepoli, e la critica
tedesca, con la solita intemperanza nella negazione, non
avesse sentenziato la sua inesistenza.
Affrontar la grave questione come qui andrebbe fatto,
vuol cortesia che io rimandi ad altra volta, quando rotto
il ghiaccio della prima presentazione, mi sarà lecito chie-

dere ai nostri lettori d'intrattenerli più a lungo e di essere
(è possibile?) un po’ più noioso che così. Dirò solo, ora,
che le osservazioni, mosse al racconto, in cui Livio narra
degli avvenimenti corsi fra Palepoli e Roma negli anni 327
e 326 avanti Cristo, che si sarebbero chiusi, da un lato
con il trionfo, da parte dei Romani, dei Sanniti accolti in
Palepoli (forse anche dei Palepolitanì), dall’altro con una
giusta alleanza (aequum joedus') stretta con i Napolitani, non
son tali che possan farci rigettare, non dirò questo o quel
particolare, ma tutto, nel complesso, il racconto liviano, e
l’esistenza di Palepoli intorno a cui quel racconto e tutta
la guerra di quegli anni s’aggira. La gravità dello storico,
a cui si nega, a volte, pazzamente ogni fede, ma sulla cui
fede appunto riposano i quattro quinti della storia di Ro-
ma repubblicana, la verisimiglianza piena del suo racconto,
la testimonianza inoppugnabile dei Fasti Capitolini, di cui
un frammento ci parla del trionfo di Publio Filone, uno
dei consoli del 327, sui Sanniti Palepolitani C1), la tradizione,
che, anche se pervenutaci attraverso molti errori, esige
chiaramente un’altra antica città abbattuta e risorta, il po-
sto da Livio assegnato ad essa non lontano da Napoli, che
concorda coi dati nostri, i quali escludono dalla Napoli
augustea ogni traccia di altro anteriore stanziamento, gli
argomenti che ci persuadono a trovarne uno a ponente di
Napoli, ci dànno la piena convinzione che una Palepoli sia
esistita. È nel modo d’intender questo nome, nell’esten-

(1) Lasciamo per ora irresoluta la questione se sia o non necessa-
rio, in quei frammenti, un et e se debba dirsi sui Sanniti e sui Pale-
politani.
 
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