RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA
53
Fra le tante cose che i nostri tempi iconoclastici hanno
distrutto, c’è anche il tipo del poeta. E i nostri poeti sono
miseri mortali, come noi tutti!
#
* *
Dopo il 1848, fu smesso di nuovo l’uso dell’illumina-
zione e della musica; che non fu ripreso se non dopo il
1860, quando anche furono tolti alla Villa il carattere di
sito reale e le proibizioni relative.
Ma delle trasformazioni di questi ultimi trent’anni, ba-
sta far un cenno rapidissimo. Nel 1861 o 62 fu eretta nella
Villa la mediocre statua di Giambattista Vico, dovuta allo
scalpello di Don Leopoldo Borbone, Conte di Siracusa.
Nel 1866 sorse, dietro al Tempietto di Virgilio, l’orrida
statua di Pietro Colletta, opera del Cavalier Gennaro Cali,
ch’ebbe il coraggio di firmarla! La statua ha un’iscrizione,
che dice, tra l’altro, molto acconciamente, come il Col-
letta, militare, uomo politico e scrittore, nei tardi anni
dettasse quelle Storie Onde jurono prima noti e compresi
L’austero travaglio e i secolari intenti Del mezzogiorno d’Ita-
lia. — Credereste che non sono riuscito a sapere l’autore
di questa iscrizione ? Chi m’ha detto : Paolo Emilio Im-
briani; chi Antonio Ranieri; e chi Mariano d’Ayala!
Nel periodo dell’amministrazione Capitelli, fu tolta l’in-
ferriata, messa nel 1834, (ora andata ad adornare in parte
la villa di Foggia, e in parte, mi dicono, quella d’Eboli),
e ve ne fu sostituita un’altra, che racchiude anche il trot-
toli-, dal lato della strada della Riviera.
Intanto, nella villa era sorto il Pompeiorama (poi studio
del pittore Maldarelli ed ora del fotografo Lauro). Un’al-
tro casotto c’era presso lo spiazzato dov’è ora la Cassa
Armonica e di fronte al Caffè Vacca; nel quale (dolce ne
la memoria!} un tal Gavaudan vendeva giocattoli pei fan-
ciulli, e dipingeva ad acquarello Golfi di Napoli e Vesuvii
pei forestieri! La Cassa Armonica fu fatta durante l’ammi-
strazione Sandonato. Bisogna anche ricordare che fuori
della Villa, a sinistra verso il mare, c’era il teatro detto
il Giardino d’inverno, in istile moresco, costruito qualche
anno prima del 1860; che nel 1869 fu sede àeW Anticon-
cilio; e cadde in sèguito in abbandono, finché fu abbattuto.
Nel 1872, il naturalista tedesco Antonio Dohrn fondava
la Stazione Zoologica di Napoli, il più importante stabili-
mento di questo genere che vi sia in Europa; e nel 1874
si apriva VAquarium, il bianco palazzo della scienza, posto
lì, in mezzo agli ozii e ai divertimenti della Napoli mon-
dana.
In un libercolo popolarissimo in Germania, nei Buch-
holzens in Italien di Giulio Stinde, c’è una pagina a questo
proposito, che mi piace trascrivere. Parla Frau Wilhelmine
Buchholzens, una berlinese che va col marito girando per
l’Italia, e facendo le sue osservazioni ingenue, e, talvolta,
volgarucce. Parlando di Ghiaia, dopo aver ammirato il lusso
degli equipaggi e delle toilettes, continua : « Più tardi, il
« giardino fu illuminato da centinaia di fiammelle di gas.
« Le piante son vere piante, non di zinco dipinto verde !
« Il mare mormora giù, presso il giardino; le onde accom-
« pagnano la musica; e, cessata questa, continuano a di-
« vertirsi da sole, come fa la gente. In mezzo dei giardini,
« sinnalza un magnifico edilizio bianco, le cui mura sono
« rischiarate dalle fiammelle del gas. Esso sta serio e si-
« lenzioso, come qualcosa di straniero, in mezzo a quel
« rumore, allo stridore delle ruote, al vocio degli uomini,
« alle melodie dell’orchestra. E, difatti, è straniero : è la
« Stazione Zoologica, fondata dal Dott. Antonio Dohrn,
« di Stettino. L’Impero germanico vi contribuì per cento-
« mila marche : l’Accademia di Berlino fece costruire un
« piccolo vaporetto per la pesca degli animali marini. Al-
te tri paesi vi concorsero; ma la Stazione, tuttavia, è te-
« desca : per quanto essa offra occasione di lavoro ai na-
te turalisti di tutte le nazioni, un tedesco l’ha fondata; e
ee perciò essa è tedesca. Il mio Carlo disse : — Folleggia
ee pure, o Napoli, gioisci a tua posta! In mezzo a tutto
ee questo tumulto, nel più bel punto di Napoli, la Gemia-
te nia ha eretto un tempio alla Scienza; e questo mi Tal-
ee legra più di tutto ciò onde tu vai superba! — Perchè?
ee Perchè l’onore della mia patria è il mio onore! » (*).
Negli anni più prossimi a noi, i riempimenti del Du-
mesnil hanno prodotto l’allargamento della Villa verso il
mare, e la bella Via Caracciolo. In questi lavori, è stata
distrutta ed assorbita la loggetta a mare. L’entrata e il pro-
spetto della Villa sono stati, per conseguenza, modificati
ed ampliati, abbattendosi i due casotti, e trasportandosi in
quel luogo molte statue, ch’eran prima sparse pei viali
interni. Poco lungi dalla statua del Colletta, è stato messo,
recentemente, il busto di Errico Alvino. Di un breve
tratto la Villa è stata prolungata nello spiazzo che popo-
larmente si diceva la villa dei marinai; ed ivi è stato eretto,
nel 1881, un gran monumento al pianista Sigismondo Thal-
berg, fatto a spese della vedova e opera del Monteverde :
il miglior lavoro artistico che orni la Villa : peccato che
non sia dedicato nè a un grand’uomo, nè a un napoletano.
Chi va a fare una passeggiata alla Villa, vede quale sia
il suo stato presente, meglio di quel che possa mostrarlo
io con le mie descrizioni. E poi, una passeggiata vale più
della lettura di un articolo, di un lungo articolo come
questo; del che — voglio dire dell’articolo troppo lungo —
chieggo scusa ai lettori!
Fine.
Benedetto Croce.
(1) Buchholzens in Italien von Iulius Stinde. Ne ho sott’occhio la 54.a edi-
zione: Berlino, 1890, p. ili.
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Fra le tante cose che i nostri tempi iconoclastici hanno
distrutto, c’è anche il tipo del poeta. E i nostri poeti sono
miseri mortali, come noi tutti!
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Dopo il 1848, fu smesso di nuovo l’uso dell’illumina-
zione e della musica; che non fu ripreso se non dopo il
1860, quando anche furono tolti alla Villa il carattere di
sito reale e le proibizioni relative.
Ma delle trasformazioni di questi ultimi trent’anni, ba-
sta far un cenno rapidissimo. Nel 1861 o 62 fu eretta nella
Villa la mediocre statua di Giambattista Vico, dovuta allo
scalpello di Don Leopoldo Borbone, Conte di Siracusa.
Nel 1866 sorse, dietro al Tempietto di Virgilio, l’orrida
statua di Pietro Colletta, opera del Cavalier Gennaro Cali,
ch’ebbe il coraggio di firmarla! La statua ha un’iscrizione,
che dice, tra l’altro, molto acconciamente, come il Col-
letta, militare, uomo politico e scrittore, nei tardi anni
dettasse quelle Storie Onde jurono prima noti e compresi
L’austero travaglio e i secolari intenti Del mezzogiorno d’Ita-
lia. — Credereste che non sono riuscito a sapere l’autore
di questa iscrizione ? Chi m’ha detto : Paolo Emilio Im-
briani; chi Antonio Ranieri; e chi Mariano d’Ayala!
Nel periodo dell’amministrazione Capitelli, fu tolta l’in-
ferriata, messa nel 1834, (ora andata ad adornare in parte
la villa di Foggia, e in parte, mi dicono, quella d’Eboli),
e ve ne fu sostituita un’altra, che racchiude anche il trot-
toli-, dal lato della strada della Riviera.
Intanto, nella villa era sorto il Pompeiorama (poi studio
del pittore Maldarelli ed ora del fotografo Lauro). Un’al-
tro casotto c’era presso lo spiazzato dov’è ora la Cassa
Armonica e di fronte al Caffè Vacca; nel quale (dolce ne
la memoria!} un tal Gavaudan vendeva giocattoli pei fan-
ciulli, e dipingeva ad acquarello Golfi di Napoli e Vesuvii
pei forestieri! La Cassa Armonica fu fatta durante l’ammi-
strazione Sandonato. Bisogna anche ricordare che fuori
della Villa, a sinistra verso il mare, c’era il teatro detto
il Giardino d’inverno, in istile moresco, costruito qualche
anno prima del 1860; che nel 1869 fu sede àeW Anticon-
cilio; e cadde in sèguito in abbandono, finché fu abbattuto.
Nel 1872, il naturalista tedesco Antonio Dohrn fondava
la Stazione Zoologica di Napoli, il più importante stabili-
mento di questo genere che vi sia in Europa; e nel 1874
si apriva VAquarium, il bianco palazzo della scienza, posto
lì, in mezzo agli ozii e ai divertimenti della Napoli mon-
dana.
In un libercolo popolarissimo in Germania, nei Buch-
holzens in Italien di Giulio Stinde, c’è una pagina a questo
proposito, che mi piace trascrivere. Parla Frau Wilhelmine
Buchholzens, una berlinese che va col marito girando per
l’Italia, e facendo le sue osservazioni ingenue, e, talvolta,
volgarucce. Parlando di Ghiaia, dopo aver ammirato il lusso
degli equipaggi e delle toilettes, continua : « Più tardi, il
« giardino fu illuminato da centinaia di fiammelle di gas.
« Le piante son vere piante, non di zinco dipinto verde !
« Il mare mormora giù, presso il giardino; le onde accom-
« pagnano la musica; e, cessata questa, continuano a di-
« vertirsi da sole, come fa la gente. In mezzo dei giardini,
« sinnalza un magnifico edilizio bianco, le cui mura sono
« rischiarate dalle fiammelle del gas. Esso sta serio e si-
« lenzioso, come qualcosa di straniero, in mezzo a quel
« rumore, allo stridore delle ruote, al vocio degli uomini,
« alle melodie dell’orchestra. E, difatti, è straniero : è la
« Stazione Zoologica, fondata dal Dott. Antonio Dohrn,
« di Stettino. L’Impero germanico vi contribuì per cento-
« mila marche : l’Accademia di Berlino fece costruire un
« piccolo vaporetto per la pesca degli animali marini. Al-
te tri paesi vi concorsero; ma la Stazione, tuttavia, è te-
« desca : per quanto essa offra occasione di lavoro ai na-
te turalisti di tutte le nazioni, un tedesco l’ha fondata; e
ee perciò essa è tedesca. Il mio Carlo disse : — Folleggia
ee pure, o Napoli, gioisci a tua posta! In mezzo a tutto
ee questo tumulto, nel più bel punto di Napoli, la Gemia-
te nia ha eretto un tempio alla Scienza; e questo mi Tal-
ee legra più di tutto ciò onde tu vai superba! — Perchè?
ee Perchè l’onore della mia patria è il mio onore! » (*).
Negli anni più prossimi a noi, i riempimenti del Du-
mesnil hanno prodotto l’allargamento della Villa verso il
mare, e la bella Via Caracciolo. In questi lavori, è stata
distrutta ed assorbita la loggetta a mare. L’entrata e il pro-
spetto della Villa sono stati, per conseguenza, modificati
ed ampliati, abbattendosi i due casotti, e trasportandosi in
quel luogo molte statue, ch’eran prima sparse pei viali
interni. Poco lungi dalla statua del Colletta, è stato messo,
recentemente, il busto di Errico Alvino. Di un breve
tratto la Villa è stata prolungata nello spiazzo che popo-
larmente si diceva la villa dei marinai; ed ivi è stato eretto,
nel 1881, un gran monumento al pianista Sigismondo Thal-
berg, fatto a spese della vedova e opera del Monteverde :
il miglior lavoro artistico che orni la Villa : peccato che
non sia dedicato nè a un grand’uomo, nè a un napoletano.
Chi va a fare una passeggiata alla Villa, vede quale sia
il suo stato presente, meglio di quel che possa mostrarlo
io con le mie descrizioni. E poi, una passeggiata vale più
della lettura di un articolo, di un lungo articolo come
questo; del che — voglio dire dell’articolo troppo lungo —
chieggo scusa ai lettori!
Fine.
Benedetto Croce.
(1) Buchholzens in Italien von Iulius Stinde. Ne ho sott’occhio la 54.a edi-
zione: Berlino, 1890, p. ili.