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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA

Movendo da alcune notizie, per verità non troppo esatte, circa i
monumenti della nostra città che rientrano nel piano di risanamento,
e dopo aver lamentato la mancanza di patti ad essi relativi nei con-
tratti conchiusi con la società del Risanamento e con quella della
conduttura dell’acqua del Scrino, l’A. afferma che, a ogni modo, an-
che mancando il patto contrattuale, si può sempre invicare per l’effi-
cace tutela dei monumenti la legislazione napoletana sull’oggetto, che
non è stata da nessuna legge posteriore abrogata. Già fin dal secolo
passato Carlo III e Ferdinando IV con quattro prammatiche, due in
data del 24 luglio 1755, l’altra del 27 agosto dello stesso anno e la
quarta degli 11 marzo 1769, proibirono l’estrazione di oggetti d’arte
e antichità dal Regno, senza licenza, nominando all’uopo una com-
missione che fu composta dal Mazzocchi, dal pittore Bonito e dall’in-
gegnere Canart. Con dispaccio del 26 novembre 1792, firmato da
Carlo de Marco, fu proibito di eseguire scavi senza permesso. Non
dissimili provvedimenti ordinavano due decreti di Giuseppe Bonaparte,
in data 7 aprile 1807 e 15 febbraio 1808.
Ma la vera legislazione sull’argomento è costituita da due decreti e
da un rescritto di Ferdinando I, in data 13 e 14 maggio 1822 e 22
settembre 1824, e di un decreto di Ferdinando II del 16 settembre
1839. Nel primo di essi si proibiva di rimuovere dai loro posti le
opere di arte, di abbattere o danneggiare, anche nei fondi privati, le
antiche costruzioni di pubblici edifizii, di esportare senza permesso
oggetti d’arte; e si nominava una Commissione di Antichità e Belle
arti, che dovesse giudicare sulle domande di esportazione. Nel secondo,
si davario provvedimenti per gli scavi appositamente intrapresi e per
le scoperte di antichità accadute per caso; e col rescritto seguente si
ordinava che gli scavi fossero sorvegliati da agenti di polizia. Il De-
creto di Ferdinando II metteva i monumenti, enunciati nei decreti
precedenti, sotto la speciale ed immediata sorveglianza delle autorità
amministrative nella dipendenza del Ministero degl’interni; e a que-
ste autorità dava incarico di badare a che i monumenti non fossero
danneggiati nè restaurati se non col permesso del Ministero dell’in-
terno dietro parere della R. Accademia di Belle arti e con le norme
da questa indicate. Dava inoltre disposizioni pel trasporto di taluni di
questi monumenti al R. Museo.
Il D’Avossa si estende a dichiarare le pene che sono comminate ai
violatori di siffatte disposizioni. Le quali non sono state mai abrogate,
come abbiamo detto, non essendo incompatibili con altre successive.
Solo all’antica Commissione di Antichità e Belle arti è succeduta, dopo
varie innovazioni, la presente Commissione provinciale per la conser-
vazione dei monumenti.
*
* *

Il comm. Carlo Padiglione ha pubblicato nel num. 19-20 (A. IX)
della Rassegna Pugliese del 15 novembre un lungo ed interessante ar-
ticolo sulla Tomba di Antonio di Gennaro in S. Pietro Martire in Na-
poli. Dopo i soliti lamenti di rito sull’abbandono in cui son tenuti
i monumenti delle nostre chiese da chi avrebbe il dovere di conser-
varli, e sulla vandalica distruzione che se ne permette, discorre della
chiesa di S. Pietro Martire e del bassorilievo della Morte, che esi-
steva sulla facciata della Chiesa e del quale si è tenuto parola nel
N. 6 delle nostra Rivista. Descrive poi il monumento di Antonio di
Gennaro, una delle più belle opere uscite dallo scalpello del nostro
famoso scultore Girolamo Santacroce e ne racconta la miseranda di-
struzione fattane verso la fine del sec. XVII, quando ne furono messi
i varii pezzi qua e là, essendo stato rimosso dal suo luogo per aprire
la porta piccola della chiesa. Le statue che ne faceano parte furono
perfino vendute ad un marmolajo, come asserisce il Padiglione, e for-
tunatamente ricomprate dal discendente della famiglia, furono mal
ricomposte nel luogo dove ora si vedono, che è una cappella di pas-
saggio presso la sagrestia.
L’A. si augura che gli attuali patroni di quella cappella « ne scel-
« gano un’altra ed in essa riuniscano il monumento intero disposto or-
ci dinatamente acciò sia garentito e conservato »; ed anche noi faccia-
mo voti perchè questo avvenga non solo per quello, ma anche per
tutti gli altri monumenti delle nostre chiese, minacciati dalla distru-
zione meno dall’ala del tempo che dalla mano dell’uomo. Ternpus
edax homo edacior.

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* *
A. Sogliamo, Nuove scoperte di antichità in Napoli (estratto dalle
Notizie degli Scavi del mese di maggio 1892), Roma, tipografia della
R. Accademia dei Lincei, 1892-pp. 7.
Il eh. professore rende conto di due importanti scoperte, fatte re-
centemente in sezione Porto in occasione dei lavori pel Risanamento.
In un fabbricato, dietro S. Onofrio dei vecchi, fu trovato una testa
ad erma di marmo terminante a pilastro. « La testa è di uomo di
« età matura, piuttosto avanzata : i capelli cinti di tenia a cordone,
« sono lunghi e fluenti sulla nuca, aderenti alla volta del cranio e
« tagliati corti in giro sulla fronte in piccole ciocche lisce. L’alta
« fronte prominente e depressa nelle tempie, è solcata da due pro-
li fonde rughe. Le sopracciglia sono inarcate e ravvicinate tra loro, co-
li me chi mediti : gli occhi incassati. » Manca il naso : la barba, non
molto lunga, scende in riccioli distinti.
Questa testa rassomiglia a quella di quattro busti (tre nel Museo
Capitolino, uno nel Nazionale di Napoli) nei quali si disputa dai dotti
se debba riconoscersi il ritratto di Esiodo o di Omero.
Alle spalle di 5. Maria la nova si son rinvenuti poi, alla profon-
dità di tre metri e cinquanta dal vecchio piano stradale, due grandi
piedistalli marmorei, l’avanzo di una nicchia semicircolare rivestita
d’intonaco dipinto, ed un piccolo tratto di selciato. Si trovò inoltre
un pavimento, e alcuni blocchi di marmo, uno dei quali con una epi-
grafe. Il Sogliano descrive minutamente questi avanzi, facendo delle
acute osservazioni, e riporta, commentandola, l’importante epigrafe.
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* *
Sono usciti cinque altri fascicoli della Napoli Antica del D’Ambra.
Contengono le seguenti tavole: 87. Le Catacombe. 88. S. Rosa dei Co-
stanzo (sic) all’arte della Lana. Si noti che in luogo dei Costanzo bisogna
leggere dei Miroballo, ai quali apparteneva in origine l’edificio dove
fu stabilito il conservatorio dell’arte della lana. Quella di S. Rosa dei
Costanzo è un’altra chiesa, che sarà anche demolita pel risanamento,
e dà sulla via Principessa Margherita. 89. S. Maria dell’Uovo. 90. S. Se-
vero ai Cinesi. 91. Fondaco Avolio alla Giudecca Grande. 92. Materdei.
93. Miracoli. 94. Supportico dei Pezzi. 95. Vico Pertusillo a Porto. 96. In-
frascata.
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* *

Biagio sac. Cantera, Due documenti angioini, Napoli, Tip. de Ru-
bertis, 1892, pp. 7.
Il primo documento forma un’aggiunta all’altro scritto dello stesso
autore, intitolato: L’edificazione del Duomo di Napoli al tempo degli An-
gioini-, porta la data del 14 maggio 1309 e viene a riconfermare che
l’opera del Duomo fu cominciata da Carlo II d’Angiò.
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Deliberazione dell’Arciconfraternita della SS. Trinità dei Pellegrini e
Convalescenti in Napoli. Napoli, De Angelis Bellisario, 1892.
A. de Gennaro Ferrigni, Sulle riforme dello statuto organico del
Reai Stabilimento dell’Annunziata—Sulla Autonomia del R. Stabilimento
di S. Eligio. Relazioni al Consiglio Provinciale. Napoli, Giannini, 1892.
Segno qui questi opuscoli, affinchè non manchi nella nostra rivista
un cenno delle pubblicazioni che anche indirettamente riguardano la
storia delle principali nostre istituzioni di beneficenza. Scritti per scopo
amministrativo e giuridico, essi contengono interessanti notizie sulla
fondazione e sullo stato presente di quelli istituti, attinte da documenti
di archivio.
Don Ferrante.
 
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