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NAPOLI NOBILISSIMA
Se non che più tardi la strada prese il nome da una
chiesetta che sulla spiaggia vi edificarono alcuni marinai
intitolandola alla beata vergine del Pilar, ed ebbe così ori-
gine. Nel 1602 alcuni marinai fecero dipingere sul muro
sinistro della porta della Calce un’immagine di Maria Ver-
gine del Piliero, « simile a quella ch’è in Messina », ed
indi nel 1610 vi innalzarono una cappelluccia, che nella
visita del Cardinal Buoncompagni (1633) è indicata : sita
subtus domos muncupatas de lo oficio de le galere.
Era lunga palmi 20 e larga 12; aveva il pavimento ex
astrago, il tetto e tigulis, e la porta rivolta ad septemtrionem.
Gli atti della visita del Cardinal Filomarino (1649) no-
tano : « Cappella S. Maria de Pilerio la vecchia, S. Maria
de Pilerio la nova noviter constructa eleganter ». Così che essa
nel 1637 s’ingrandì ancora, perchè i marinai ottennero,
come nota la detta visita, « un luogo vicino al molo (in
« direzione del vico di fronte alla porta della Dogana) in
« via Olivares; quale luogo si chiamava lo pilone della
« tromba che adacquava le strada della Città per erigerci
« una cappella più grande, e siccome il luogo era anco
« stretto fu bisogno ottenere dal generale delle galere la
« facoltà di dilatarsi sul mare ». Il che ottenuto gittarono
le impalizzate per palmi 100 di lunghezza e 12 di lar-
ghezza, e lavorando assiduamente potettero far benedire
la nuova chiesa il giorno i.° di febbraio dell’anno 1643.
Questa nuova chiesa fu tutta incrostata di fini marmi
artisticamente commessi e lavorati, e di lato alla cona del
maggiore altare, un quadretto terzino dei tempi durazzeschi
rappresentante l’intera figura di una vaghissima Vergine
col figliuolo nelle braccia, ed ai lati s. Gennaro e s. Ni-
cola, con somma perizia ed accortezza segata dal muro
della vecchia cappella, vi splendevano due belle colonne di
verde antico.
Oltre il maggiore altare vi erano quattro cappelle late-
rali; la prima con l’immagine di s. Nicola di Bari, la se-
conda con un crocifisso grande in rilievo, la terza con le
imagini di s. Antonio e s. Giuseppe e la quarta con quelle
di s. Andrea e s. Gennaro.
Proseguendo a sinistra verso la spiaggia del così detto
molo di mezzo, lo stesso viceré Olivares, anche con di-
segno del Fontana, ed a spese della città, vi fe’ innalzare
un edificio per riporvi le farine, che venivano dalla via
di mare, e distribuirle così da un luogo unico ai pistori
ed ai farinai pel bisogno e consumo giornaliero della città (J).
L’edificio sorse sopra « impalizzate gittatevi da mastro
« Giovan Loise de Montella » (2 3 4).
Aveva il prospetto principale sulla strada Piliero. Ad
oriente confinava col Mandracchio, ad occidente col vico,
(1) Parrino, 0. c., 260.
(2) Spedizioni, voi. II, p. 208, nell’Archivio municipale.
detto oggi Dogana della Neve, e da tramontana con uno
spazio irregolare chiamato Molo piccolo (I).
Aveva un pianterreno rivestito all’esterno con massi di
pietra piperno ed un piano superiore fatto di pietre di Sor-
rento e coverto da tetti a due penne, e mastro Innocenzo
Quaranta fu il sovrastante ed il misuratore della fabrica (2).
I locali terranei con lamie alla reale erano otto e com-
plessivamente capaci di trentamila tomola di farina. Ve-
nivan chiamati : Punta di mare a destra e a sinistra, Lopa,
Torre, Punta di terra a destra e a sinistra, Castellammare,
ed Arcatella.
II piano superiore aveva otto compresi col nome di :
Ss.Crocifisso, Ss.Immacolata, Parruccone, Saletta nuova, S.Gae-
tano, S. Francesco di Paola, e della capacità complessiva
di 56 mila tomola di farina.
Il partito dell’intera fabbrica fu preso da mastro Vin-
cenzo della Monica, che il pittore Giovan Tommaso Vil-
lano, ed i patrii scrittori chiamano ingegniero, nella nota
che presenta agli Eletti per riscuotere l’importo « del pit-
« tare, cioè dare lo colore alle finestre rosteche de piperno
« scorniciate alli magazzini di d.a Città al Molo de mezzo »;
e gli Eletti pagarono, dopo l’apprezzo dei due consoli del-
l’arte della pittura, Geronimo Imparato ed Ettore Burges (3).
Finito l’edificio cominciò a funzionare, avendo gli Eletti
a tutto provveduto e nulla omesso, fino alla compera di
due stendardi per metterli a sventolare dalle finestre nei
giorni di gala, con gli stemmi dipinti da mastro Luigi
Cruis, pittore fiammingo (4).
Tutto procedeva in regola, perchè il Conservatore era
tenuto a rispettare e far rispettare le istruzioni impartite
dagli Eletti, giusta « la loro serie, continenza e tenore ».
Egli doveva perciò ricevere nella Conservazione solo le
farine destinate al consumo della Città e badare di farle
riporre a misura che giungevano dalla costiera o da altri
luoghi lontani, in tante sale a parte, ed indi mano mano
distribuirle, ai vari Posti della città, tenendone ragione nei
suoi libri.
(1) Stefano Gasse, Descrizione ed apprezzo del locale della Conser-
vazione dei grani sito al Molo. Nell’Arch. municipale.
(2) Si fa fede per me Vicenzo della Monica, corno il magnifico
Inocentio Quaranta comincio a servire nela fabrica che si fa da que-
sta fedelissima Città di Napoli per li Conservatori de grani et farine
nel molo di mezo corno soprastante et misuratore di d.a fabrica dal
i.° del mese di luglio prossimo passato 1594 per ordine a bocca de
111.mi Sig.ri Eletti di d.a città 1598. Vicenzo della Monica, Spedi-
zioni, c. p. 300. Nel c. Arch.
(3) Spedizioni c., pp. 1.87, 188.
(4) Costo delti due stendardi fatti per conto di questa fidelis.ma città
di Napoli. — Per canne 29 di tela di casa a carlini 6 la canna, du-
cati 17.2. Per tela turchina per le vayne, due. 4.10.10. Per le frangie,
due. 1.4.io. Per la pittura di d? stendardi in quattro faccie a mastro
Luiggi Cruis fiamengo, due. 30. — Spediz. c., p. 541.
NAPOLI NOBILISSIMA
Se non che più tardi la strada prese il nome da una
chiesetta che sulla spiaggia vi edificarono alcuni marinai
intitolandola alla beata vergine del Pilar, ed ebbe così ori-
gine. Nel 1602 alcuni marinai fecero dipingere sul muro
sinistro della porta della Calce un’immagine di Maria Ver-
gine del Piliero, « simile a quella ch’è in Messina », ed
indi nel 1610 vi innalzarono una cappelluccia, che nella
visita del Cardinal Buoncompagni (1633) è indicata : sita
subtus domos muncupatas de lo oficio de le galere.
Era lunga palmi 20 e larga 12; aveva il pavimento ex
astrago, il tetto e tigulis, e la porta rivolta ad septemtrionem.
Gli atti della visita del Cardinal Filomarino (1649) no-
tano : « Cappella S. Maria de Pilerio la vecchia, S. Maria
de Pilerio la nova noviter constructa eleganter ». Così che essa
nel 1637 s’ingrandì ancora, perchè i marinai ottennero,
come nota la detta visita, « un luogo vicino al molo (in
« direzione del vico di fronte alla porta della Dogana) in
« via Olivares; quale luogo si chiamava lo pilone della
« tromba che adacquava le strada della Città per erigerci
« una cappella più grande, e siccome il luogo era anco
« stretto fu bisogno ottenere dal generale delle galere la
« facoltà di dilatarsi sul mare ». Il che ottenuto gittarono
le impalizzate per palmi 100 di lunghezza e 12 di lar-
ghezza, e lavorando assiduamente potettero far benedire
la nuova chiesa il giorno i.° di febbraio dell’anno 1643.
Questa nuova chiesa fu tutta incrostata di fini marmi
artisticamente commessi e lavorati, e di lato alla cona del
maggiore altare, un quadretto terzino dei tempi durazzeschi
rappresentante l’intera figura di una vaghissima Vergine
col figliuolo nelle braccia, ed ai lati s. Gennaro e s. Ni-
cola, con somma perizia ed accortezza segata dal muro
della vecchia cappella, vi splendevano due belle colonne di
verde antico.
Oltre il maggiore altare vi erano quattro cappelle late-
rali; la prima con l’immagine di s. Nicola di Bari, la se-
conda con un crocifisso grande in rilievo, la terza con le
imagini di s. Antonio e s. Giuseppe e la quarta con quelle
di s. Andrea e s. Gennaro.
Proseguendo a sinistra verso la spiaggia del così detto
molo di mezzo, lo stesso viceré Olivares, anche con di-
segno del Fontana, ed a spese della città, vi fe’ innalzare
un edificio per riporvi le farine, che venivano dalla via
di mare, e distribuirle così da un luogo unico ai pistori
ed ai farinai pel bisogno e consumo giornaliero della città (J).
L’edificio sorse sopra « impalizzate gittatevi da mastro
« Giovan Loise de Montella » (2 3 4).
Aveva il prospetto principale sulla strada Piliero. Ad
oriente confinava col Mandracchio, ad occidente col vico,
(1) Parrino, 0. c., 260.
(2) Spedizioni, voi. II, p. 208, nell’Archivio municipale.
detto oggi Dogana della Neve, e da tramontana con uno
spazio irregolare chiamato Molo piccolo (I).
Aveva un pianterreno rivestito all’esterno con massi di
pietra piperno ed un piano superiore fatto di pietre di Sor-
rento e coverto da tetti a due penne, e mastro Innocenzo
Quaranta fu il sovrastante ed il misuratore della fabrica (2).
I locali terranei con lamie alla reale erano otto e com-
plessivamente capaci di trentamila tomola di farina. Ve-
nivan chiamati : Punta di mare a destra e a sinistra, Lopa,
Torre, Punta di terra a destra e a sinistra, Castellammare,
ed Arcatella.
II piano superiore aveva otto compresi col nome di :
Ss.Crocifisso, Ss.Immacolata, Parruccone, Saletta nuova, S.Gae-
tano, S. Francesco di Paola, e della capacità complessiva
di 56 mila tomola di farina.
Il partito dell’intera fabbrica fu preso da mastro Vin-
cenzo della Monica, che il pittore Giovan Tommaso Vil-
lano, ed i patrii scrittori chiamano ingegniero, nella nota
che presenta agli Eletti per riscuotere l’importo « del pit-
« tare, cioè dare lo colore alle finestre rosteche de piperno
« scorniciate alli magazzini di d.a Città al Molo de mezzo »;
e gli Eletti pagarono, dopo l’apprezzo dei due consoli del-
l’arte della pittura, Geronimo Imparato ed Ettore Burges (3).
Finito l’edificio cominciò a funzionare, avendo gli Eletti
a tutto provveduto e nulla omesso, fino alla compera di
due stendardi per metterli a sventolare dalle finestre nei
giorni di gala, con gli stemmi dipinti da mastro Luigi
Cruis, pittore fiammingo (4).
Tutto procedeva in regola, perchè il Conservatore era
tenuto a rispettare e far rispettare le istruzioni impartite
dagli Eletti, giusta « la loro serie, continenza e tenore ».
Egli doveva perciò ricevere nella Conservazione solo le
farine destinate al consumo della Città e badare di farle
riporre a misura che giungevano dalla costiera o da altri
luoghi lontani, in tante sale a parte, ed indi mano mano
distribuirle, ai vari Posti della città, tenendone ragione nei
suoi libri.
(1) Stefano Gasse, Descrizione ed apprezzo del locale della Conser-
vazione dei grani sito al Molo. Nell’Arch. municipale.
(2) Si fa fede per me Vicenzo della Monica, corno il magnifico
Inocentio Quaranta comincio a servire nela fabrica che si fa da que-
sta fedelissima Città di Napoli per li Conservatori de grani et farine
nel molo di mezo corno soprastante et misuratore di d.a fabrica dal
i.° del mese di luglio prossimo passato 1594 per ordine a bocca de
111.mi Sig.ri Eletti di d.a città 1598. Vicenzo della Monica, Spedi-
zioni, c. p. 300. Nel c. Arch.
(3) Spedizioni c., pp. 1.87, 188.
(4) Costo delti due stendardi fatti per conto di questa fidelis.ma città
di Napoli. — Per canne 29 di tela di casa a carlini 6 la canna, du-
cati 17.2. Per tela turchina per le vayne, due. 4.10.10. Per le frangie,
due. 1.4.io. Per la pittura di d? stendardi in quattro faccie a mastro
Luiggi Cruis fiamengo, due. 30. — Spediz. c., p. 541.