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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

B7

Francesco Diaz non stette però a lungo al governo di
quel possesso, che, ancora prima dell’ottobre del 1558 era
stato conceduto a Marcello Pignone, marchese di Oriolo,
il quale non mirò che a trarne i maggiori profitti. Perciò
aveva carpito dal Viceré Giovanni Manriquez de Lara il
privilegio di costruire un molino, presso le mura dei giar-
dini, e di potersi avvalere, per muoverlo, dalle acque della
bolla. Ma quando si fece a domandarne a Filippo II la ri-
conferma, la reai Camera della Sommaria, che ne era stata
interrogata, ritenne abusiva la concessione, e la fece an-
nullare.
Dopo alcuni anni, il pensiero di ricavare un qualche
utile frutto da Poggioreale venne anche in mente a Fi-
lippo, il quale ai 13 marzo 1571 scrisse al Viceré, duca di
Alcalà, che : la casa posta a Poggioreale trovandosi « muy
« maltrattata y en terminos de caerse », valeva meglio darla
a censo, o costruirvi molini, vendendo anche il giardino.
E soggiungeva, cercasse in uno od altro modo di cavarne
un provento « para ayudo a las necessidades de la R. Corte »,
e lo tenesse informato se i molini si potevano fabbricare,
senza che fosse impedita la corrente dell’acqua. Ma la Ca-
mera della Sommaria si oppose, adducendo, a sue ragioni,
ch’era da conservare quella splendida memoria dei Mo-
narchi Aragonesi, ed anche perchè, attraverso Poggioreale,
passava l’acquedotto che alimentava il maggior numero dei
pozzi e delle fontane della città.

altro edificio posto dentro i giardini; perchè da altre te-
stimonianze del tempo, non sembra che il palazzo fosse
allora crollante. Ad ogni modo Filippo non se ne stette,
e con altra lettera del 28 giugno 1572, diretta al Viceré,
Cardinale di Granvela, tornò ad insistere. Ma, dopo, mutò
parere, e le cose restarono come prima.
Frattanto il palazzo e il giardino vennero dati in bene-
ficio a Scipione Pignatello, marchese di Lauro, che, uomo
d’arme e Viceré di Terra d’Otranto, aveva ricevuto, in-
torno l’anno 1574, anche quest’altro premio. Il quale su-
bito dopo, per ritrarne i maggiori guadagni, cominciò a
dare in fitto i giardini e le case, tanto che Filippo, per
due volte, se ne dolse. Ma i richiami poco o nulla val-
sero; e pochi anni dopo, nel 1581, Scipione Pignatello,
nieto del marchese di Lauro, lo aveva sostituito nella te-
nencia di Poggioreale. Saputosi poi che il marchese era
fallito, e che il nipote era ancora fanciullo, fu ordinato
provvedersi, finché questi non raggiungesse l’età conve-
niente, che l’amministrazione del possesso fosse affidata a
persona che impedisse ogni danno, e lo conservasse con
quella decenza che si conveniva ad un luogo reale. Non
pertanto risulta che l’amministrazione rimase, finché visse,
al vecchio Marchese, e durante quel tempo, tutto parve
dovesse andare a soqquadro.
Ad ogni modo, si sa che, nel 1582, bisognò riparare ai
danni che aveva fatti all’acquedotto il terremoto dell’anno
precedente. Poi, nel 1591, la Camera della
Sommaria fece chiudere la taverna, che a-
veva posta, accanto alle mura del palazzo,
un Marco Spagnuolo. E al 9 ottobre, Vat-
tifante Matteo Squillante, il quale v’era stato
mandato insieme a « due auzzini et uno
« mastro fabricatore », fece subito murare
« la fenestra de la camera nov amente facta
« sopra decta taverna », serrò « con uno ca-
« renaccio la porta de decta taverna », e det-
te te ordine et mandato al detto Marco Spa-
« gnuolo sotto pena di ducati mille et altra
« pena corporale ad arbitrio di sua Eccel-
« lentia o de la Regia Camera, che da mò
« avante non ardisca di fare più taverna
« tanto in dicto locho, quanto in qualsivo-
« glia locho, per quanto tene lo giardino e
« lo palazzo de Pogioreale ».


Dalle Vedute di P. Petrini (fine s. XVII). Fotografia del Marchese Giuseppe de Montemayor (*).

Se non che, correndo l’anno 1595, il Mar-

chese di Lauro lamentossi, perchè « alcuni

Non saprei dire, però, se Filippo parlando della casa,
avesse voluto intendere il palazzo di Alfonso, o qualche (*)

(*) È appena necessario far notar al lettore l’errore della scritta che
porta la stampa del Petrini.

« particolari » da diversi luoghi entravano segretamente
dentro al giardino di Poggioreale « per robbare et gua-
« stare tanto li fructi che al presente si ritrovano in
« detto giardino, come quelli che con lo tempo se ma-
« turavano, sceppandone et spezzandone diversi arbori
 
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