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NAPOLI NOBILISSIMA
farina. La cinta era allora molto estesa : sarebbe troppo
scura pe’ lettori tale descrizione : ma per darne un’idea
soltanto, dirò, che, dal lato del mare, quando fu fatta que-
sta descrizione di confini, la cinta di Napoli giungeva dove
ora è la parrocchia di S. Giovanni a Teduccio! S. Giovanni
a Teduccio era parte della città; quelle due non interrotte
file di case, che allora non esistevano, ma che hanno po-
tuto sorgere solo per la vicinanza di Napoli, quella strada
ammorbata dalle esalazioni pestifere di distillerie, concierie
ed altro ben di Dio, ed ingombrata da carri d’ogni maniera,
da tram e da omnibus, dove uno addosso all’altro e sbat-
tendo come polli in gabbia si va e si viene da Napoli,
entravano nel territorio della città!
In seguito la cinta si è venuta stringendo: lo spazio mi
vieta di seguire le indagini sulle vicende dei casali di Na-
poli in questi ultimi anni. Da quello, che ho detto risulta,
che essi sono stati sempre avventurati, soprattutto ora,
che le vie di comunicazione sono tanto più facili, ora che
ognun di essi vede crescere la sua popolazione e la sua
ricchezza, sempre all’ombra di Napoli.
Ma è strano fenomeno questo, che dal secolo passato
la cinta si sia ristretta, mentre che fin allora si era andata
sempre allargando. Sarebbe stato più logico che l’amplia-
mento fosse continuato, come è avvenuto in altri grandi
centri, a Milano p. e. con l’aggregazione dei corpi santi,
a Genova, dove, non paghi ancora, alcuni propongono di
estendere la città annettendo Sampierdarena; e, fuori Italia,
a Londra, a Vienna, e, tra poco, a Berlino, ora che la
popolazione di quella capitale, dopo la costituzione dell’im-
pero germanico, è considerevolmente cresciuta.
Qualche cosa di simile proponeva di fare anche per
Napoli, durante la sua amministrazione, il conte Giusso;
ma non se ne fece niente; al principio di quest’anno la
sua idea è stata rimessa avanti dall’ing. Cottrau. Se que-
sto disegno venisse attuato, sarebbe fatto importantissimo
per la storia della topografia di Napoli, del quale non
mancheranno di occuparsi coloro, che scriveranno la Na-
poli Nobilissima dell’anno 2000.
Fine.
Nicola del Pezzo.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI. (*)
Risposte a un assiduo.
Un assiduo, che non si firma, ma ch’è certo un intelligente ama-
tore di cose napoletane, ci scrive una lettera, nella quale in primo
luogo ci domanda come mai nell’articolo sulla Lanterna del Molo (Nap.
nobiliss., n. 7) sia detto che: «Non si è riuscito a sapere in qual
« punto del porto di Napoli era messa la lanterna che certamente
« fin dai tempi più remoti indicava la via ai naviganti », quando il
■Cadetti nella sua Topografia ed altri vecchi scrittori nostri scrivono che
era posta sul colle Monteronc, al punto detto in sèguito Vico S. An-
giolillo, e quando ancora vi sono vicoli a Porto detti Lanterna vecchia.
Rispondiamo all’assiduo che il Carletti è tutt’altro che uno scrit-
tore esatto: i ruderi che lui ed altri prima di lui, scambiarono pei resti
(*) Questo articolo doveva pubblicarsi nel fascicolo precedente, e non
si potè per mancanza di spazio. Alcune notizie non sono più, a dir
vero, troppo fresche; ma le mettiamo, a ogni modo, perchè non man-
chino alla collezione!
(Nota della Redazione).
dell’antica lanterna, sono stati dal Capasse riconosciuti quali resti di
una antica torre della cinta delle mura. Il vico Lanterna vecchia è così
discosto dall’antico porto angioino che la sua denominazione può, al
più, designare che di là si andava alla lanterna, ma non già che ivi
fosse posta la lanterna. Ma è poi proprio sicuro che la denominazione
Lanterna vecchia alluda al faro del porto?
Lo stesso assiduo ci esorta a riprodurre « qualche disegno del Pa-
« lazzo vecchio, della Galitta a S. Brigida, della Fontana dei Quattro
« del Molo », ch’egli suppone debbano trovarsi nelle collezioni che
sono nella Biblioteca della Società Storica.
Rispondiamo ch’è vero che la Società Storica possiede un certo nu-
mero d’incisioni di vedute e monumenti di Napoli; ma, tra queste,
non c’è nessuno dei disegni sovraccennati. E neanche ne possiede un
nostro collaboratore che ha una discreta collezioncina di simile roba.
Una piccola e insignificante veduta del Palazzo Vecchio è nella serie
di vedute del Petrini; un’altra dovrebbe trovarsene non so bene se
neW Omnibus o nel Poliorama. — Della Fontana dei Quattro del Molo
un disegno diceva di possedere il Martorana che nel testo della sua
opera degli Scrittori del dialetto napoletano dice che unisce al volume
la riproduzione di esso; ma questa riproduzione non fu poi messa, o
almeno manca in tutti gli esemplari ch’io ho veduto dell’opera del
Martorana. Ma se la fontana esiste ancora, come sembra, in una villa
presso Madrid, non sarà impossibile procurarsene una fotografia: qual-
che anno fa, avrei potuto accertarmi della cosa, trovandomi a Madrid;
ma non ci pensai. — Della Galitta a S. Brigida, per quanto sappiamo,
non esiste nessuna veduta.
Ma stia sicuro ^assiduo che noi non tralasciamo le necessarie ricer-
che, e speriamo, una volta o l’altra, di poter contentare in tutto i suoi
desideri!, che sono poi anche i nostri.
* *
Commissione municipale.
Nella sua ultima riunione, dello scorso mese d’Agosto, ha ripreso
in esame la pratica pei restauri della Chiesa di S. Brigida, e appro-
vando le lettere scritte al Municipio e all’intendenza di Finanza, ha
deliberato che si facciano nuove premure perchè si metta mano al
più presto ai lavori proposti.
S’è occupata del salvataggio di uno stemma di famiglia che trovasi
su una porta di una casa di proprietà del signor Gallo al sedile di
Porto presso la chiesa dei Tedeschi.
Ha deliberato di recarsi a visitare in una prossima riunione gli
affreschi della cappella dei Loffredo in Donnaregina.
Ha trattato di nuovo della cappella di S. Aspreno, e ha preso nota
con piacere del provvedimento adottato di collocare il bassorilievo
detto di Orione o Niccolò Pesce e l’iscrizione relativa in uno dei nuovi
edifizii che sorgeranno al posto dov’era prima la casa alla cui parete
esteriore le due lapidi erano attaccate.
*
* *
Nomi di vie.
La noterella, da noi pubblicata nel numero 8, riprodotta nel gior-
nale Corriere di Napoli, ha dato luogo alla seguente lettera del capo
deH’ufficio d’anagrafe e statistica municipale, pubblicata nel num. 248
dello stesso giornale:
« In un recente numero del suo accreditato diario si rileva uno scon-
cio in ordine ad alcune iscrizioni di tabelle viarie nel perimetro del
piano di risanamento. Il fatto purtroppo è vero; senonchè la esecu-
zione delle tabelle sulle quali deplorevolmente leggesi: via Corso e via
Rua non è stata fatta, come è di regola, a cura del Municipio, ma
bensì per arbitraria iniziativa della Società di risanamento, ovvero di
uno degli imprenditori da essa dipendenti.
« In quanto al nome di Federico d’Aragona dato ad una strada pros-
sima alla rua Toscana, mentre dalla Commissione consultiva, all’uopo
nominata, un tal nome fu proposto per una delle vie della Duchesca,
anche un tal fatto è avvenuto per abuso della Società o dei suoi co-
struttori.
« Posso però assicurare la S. V. che Pili, signor Sindaco ha dato di-
sposizioni severe e perentorie, affinchè i lamentati sconci non si ripro-
ducano in avvenire, e di avere parimenti ordinato che vengano senza
indugio rettificate le errate iscrizioni ».
Questa è la prima volta che un nostro reclamo ha ottenuto il suo
effetto! Albo notanda lapillo.
Don Fastidio.
NAPOLI NOBILISSIMA
farina. La cinta era allora molto estesa : sarebbe troppo
scura pe’ lettori tale descrizione : ma per darne un’idea
soltanto, dirò, che, dal lato del mare, quando fu fatta que-
sta descrizione di confini, la cinta di Napoli giungeva dove
ora è la parrocchia di S. Giovanni a Teduccio! S. Giovanni
a Teduccio era parte della città; quelle due non interrotte
file di case, che allora non esistevano, ma che hanno po-
tuto sorgere solo per la vicinanza di Napoli, quella strada
ammorbata dalle esalazioni pestifere di distillerie, concierie
ed altro ben di Dio, ed ingombrata da carri d’ogni maniera,
da tram e da omnibus, dove uno addosso all’altro e sbat-
tendo come polli in gabbia si va e si viene da Napoli,
entravano nel territorio della città!
In seguito la cinta si è venuta stringendo: lo spazio mi
vieta di seguire le indagini sulle vicende dei casali di Na-
poli in questi ultimi anni. Da quello, che ho detto risulta,
che essi sono stati sempre avventurati, soprattutto ora,
che le vie di comunicazione sono tanto più facili, ora che
ognun di essi vede crescere la sua popolazione e la sua
ricchezza, sempre all’ombra di Napoli.
Ma è strano fenomeno questo, che dal secolo passato
la cinta si sia ristretta, mentre che fin allora si era andata
sempre allargando. Sarebbe stato più logico che l’amplia-
mento fosse continuato, come è avvenuto in altri grandi
centri, a Milano p. e. con l’aggregazione dei corpi santi,
a Genova, dove, non paghi ancora, alcuni propongono di
estendere la città annettendo Sampierdarena; e, fuori Italia,
a Londra, a Vienna, e, tra poco, a Berlino, ora che la
popolazione di quella capitale, dopo la costituzione dell’im-
pero germanico, è considerevolmente cresciuta.
Qualche cosa di simile proponeva di fare anche per
Napoli, durante la sua amministrazione, il conte Giusso;
ma non se ne fece niente; al principio di quest’anno la
sua idea è stata rimessa avanti dall’ing. Cottrau. Se que-
sto disegno venisse attuato, sarebbe fatto importantissimo
per la storia della topografia di Napoli, del quale non
mancheranno di occuparsi coloro, che scriveranno la Na-
poli Nobilissima dell’anno 2000.
Fine.
Nicola del Pezzo.
NOTIZIE ED OSSERVAZIONI. (*)
Risposte a un assiduo.
Un assiduo, che non si firma, ma ch’è certo un intelligente ama-
tore di cose napoletane, ci scrive una lettera, nella quale in primo
luogo ci domanda come mai nell’articolo sulla Lanterna del Molo (Nap.
nobiliss., n. 7) sia detto che: «Non si è riuscito a sapere in qual
« punto del porto di Napoli era messa la lanterna che certamente
« fin dai tempi più remoti indicava la via ai naviganti », quando il
■Cadetti nella sua Topografia ed altri vecchi scrittori nostri scrivono che
era posta sul colle Monteronc, al punto detto in sèguito Vico S. An-
giolillo, e quando ancora vi sono vicoli a Porto detti Lanterna vecchia.
Rispondiamo all’assiduo che il Carletti è tutt’altro che uno scrit-
tore esatto: i ruderi che lui ed altri prima di lui, scambiarono pei resti
(*) Questo articolo doveva pubblicarsi nel fascicolo precedente, e non
si potè per mancanza di spazio. Alcune notizie non sono più, a dir
vero, troppo fresche; ma le mettiamo, a ogni modo, perchè non man-
chino alla collezione!
(Nota della Redazione).
dell’antica lanterna, sono stati dal Capasse riconosciuti quali resti di
una antica torre della cinta delle mura. Il vico Lanterna vecchia è così
discosto dall’antico porto angioino che la sua denominazione può, al
più, designare che di là si andava alla lanterna, ma non già che ivi
fosse posta la lanterna. Ma è poi proprio sicuro che la denominazione
Lanterna vecchia alluda al faro del porto?
Lo stesso assiduo ci esorta a riprodurre « qualche disegno del Pa-
« lazzo vecchio, della Galitta a S. Brigida, della Fontana dei Quattro
« del Molo », ch’egli suppone debbano trovarsi nelle collezioni che
sono nella Biblioteca della Società Storica.
Rispondiamo ch’è vero che la Società Storica possiede un certo nu-
mero d’incisioni di vedute e monumenti di Napoli; ma, tra queste,
non c’è nessuno dei disegni sovraccennati. E neanche ne possiede un
nostro collaboratore che ha una discreta collezioncina di simile roba.
Una piccola e insignificante veduta del Palazzo Vecchio è nella serie
di vedute del Petrini; un’altra dovrebbe trovarsene non so bene se
neW Omnibus o nel Poliorama. — Della Fontana dei Quattro del Molo
un disegno diceva di possedere il Martorana che nel testo della sua
opera degli Scrittori del dialetto napoletano dice che unisce al volume
la riproduzione di esso; ma questa riproduzione non fu poi messa, o
almeno manca in tutti gli esemplari ch’io ho veduto dell’opera del
Martorana. Ma se la fontana esiste ancora, come sembra, in una villa
presso Madrid, non sarà impossibile procurarsene una fotografia: qual-
che anno fa, avrei potuto accertarmi della cosa, trovandomi a Madrid;
ma non ci pensai. — Della Galitta a S. Brigida, per quanto sappiamo,
non esiste nessuna veduta.
Ma stia sicuro ^assiduo che noi non tralasciamo le necessarie ricer-
che, e speriamo, una volta o l’altra, di poter contentare in tutto i suoi
desideri!, che sono poi anche i nostri.
* *
Commissione municipale.
Nella sua ultima riunione, dello scorso mese d’Agosto, ha ripreso
in esame la pratica pei restauri della Chiesa di S. Brigida, e appro-
vando le lettere scritte al Municipio e all’intendenza di Finanza, ha
deliberato che si facciano nuove premure perchè si metta mano al
più presto ai lavori proposti.
S’è occupata del salvataggio di uno stemma di famiglia che trovasi
su una porta di una casa di proprietà del signor Gallo al sedile di
Porto presso la chiesa dei Tedeschi.
Ha deliberato di recarsi a visitare in una prossima riunione gli
affreschi della cappella dei Loffredo in Donnaregina.
Ha trattato di nuovo della cappella di S. Aspreno, e ha preso nota
con piacere del provvedimento adottato di collocare il bassorilievo
detto di Orione o Niccolò Pesce e l’iscrizione relativa in uno dei nuovi
edifizii che sorgeranno al posto dov’era prima la casa alla cui parete
esteriore le due lapidi erano attaccate.
*
* *
Nomi di vie.
La noterella, da noi pubblicata nel numero 8, riprodotta nel gior-
nale Corriere di Napoli, ha dato luogo alla seguente lettera del capo
deH’ufficio d’anagrafe e statistica municipale, pubblicata nel num. 248
dello stesso giornale:
« In un recente numero del suo accreditato diario si rileva uno scon-
cio in ordine ad alcune iscrizioni di tabelle viarie nel perimetro del
piano di risanamento. Il fatto purtroppo è vero; senonchè la esecu-
zione delle tabelle sulle quali deplorevolmente leggesi: via Corso e via
Rua non è stata fatta, come è di regola, a cura del Municipio, ma
bensì per arbitraria iniziativa della Società di risanamento, ovvero di
uno degli imprenditori da essa dipendenti.
« In quanto al nome di Federico d’Aragona dato ad una strada pros-
sima alla rua Toscana, mentre dalla Commissione consultiva, all’uopo
nominata, un tal nome fu proposto per una delle vie della Duchesca,
anche un tal fatto è avvenuto per abuso della Società o dei suoi co-
struttori.
« Posso però assicurare la S. V. che Pili, signor Sindaco ha dato di-
sposizioni severe e perentorie, affinchè i lamentati sconci non si ripro-
ducano in avvenire, e di avere parimenti ordinato che vengano senza
indugio rettificate le errate iscrizioni ».
Questa è la prima volta che un nostro reclamo ha ottenuto il suo
effetto! Albo notanda lapillo.
Don Fastidio.