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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

« d’esser creduti, l’alleanza stessa napoletana — poiché
« ivi passò il sommo potere pubblico dei Greci — rende
« più verosimile che questi siano tornati alla nostra ami-
« cizia. A Pubblio, intanto, fu decretato il trionfo, giac-
« chè si riteneva i nemici essersi arresi quando l’assedio
« avevali abbastanza domati ».
Il racconto, così come è stato da noi fedelmente espo-
sto, non fa una grinza. Ma le contraddizioni, le inverosi-
miglianze trovate in esso son molteplici e vanno connesse
strettamente al sito che, secondo esso, Palepoli avrebbe
occupato rispetto a Napoli. Poiché il racconto liviano non
ha aspetto di verità se non ponendo Palepoli ad oriente di
Napoli, poiché ad oriente di Napoli è impossibile che sia
mai esistita una città, come quella di cui parla Livio, poi-
ché, infine, di una Palepoli non si parla altrove ed egli
potè esser tratto in errore da una interpretazione falsa
data ai Fasti, chiaro è che tutta quella narrazione è creata
dalle fondamenta insieme con la città a cui essa dà vita.
Or il racconto liviano fu a torto chiamato a deporre
in tale questione con cui non ha niente a vedere, poi che
esso, se non sussidia chiaramente l’ipotesi che Palepoli
sorgesse ad occidente, assai meno viene in soccorso del-
l’altra che fosse ad oriente di Napoli : il che si ritorce-
rebbe contro la sua veridicità. Secondo quel racconto, poi
che Pubblio taglia le comunicazioni fra Palepoli e Na-
poli, perchè non possano prestarsi aiuto, questa non piglia
più alcuna parte agli avvenimenti. La guerra dichiarata
contro Palepoli, si continua contro di essa nè vi è dub-
bio che quanto vi si dice dei presidii accolti nella città,
delle onte che essi le facevan subire, del tradimento or-
dito e che so altro, debba riferirsi alla sola città di Pa-
lepoli. Napoli rimane esclusa da ogni azion militare fin
dalle prime ed in ultimo è lei che raccoglie i vantaggi
di questa inazione, ad onor suo, impostale con uno stra-
tagemma. Essa insomma subisce la posizione privilegiata
che le fanno le armi e la politica di Roma, che non
aveva odii pei Greci e voleva colpire dove s’annidava
l’eterno nemico, il Sannita. In quanto ad essi, eran gente
più pronta a parole che a fatti, e Carilao era atteso per
dir così a braccia aperte dai Romani, e quando egli si
presenta è il benvenuto, nè si mette alla resa che una
condizione : consegnino la parte della città dove sono i
Sanniti, ecco tutto. Quello è il nemico di cui bisogna
trionfare e l’assedio non si stringe di più e neppur dei
Nolani si chiede conto, nè si ha alcun pensiero.
Eran questi in Napoli, come volle il Capasso e am-
mette l’Holm, o in Palepoli, come Livio afferma senza
dubbio e il Cocchia ha sostenuto, ripigliando l’antica opi-
nione? La questione è creduta importante però che da
questa dei Nolani pare debba derivar, a veder nostro, essa

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la posizione di Palepoli. Ma sicuramente non andava po-
sta in alcun modo. Lo storico infatti dice che non ap-
pena Carilao fu ricevuto dai compagni nella città e i sol-
dati romani ne ebbero occupate le parti alte, al clamore
che egli comanda venga levato, i Greci come a segno con-
venuto si acquetano, i Nolani se la svignano dalla parte
opposta della città, per una via che porta a Nola. Or
quale è questa parte opposta?
Non può essere, si dice, se non quella più vicina a
Nola, perchè i Nolani potessero fuggire per la via che
conduceva ad essa : o ammettere quindi col Capasso che
i Nolani da Palepoli fossero passati non sappiam come
a Napoli e si fossero così potuti trovar sulla via di Nola
o portar Palepoli ad oriente di Napoli, donde le gravi
conclusioni del Cocchia. Ma Livio, che non aveva in
mente di dar dati topografici, guarda la cosa da un lato
direi più umano e informa il suo racconto ad un canone
molto meno critico : il fuggiasco cerca sempre la via oppo-
sta a quella di chi vuole evitare. Poi che i Romani si sono
impadroniti della città e dalle parti elevate s’ode venire
il loro clamore, la scelta ai Nolani non è più concessa e
fuggono lontano da quel clamore, per la parte opposta,
direi per la più opposta possibile (*), che doveva per essi
essere anche la più sicura. Di là poche ore innanzi sono
usciti non molestati i Sanniti, sono quelle le parti basse,
il lido di Palepoli, dove i Romani — come andava bene
stabilito dal principio, giacché appare evidente dal racconto
liviano — non ardiscono o meglio non possono giun-
gere, è là che troveranno tutta la forte gioventù Sannita
che niuno sogna di molestare. Dal lido, ingrossati consi-
derevolmente, se non sarà loro possibile riprendere la
città, potranno, assai probabilmente non molestati dal ne-
mico, non numeroso a quanto si può indovinar da Livio
e ora scemato per giunta di tremila soldati mandati ad
occupar la cittadella, raggiungere le loro case per la via
— dal porto di Palepoli dovette pure esservene una —
che menava ad esse (1 2). Non diversamente può intendersi il
passo di Livio. Il mettere anzi Palepoli ad oriente (sia
pure per negarne poi l’esistenza (aumenterebbe le difficoltà
della fuga. Il lato di Palepoli aperto verso la via di Nola
potette dai Romani non essere validamente guardato? Lo

(1) Livio ha anche aversissima ab hoste (II, 11); C. Claudio Ne-
rone vien mandato con gran quantità di cavalieri nel silenzio della
notte per una porta aversam maxime ab hoste (XXIV, 17).
(2) Via ferente Nolani dice Livio e non via Nolana. Essi dunque
fuggirono per una via che menava a Nola o per la via che menava
a Nola, e così l’una che l’altra interpretazione in diversa misura sono
assai diversa cosa che se in quel luogo si parlasse addirittura di una
via Nolana, come pare si sia creduto finora, poiché altrimenti tutta
questa questione non avrebbe ragion d’essere. Livio quando vuole o
sa indica il nome preciso della via, anche in casi in cui sarebbe meno
necessario. La plebe, ad esempio, via Nomentana cui tum Ficulensi nomen
fuit si reca al monte Sacro e non via montem Sacrum ferente (III, 52) etc.
 
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