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Napoli nobilissima — 1.1892

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NAPOLI NOBILISSIMA

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del magnifico corteo è disegnata la città d’allora, e si de-
linea con sufficiente precisione la riviera, dalla bocca del
Sebeto alla Gaiola. Mergellina o Mergoglino si vede occu-
pata da varie fabbriche. Segue, a sinistra, un’insenatura,
sul cui lato occidentale s’innalza un palazzo. Poi la spiag-
gia va diritta. Vi si scorge un altro palazzo; poi un altro.
Quest’ultimo, come gli altri, non ha nome; ma si rico-
nosce posto sul luogo dove oggi è quello di donn’Anna,
confrontando l’incisione citata con una stampa di mezzo
secolo dopo, la quale nomina gli edificii.
La fabbrica s’eleva sul noto scoglio, appoggiando un
fianco alla montagna franosa, sporgendo con l’altro fianco
nel mare più degli altri edificii vicini. La facciata eviden-
temente è volta a Levante, verso la città. Il portone è
fiancheggiato da due scale esterne, che, movendo dalle
due estremità inferiori della facciata, s’avviano a congiun-
gersi al di sopra del portone; ma qui rompono l’angolo
per formare una terrazza scoperta. E il disegno s’accorda
egregiamente con la testimonianza d’uno scrittore della
fine del cinquecento; il quale ci presenta il signore del
palazzo nella state del 1571 dar banchetto su « la loggia
« dabasso, la quale, per essere spaziosa, discoperta, e vi-
« cinissima all’acqua del mare; è assai piacevole, e mas-
« simamente all’hora delle barche (il tramonto), perchè
« la stessa casa, che riceve il sole dalle spalle, viene
« a renderla tutta ombrosa G) ». La parte anteriore dello
scoglio, che sostiene il muro destro o meridionale dell’edi-
ficio, si vede rotta nel mezzo press’a poco come oggi. E
questo muro presenta due corpi di fabbrica avanzati, di-
versi fra loro di grandezza e di forma : quello d’avanti,
più piccolo, con tetto a piramide e cieco; l’altro con tre
finestre in linea. Il detto muro ha un ordine di finestre
e termina a terrazza. I due lati di questa terrazza, orien-
tale e occidentale, son formati da due altri corpi di fab-
brica; ne è spalla, a settentrione, dal muro principale, del
piano superiore, che ha anch’esso un ordine di finestre.
Sopra questo piano ne sorge un terzo in forma di torre.
Noi non sappiamo quando e da chi fosse stato costruito
questo palazzo; nè se prima avesse avuto una forma di-
versa da quella che ci presenta l’incisione del 1630.
Certo, nel cinquecento era ritenuto, per magnificenza di
fabbrica, di gran lunga superiore a tutti gli altri di Posi-
lipo, ch’era il luogo della passeggiata signorile del tempo,
come oggi la via Caracciolo; ma si andava in barca, per
mare. E il palazzo o villa che fosse si chiamava la « Si-
rena », il « domicilio della Sirena ». « Posilipo » scrive

(1) Il Fuggilozio di Tomaso Costo Diviso in otto giornate, Ove da
otto gentilhuomini e due Donne si ragiona delle Malizie di jemine, e tra-
scuragli di mariti. Sciocchezze di diversi, ecc. ecc. (In Venetia, MDC,
Appresso Barezzo Barezzi), p. 522.

il Costo, « è quello che nei caldi della state fa dimenti-
« care a Napoli tutte l’altre sue delizie : qui, poiché la sua
« distanzia non è di più che due miglia, le bellissime Gen-
« tildonne, e i nobilissimi Cavalieri vengono a far di loro
« pomposa vista : qui e paesani, e forestieri a sollazzarsi
« concorrono : e qui tutte le passate noie di dolce oblio
« si cuoprono. Ora qui fra gli altri eddificì due nobilis-
« simi ce ne ha; l’uno è quello dove in una chiesa cinta
« di belle fabriche e dedicata alla Reina dei Cieli, si po-
« sano le venerabili ossa del famosissimo Sannazaro ;
« e chiamasi questo luogo Mergoglino. L’altro è da que-
« sto luogo per due tratte d’arco, ò poco più distante, ed
« è veramente tale, che e di sito, e di magnificenza di
« fabrica, e d’ogni altra cosa tutto gli altri di gran lunga
« avanza. Chiamasi Seréna, quasi luogo sacro alle Sirene,
« overo che dalla Serenità di quel cielo s’habbia egli solo
« questo nome attribuito : comunque si sia, ella è stanza
« non da altro che da diletto, e comechè in tutte l’altre,
« che son per quella costiera, si riducano le genti a di-
te porto, questa nondimeno è più generalmente da signori e
« da signore frequentata, ove spesso con sontuosissimi
« conviti si fanno di bellissime feste, ed allora tutto quel
« mare empiendosi di barche tutte a gara ornate di varie,
« e diverse bandiere, e piene di gentiluomini e di gentil
« donne, è cosa invero degna vedersi. A tutto questo s’ag-
« giunge, che in molte di quelle barche soglion venire
« raunanze di musici eccellenti : i quali con diversi stru-
« menti sonando, e cantando empiono l’aria, il mare, e la
« terra di più armonie; ed il simile facendo altri musici
« dentro di Serena, condottivi da quei Signori convitanti,
« par appunto, che e le Driadi e le Napee, con tutte le
« Ninfe, così terrestri, come marine si sieno quivi a can-
« tare adunate (*) ».
« Scoglio degno di re » Giulio Cesare Capaccio chiamò
il « domicilio delle Sirene », al principio del seicento; e
lo disse divenuto « celebre per la memoria di Draconetto
Bonifacio (1 2) ». Ecco la prima delle memorie storiche che
si collegano a questo palazzo.
La nobile famiglia Bonifacio del seggio di Portanova
ebbe due Dragonetti che si conoscano. Uno fu amico di
Masuccio Salernitano e carissimo ad Alfonso il Magnanimo;
ricevette da questo re la castellania di Aversa con varii
feudi e la nomina di giustizierò degli scolari, e ne fu ono-
rato in più modi. Nella casa sua il re dette un convito
per festeggiare il matrimonio di un Moccia con una Pode-
rico, nel luglio 455. Molti anni dopo, nel settembre 470,
nella stessa casa, Dragonetto ospitò un ambasciatore fioren-

(1) Fuggilozio, p. 9 e io.
(2) Capacii, Hist. Neap., lib. II, c. 2 (citaz. di Volpicella, Edi-
ficii, 119).
 
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