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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

D9

inchiusi i casali di Napoli, sia che avessero tal privilegio
per grazia del re, sia che lo avessero acquistato riscat-
tandosi : e nel 1783 dei trenta casali allora esistenti, venti
erano baronali. Più rispettata fu la prerogativa avuta dagli
Aragonesi in poi, di non pagare le imposte di Napoli : que-
sto però risguardava soltanto le tasse ordinarie, non tutti i
donativi, che Napoli spontaneamente offriva ai re di Spa-
gna. I casali non pagavano imposte di consumo : ne è prova
il diploma di concessione di Ferrante d’Aragona ad Angelo
Cuomo, nel quale concede a tutti coloro, che andassero ad
abitare nelle case da lui edificate presso Arcora (case, che,
come ho detto, furono il primo nucleo di Casalnuovo),
(( tutte quelle immunità e franchigie degli altri casali di
« Napoli », e li esenta « da qualsivoglia gabella » tranne
quella « imposta per riparare le mura di Napoli »; e con-
cede altresì « di vendere vino greco, musto ed altre qual-
« sivoglia cose solite a vendersi in altri ospizi, franchi detti
« vini da qualsivoglia dritti terziarii ed altre gabelle praeter
«« quelle per le mura di Napoli ». Così, sulla fine del se-
colo XVII, ad istanza dei governatori dell’arrendamento
della farina, si procedette alla formazione della platea dei
confini tra Napoli e i suoi casali e all’apposizione dei ter-
mini lapidei, allo scopo di determinare quali zone doves-
sero essere considerate come casali, e perciò essere esenti
dall’imposta (T).
Perchè tal differenza? Perchè i casali, che all’epoca an-
gioina erano più gravati degli altri, ebbero poi questi pri-
vilegi? E come mai gli spagnuoli, che non rispettarono
niente, rispettarono questo? Fu forse per evitare a Napoli
un soverchio agglomeramento di popolazione, che l’avreb-
be resa meno tranquilla, e più pericolosa nelle sollevazioni?
Potrebbe darsi. Certo è, che da quel tempo fu sempre
ostacolato l’allargamento della cinta di Napoli e la costru-
zione di nuove case : numerosi bandi viceregnali furono
spediti a questo effetto, minacciando ai trasgressori non lievi
pene pecuniarie, ed altre ad arbitrio di S. E. Il Conte di
Olivares comminò nientemeno, che 3 anni di galera : ma
bisogna dire, ad onor de’ napolitani di allora, che essi si
risero altamente di tutte queste proibizioni, e fecero dei
bandi dei viceré il caso, che fanno ora, i loro posteri, delle
ordinanze municipali.
Di qui è venuta la presente eccessiva ed antigienica
densità della popolazione a Napoli, i fondaci, i bassi e so-
pratutto, la tendenza ereditaria, atavistica della plebe, a
star l’uno addossa all’altro, che è l’ostacolo maggiore per
un vero risanamento dei quartieri bassi di Napoli; ed è
anche venuta, naturale conseguenza, la soverchia altezza
delle case anche signorili di Napoli : come si osserva p. e.
nella via detta di spaccanapoli, dove su case costruite per
aver due o un piano, ne furono elevati altri due o tre,
senza rispetto per l’architettura.
I casali si regolavano con le stesse consuetudini di Na-
poli; pure, sembra che avessero una tal quale indipendenza
amministrativa.

(1) Di questa confinazione furono poi delineate nel 1779 le piante
dal R. Ingegnere Camerale D. Giambattista Porpora; e questo impor-
tante documento è conservato in un manoscritto appartenente alla
Società Storica.

Fino a che punto questa sia giunta, non credo si possa
determinare con esattezza. Certo essi si studiarono di sot-
trarsi sempre più alla dipendenza di Napoli, ed è anche
probabile, che i viceré, in tutt’altre faccende affaccendati, li
lasciassero proseguire tranquillamente il loro lavorìo. Se
non che, le funzioni amministrative delle università non
erano, in quel tempo, molteplici e complicate come ora :
10 stato civile p. e., un grattacapo de’ comuni nostri, era
affidato alla chiesa : il tutto si riduceva allora, quasi unica-
mente, alla sorveglianza sul prezzo e sulla qualità de’ viveri.
Ora in questo i casali dipendevano da Napoli : il giustiziere
della grassa avea diritto di visitarli per vigilare sul costo
e la bontà dei commestibili, e a quesco scopo nominava
un uffiziale da lui dipendente, il catapano. Inoltre, da un
documento del 1484 si ricava, che gli abitatori de’ casali
aveano l’obbligo di venire ad aiutare i cittadini a spazzare
le strade : niente di più equo e di più logico. Il docu-
mento è una lettera scritta ai 22 d’aprile ad istanza de’
deputati alla nettezza della città (oggi diremmo : gli asses-
sori dello spazzamento) al Reggente e Giudici della Vica-
ria, perchè si costringessero gli uomini de’ casali a venire
per far qualunque servizio occorrente, a tale scopo, in-
sieme co’ cittadini (0. Si consolino i napoletani al pensiero,
che, da quattro secoli almeno, lo spazzamento a Napoli
è un problema! Oltre all’obbligo suddetto, il quale se è
vero che il presente è figlio del passato, è facile indovi-
nare come fosse adempito, i casali doveano provvedere Na-
poli di mortelle, ed altre cose occorrenti per le feste di
piazza. Come dunque dubitare dell’egemonia? Quando vi
era qualcosa di comune interesse, Napoli faceva chiamare
quelli de’ casali, come il superiore i suoi dipendenti; così,
per citare un esempio, tra le scritture varie risguardanti i
Parlamenti generali, che si trovano nell’Archivio munici-
pale (1 2), vi è una lettera in data 18 novembre 1568 « agli
« eletti sindici et huomini de’ casali di Napoli, chiamati
« in Napoli per trattare di cose concernenti benefizio pub-
« blico ».
Così su per giù, con relazioni un po’ vaghe, si andò in-
nanzi fino alla restaurazione, dopo la quale i casali diven-
nero comuni suburbani : ora poi né anche così si potreb-
bero chiamare i comuni intorno Napoli, perchè, proba-
bilmente, se l’avrebbero a male.
I privilegi concessi ai casali, aggiunti alla loro posizione
per sè stessa privilegiata, avendo avuto per conseguenza
11 loro sviluppo da prima parallelo a quello di Napoli,
dipoi, come ho notato, molto più rapido, i governanti
della città, per non perdere materia tassabile, poiché, come
fu detto, dal tempo degli Aragonesi dalle tasse i casali
erano esenti, secondo che essi s’estendevano, li inchiude-
vano nella cinta della città. Così è, che nel 1783 trovia-
mo solo 30 casali : gli altri erano entrati nella cinta citta-
dina. Un documento importantissimo, per la storia della
topografia nostra, è la già citata descrizione dei confini di
Napoli e de’ suoi casali, fatta a due riprese nei secoli XVII
e XVIII, in occasione dell’arrendamento della gabella sulla

(1) Curie, I, 1481, fol. 150. Nell’Archivio di Stato.
(2) N. 140. Dobbiamo queste due comunicazioni alla cortesia del
eh. Capasso.
 
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