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Napoli nobilissima — 1.1892

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102

NAPOLI NOBILISSIMA

palazzo vecchio. Il lato occidentale del parco, dove fu e-
retto il palazzo nuovo, avea innanzi uno spiazzo irrego-
lare detto largo di S. Luigi, dalla chiesa omonima (0, che
gli si elevava di contro al posto dove è ora S. Francesco
di Paola (1 2 3 4 5). Altre tre chiese erano in quelle vicinanze,
cioè verso il mare la Croce (3) e la Trinità (4), e verso
Ghiaia Santo Spirito (5), e vi stettero fino a che per siste-
mare nella presente forma il largo di Palazzo, o piazza del
Plebiscito, si dovettero demolire.
Di fronte al lato settentrionale di Palazzo Vecchio, e a
quella parte del parco che gli si estendeva accanto, sulla
linea dov’è il prospetto del teatro S. Carlo, sorgevano
fra Toledo, piazza del Castello e l’attuale via di S. Bri-
gida, taluni isolati, dove qualche anno dopo furono erette
le chiese di S. Francesco Saverio, detta poi di S. Ferdi-
nando (6 7) e di S. Brigida (7), con le rispettive case reli-
giose. Quivi presso erano, e vi rimasero fino a ieri, le
luride viuzze e le ignobili tane, sulle cui rovine si eleva
ora trionfante, come la civiltà sulla barbarie, la Galleria
Umberto I.
Ma l’idea di bonificare quei luoghi infetti è più antica
di quello che si crede : essa sorge in mente al Cavagni
sul finire del cinquecento, insieme a quella di trasformare
in una grande piazza la via così detta di D. Francesco (8 9),
che corrispondeva alla presente via di S. Brigida, e d’in-
nalzare ivi il regio palazzo.
L’haverei situato (egli scrive) in tutta quella isola che contiene dal
palazzo vecchio sino alla strada di D. Francesco, che una parte di
essa si chiama la Caglientese (9), dove sono molte habitationi vili di

(1) Era dedicata a S. Luigi Re di Francia fin dai tempi Angioini.
Alfonso I d’Aragona la concesse a S. Francesco di Paola, che fondò
ivi presso un convento.
(2) Eretta per voto da Ferdinando I di Borbone nel 1816.
(3) S. Maria della Croce, detto anche la Croce di Palazzo in tempi
posteriori, esisteva a tempo di Roberto d’Angiò. La vedova di lui,
Sancia, vi aggiunse un convento di Clarisse, e fra queste finì i suoi
giorni nel 1345. Ai tempi di Giovanna II furono le dette Suore tra-
sferite a S. Chiara.
(4) Fu edificato dalla medesima regina Sancia, con un monastero
di frati Minori, che nel 1774 passarono al Gesù Nuovo, detto perciò
Trinità Maggiore.
(5) Fu fondato.nel 1326 nel luogo dove è ora il Palazzo Reale, e
fu poi trasportato verso la metà del secolo XVI dove è ora il Largo
Carolina. Fu prima dei Basiliani ed in seguito dei Domenicani.
(6) Fondata nel 1628 dai Gesuiti in onore del Saverio di fresco
canonizzato. Nel 1767, soppressa la Compagnia di Gesù, che vi avea
casa, fu data ai Cavalieri Costantiniani, e dedicata a S. Ferdinando.
Finalmente nel 1837 Passò in questa chiesa, da S. Luigi di Palazzo,
la nobile Congrega dell’Addolorata, che attualmente la regge.
(7) Nel 1610 era un semplice oratorio governato dai PP. Filippini.
Fu poi ceduto ai PP. della Madre di Dio, detti Lucchesi, che nel 1637
costruirono la chiesa nella forma attuale.
(8) Fu così chiamata, perchè venne aperta, nel XVI secolo, da
D. Francesco di Tovara spagnuolo, il quale vi fabbricò la sua casa.
Celano, ed. del Chiarini, IV, p. 627.
(9) Anche ultimamente era designata con questo nome, d’ignota
origine, una delle vie della regione di S. Brigida, testé bonificata.

gente di malaffare et di poco honore, et haverei de primo fatto allar-
gare la detta strada di D. Francesco ben cinque volte, e tanto più o
meno quanto fossi bisognato per farci una conveniente piazza, et in
questo largo haverei situato la facciata del palazzo volta verso tra-
montana, et lì haverei fatto un braccio per la strada di Tolledo, il
quale haveria goduto di tutta la vista di detta strada per quanto corre
sino alla porta dello Spirito Santo, et da l’altra parte harei fatto un
altro braccio all’incontro del Castello Novo, et tiratolo sino al Parco,
che pur seria stato braccio convenientissimo con stanze dupplicate per
tutte le parti, perchè il sito è capacissimo: e tanto da questo braccio
quanto dalla facciata haveria il detto palazzo dominato il largo del
Castello Novo, le strade della Cavallerizza Vecchia (1), de l’incoro-
nata (2), della Piazza dell’Olmo (3), et del Molo, che sono le più belle
viste di questa città, et quello che più importa è che questo palazzo
in ogni occasione saria stato guardato e difeso dal detto Castello Novo,
e saria anco stato situato in loco che così come esso dominava tutte
le sopradette strade, così anco dall’istesse strade e luochi seria stato
visto, e goduto l’aspetto di questo palazzo, et non seria stato in loco
sequestrato della maniera che al presente se ritrova, il quale non è
visto se non da quelli che se riducono a metterseci in faccia a posta
proprio per vederlo.
Non resta a combattere che l’obiezione della spesa, e
qui pure sembra che il Cavagni abbia ragioni da vendere,
perchè sebbene in apparenza, come egli dice,
pare spesa assai, tuttavolta per dentro quelli vichi non ci sono altro
che casette che serveno con riverenza per postribuli, le quali sono di
pochissimo valore, et quelle che sedano di maggior prezzo sono al-
chune poche che stanno nelle strade di Tolledo et di D. Francesco,
delle quali doppoi haverle date a terra tutte et servitosi delli mate-
riali. la Regia Corte non seria restata in spesa di ottantamilia du-
cati, che è quello che quasi importa solo il mettere a terra la fonde-
ria che al presente se ritrova fatta, et si sparagneria la spesa da farsi
di novo per l’altra fonderia; si seria salvato il Parco, chè non se ne
sarebbe tocco niente, et se seria guadagnato il palazzo vecchio, et il
palazzo novo si troveria posto in loco più degno et nel habitato della
città, et di più se saria nobilitato quel luoco, il quale al presente sta
perso in persone di mala consideratione, cosa inconveniente apresso
al Regio Palazzo.
Con un’ultima riflessione, che arriva come il colpo di
grazia, l’atto di accusa contro Domenico Fontana si può
dire finito; sebbene qualche cosa resti nella penna, non so
se di chi scrisse o di chi copiò questo discorso. La rifles-
sione nasce dal contrapporre che si fa a « tanti nostri an-
« tepassati virtuosi, che sono stati specchi del mondo,
« come fu Baldassar de Siena, Raphael d’Urbino, Michel
« Angelo Bonaroti et altri, li quali sono stati huomini
« singularissimi, tuttavolta si può dire che più presto seano
« morti poveri che ricchi, per causa che la mira loro è
« stata solo le virtù, et non giochare, come si suol dire,

(1) Il nome esiste tuttora; ma è portato da una stretta via che
sta presso il teatro de’ Fiorentini.
(2) L’attuale via Medina.
(3) La via di Porto.
 
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