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Napoli nobilissima — 1.1892

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Napoli nobilissima


RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

SOMMARIO DEL 9 FASCICOLO — VOL. I.
Pizzofalcone. IV. G. Ceri.
La Floridiana. IH. R. Caraja.
Poggioreale. II. A. Colombo.
I casali di Napoli. I. N. del Pezzo.
II Falsario. IL B. Croce.

PIZZOFALCONE

IV.
I TUMULTI DEL 1647 E IL MONASTERO DELL’EGIZIACA. - Il PRESIDIO.
Il palazzo Cassano e la Nunziatella.
La contrada di Pizzofalcone, abitata, come si è visto,
da nobili famiglie e dai loro clienti, fu la sola parte della
città, che, oltre i castelli e il palazzo reale, rimanesse fe-
dele al Viceré allo scoppiare della rivoluzione di Masa-
niello.
Il Duca di Arcos, incurante o inconscio dell’importanza
del malcontento che serpeggiava tra il popolo, non aveva
preso alcun provvedimento; ma nella notte che seguì alla
fortunosa domenica, 7 luglio, si circondò di tutte le scarse
truppe di cui disponeva, un tremila uomini fra Spagnuoli,
Italiani, Valloni e Borgognoni.
I quali — dice il Capecelatro — furono divisi in diversi luoghi con-
venevoli, con formarne anche uno squadrone alla piazza del palazzo
reale, custodendo insieme il quartiere di Pizzofalcone con fortificare
il ponte nuovo delle mortelle, e racchiudere le strade, che in quel

quartiere salivano dalla prossima riviera del mare di S. Lucia, con
far trincee e ripari per tutto, composte di botti piene di letame, ed
in altri luoghi di terreno, fascine e sacchi pieni di lana, secondo l’uso
di guerra, supplendo dove mancavano le fascine con i rami degli al-
beri fruttiferi che tagliavano nel giardino del parco (1).
Il comando della difesa fu affidato al maestro di campo
Prospero Tuttavilla.
Nei giorni successivi molti nobili, che non vollero, o
non poterono uscire da Napoli, si ricoverarono su Pizzo-
falcone (1 2 3). E questo quartiere continuò ad essere guardato
anche dopo che, sedati in parte i primi tumulti colla con-
ferma dei capitoli di Carlo V e le nuove concessioni del
Duca di Arcos, l’autorità del Viceré ricominciò a signo-
reggiare sul resto della città. Il Tuttavilla fortificò nel 28
luglio l’alto del monte, dove sorgeva il palazzo dei Loffredo.
Di che insospettiti i popolani non volessero colà condurre artiglierie,
fecero istanza al Viceré, che le trincee di là si levassero, come in ef-
fetto per soddisfarli, alcune di esse si levarono, ritirandole più indie-
tro, con rimanere solo ben fortificato il ponte, per dove si passa alle
mortelle, la salita che viene dalla strada di porta di Ghiaia ed una
mezzaluna col suo fosso nel largo della chiesa di S. Maria degli An-
geli, e tutte le bocche delle strade che in esso largo vengono (3).

(1) Capecelatro, Diario, I, 46, 47.
(2) Fra quelli che colà albergavano ed andavano di continuo ad
assistere il Viceré, il Capecelatro nota: Carlo Caracciolo di S. Eramo
Cavallerizzo Maggiore, il Maestro di Campo Achille Minutolo Duca
del Sasso, il Maestro di Campo Giovan Tommaso Bianco Marchese
dell’Oliveto (Diario, I, 234). Il diarista stesso passò alcuni giorni nella
casa di Nicola di Palma Cavaliere di Calatrava, su Pizzofalcone, e là
si ricoverò Fabrizio Cennamo dopo l’incendio del suo palazzo a Gesù
e Maria (Ivi, I, 51, 173).
(3) Diario cit., I, 134.
 
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