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Napoli nobilissima — 1.1892

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166

NAPOLI NOBILISSIMA

Lega poi molti ricordi ed oggetti di valore ai suoi fa-
miliari, parenti e cortigiani. Al Principe di Salerno un ba-
stone d’avorio con pomo di lapis-lazzaro (proprio lazzaro
a tanto di lettere), ed al duca di Miranda « mio cacciatore
« maggiore lo schioppo di Juan Pereira, di cui ho fatto
« uso fin dall’età di quattordici anni, ed il palosso con
« manico d’acciaio d’Inghilterra. »
Con questo testamento sgrammaticato, Ferdinando IV
chiudeva la sua gloriosa vita. Era stato un cattivo re, un
pessimo soldato, un marito ridicolo, e non lo si può nem-
meno considerare come un gran cacciatore perchè, alla fine
dei conti, questo Nembrotte non aveva ammazzato che
quaglie e beccafichi. Si potrebbe forse provare che Nerone
era una persona di buon cuore; Lucrezia Borgia, una buona
massaia; Alessandro VI, un servo di Dio; mio nonno un
buon amministratore; ma riabilitare Ferdinando IV è cosa
superiore alle forze della critica.
La duchessa di Fioridia non godette che poco più d’un
anno dell’eredità reale. Essa moriva ai 26 d’aprile del 1826.
Fu sepolta nella chiesa di S. Ferdinando. La sua tomba
si trova nella crociera di sinistra e propriamente dirim-
petto alla porta della sacrestia. Il piccolo monumento ha
un bassorilievo di Tito Angelini che lo eseguì assai gio-
vane. L’iscrizione è di Domenico Simeone Oliva, padre
della letterata Laura Beatrice. Vi sono, fra l’altro, le se-
guenti parole : « Eam thalamo aug. except: penitus usque
dilexerit j illa vero scraper optuma ] nunquam melior quam
quum tanto fastigio potiretur».
La villa Floridiana fu ereditata dalla figlia Marianna che
sposò Nicola Serra conte di Montesantangelo, nato dal se-
condo matrimonio della principessa di Gerace Mariantonia
Grimaldi con Pasquale Serra di Cassano.
La villa Lucia, ora parco Grifeo, fu ereditata dai Grifeo
che ne andarono man mano vendendo qualche parte. Ora
la villa Lucia appartiene ai signori Young che l’acquistarono
dal conte Tyschievitch. Il conte Tyschievitch la vendette
perchè sua moglie s’era annoiata d’aver sempre sotto gli
occhi une cunette bleu. La cunette era il golfo di Napoli.
Nel giardino di villa Lucia si vede ancora una fontana
di marmo bianco adornata da un gruppo allegorico rap-
presentante Imene che porge una ghirlanda di rose ad
Amore. A traverso un buco della ghirlanda passava un
raggio di sole che si rifletteva su la superficie d’una me-
ridiana, e segnava costantemente la data del matrimonio
del re con la Fioridia, incisa sulla pietra.
La Floridiana veniva ereditata nel 1876 dal principe di
Gerace Giambattista Serra e da lui passò al figlio Fran-
cesco, attuale proprietario.
Tre anni sono la casa Gerace la vendeva, per la som-
ma d’un milione : i compratori firmarono il contratto,

presero possesso della villa ma non credettero indispensa-
bile di pagare, e la villa, dopo pochi mesi ritornò a casa
Gerace. Anche al principe di Torcila, che vendette la villa
a Ferdinando IV, capitò un bel caso. Il re pagò la somma
convenuta. Il principe di Torcila la depositò nelle mani
d’un banchiere. Il banchiere scappò e Torello rimase senza
la villa e senza i quattrini.
Ora invano s’andrebbero cercando nei boschetti e nei
viali le belle statue e le belve descritte dal cavalir Ve-
spoli; ma la Floridiana è sempre la deliziosa Floridiana
cantata da Augusto Platen, con buona pace della contessa
Tyschievitch e della sua cunette.
Fine.
Riccardo Carafa.

IL PALAZZO
E IL GIARDINO DI POGGIOREALE
III.
Completa distruzione.
Il Viceré, conte di Benavente, nel 1604, abbelliva d’alberi
ombrosi e di fontane zampillanti quella strada, fatta già
costruire dal Duca d’Alcalà, che, passando per Poggioreale,
menava a Capua, e che era divenuta prediletto passeggio
di dame e cavalieri.
Eppure quel convito spettacoloso che, nel palazzo di Pog-
gioreale, dava, nel 1607, Francesco Bianco, conservatore
dei grani della città, al Viceré conte di Benavente, ed ove
vennero a scoprirsi le ruberie di quel furbo avventuriere,
non regge al paragone di quello che, dieci anni dopo, si
vide al tempo di don Pietro Giron, duca d’Ossuna, quando,
può dirsi, apparve l’ultimo splendore di Poggioreale.
Difatti il 13 giugno 1617, giorno sacro a S. Antonio, il
Duca, che aveva seguita la processione uscita da S. Lorenzo,
mosse, assieme alla Viceregina, e a molte altre dame, alla
volta di Poggioreale, dov’era apparecchiato un convito son-
tuoso. Nelle camere superiori del palazzo, alla mensa d’o¬
nore, desinarono col Viceré ventiquattro tra nobili signore
e titolati; e giù, in una camera grande, come scrisse un
cronista (T), « fu bellissima cosa in vedere esserne unite a
« mangiare venticinque cortigiane le più famose di Napoli,
« et esser servite regalissimamente, et a tale che S. E. volle
« andare a vederle, et burlò con loro. Intanto intorno alla
« peschiera erano apparecchiate molte mezze botte di vino
« aperte di sopra, e queste per ogni quattro posate di man-

(1) Zazzera, Diurn. neWArch. Star. Ital., T. IX.
 
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