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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA

« spandere reti, per comodo della marineria ». Tra il pa-
rapetto e il viale dei tigli, sono « dei parterre con teste di
fiori ed agrumi », adorni di due fontane. Qui anche, « i se-
« dili di fabbrica, per commodo di chi vuol riposarsi » (0.
Dal lato di terra, anche un parterre, con altre due fon-
tane, separato dalla via con cancelli di ferro, sostenuti da
pilastroni e dodici fontane adorni delle statue di stucco del
Sammartino: tritoni, naiadi, ecc., molto mediocriC1 2 3 4 5).
Alla fine della Villa, al punto dov’è ora la Cassa ar-
monica, un cancello, come all’altro capo. Fuori del cancello,
si vedeva la chiesa di S. Leonardo, e l’inizio di una nuova
piantagione; perchè era già stabilito il prolungamento del
Reai Passeggio.
E sapete quale fu il nome che la Villa portò per qual-
che tempo ? — Nientedimeno : le Tuileries. È un nome
che non ebbe voga, ed è ora completamente dimenticato;
ma non è men vero che, per qualche tempo, fu quello
il battesimo ufficiale. « Fatta » — dice il Sigismondi —
« per diporto de’ Napoletani, dai quali gli si è dato il
« nome di Tuglieria, per paragonarla a quella villa, ch’è
« a Parigi, cosidetta, la quale anche serve per diporto
« dei Francesi ». « Ora, e più quando sarà finita », —
dice un altro scrittore — « non invidierà la gran Tuille-
« ria di Francia ». « Quando fu formata » — dice, alcuni
anni dopo, un viaggiatore tedesco — « ricevette il nome
«superbo di Tuilleries, ma comunemente fu detta Villa
« Reale » (3).
*
* *
Aperto al pubblico il nuovo passeggio, servì subito per
la festa della Fiera, che, dal 1738, si voleva fare ogni anno
in Napoli, nei mesi estivi.
Fino al 1780 era stata fatta nel Largo di Palazzo; un
progettista, appunto in quell’anno, consigliava che fosse
trasferita al Largo della Vittoria, rendendone stabile l’edi-
ficio (4). L’anno dopo, vi fu trasferita di fatti: ma vi durò
solo quell’anno.
Per la Fiera del Largo di Palazzo la Corte spendeva un
1300 ducati; trasportata alla Vittoria, costava un migliaio
di ducati di più. Comprendeva le seguenti baracche : —
Orefice, Calzettaio, Venditore di porcellana, Speziale, Tarta-
ruga™, Tabaccare, Sorbettaro, Chinchigliaro, Arte della seta,
Arte della lana, Spadaro, Faienza del ponte, Cristallaro, Scar-
paro, Rammaro, Ottonaro, Tavernaro, Caffettiere, Guantaro,
Rivenditore, Parrucchiere, Giudicchiere, Teatro e Casotto, Pa-

ti) Sigismondi, l. c.
(2) Celano, Sigismondi, l. c.; De La Lande, Voyage en Italie 3, Gènève,
1790, V, 298.
(3) Celano, l. c.; Sigismondi, l. c.; P. I. Rehfues, Gemàhlde von Neapel,
Ziirich, 1808, III, 92-7.
(4) Rinnovazione de’ progetti relativi all’abbellimento ed alla pulizia della
città di Napoli, 1780, pp. 54-9.

sticcena e Fiaschetteria, Posti volanti. Queste baracche si
lattavano per 1314 ducati (r).
La Fiera s’aprì nel Largo della Vittoria Pii luglio 1781,
e durò circa due mesi, fino all’8 settembre. Gli alunni dei
tre Conservatorii vi facevano la musica; ciascun Conser-
vatorio a turno, pagandoglisi, per tutti i due mesi, da 40
a 50 ducati. Nel teatrino, recitava la compagnia del S. Car-
lino (2).
Ma, come dicevo, durò poco : la Deputazione dei pub-
blici spettacoli ne propose l’abolizione, perchè « accanto
« al R. Passeggio diventa inutile, riducendosi a piazza di
« persone di livrea »; e propose, in cambio, « l’illumina-
« zione per sessanta giorni » di « due sole arcate, tanto
« fuori dell’entrata della Vittoria, quanto fuori dell’uscita,
« dalla parte di San Leonardo » (3).
Così si fece, e « ogni està, per circa due mesi conti-
« nui, viene la notte illuminato con un’infinità di fanali;
« e nel mezzo vi si erge Un’Orchestra, nella quale dagli
« alunni dei tre Conservatorii di musica della nostra città
« suonansi bellissime sinfonie e notturni fin dopo la mez-
« zanotte, essendosi quivi trasportata la illuminazione che
« si faceva nella Reai Fiera avanti il Regio Palazzo » (4).
Nello stesso anno 1782, quel luogo di delizie ricevette
il battesimo di sangue... d’un omicidio: il 14 agosto un
tal Vincenzo Severino, che aveva il carico d’invigilare ai
lavori dei forzati, uccise Pietro Quercia, addetto all’opera
del R. Passeggio, tagliandogli la gola, « nel mentre stava
« dormendo su d’una sedia, appoggiato nel pilastro della
«terza arcata del Casino della Trattoria». Causa dell’omi-
cidio, il procedere rigoroso e qualche maltrattamento del
Quercia verso il Severino. Preso l’uccisore, la Corte della
Vicaria procedette ad horas; il 12 settembre fu condannato
ad essere appiccato al Mercato, la testa recisa e affissa
« in una Graticcia di ferro, nei luoghi convicini al com-
« messo delitto». Alla domanda di grazia fu risposto:
« Il Re lascia correre la giustizia »; che, difatti, fu ese-
guita, il 20 settembre (5).
*
* *
Nel 1787, il pittore Hackert e lo scultore Carlo Alba-
cini, abile restauratore di antiche statue, andarono a Ro-
ma per disporre il trasporto delle collezioni Farnesiane in
Napoli, dove di esse si dovera formare un nuovo museo.

(1) Carte, Teatri, f. 23.
(2) Scrive il De La Lande, l. c. : « La foire du mois de Juillet, qui se tenait
« sur la Place du chàteau (sic), a été transportée à Ghiaia, où il se fait une
« illuminatici! et de la musique. On bàtit alors des boutiques sur la place
«d’entrée: ce coup d’oeil est superbe, et l’on en a fait une gravure ».
(3) Deputazione, 18 giugno 1782; approv. ai 27 giugno. — Teatri, f. 24.
(4) Sigismondi, l. c.
(5) Uditore Dattilo, 14 agosto 1782; Giudice Freda, 31 agosto. Relaz. della
Vicaria, 12 sett.; ed altre carte, Teatri, f. 24.
 
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