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Napoli nobilissima — 1.1892

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RIVISTA DI TOPOGRAFIA ED ARTE NAPOLETANA

157

La consegna ai Posti era fatta a sacchi chiusi, ed il pe-
satore della Conservazione, prima di consegnarli ai farinai
pesava i sacchi vuoti che questi portavano per non de-
fraudarli nella tara.
I cassieri dei Posti notavano in un libretto la quantità
e la qualità delle farine che ricevevano (1).
I riottosi al lavoro o negligenti erano puniti e astretti
a lavorare con la forza, come trovo in una nota di spese
fatte, tra le altre — per ordine del signor Eletto del Po-
polo Giovan Tommaso Vespoli — di carlini due dati « ali
« sbirri che sono andati due volte a pigliare prigione li
« Cernitori, che non volevano cernere » (2).
Se non che da quest’epoca passarono circa due secoli,
e la strada per totale mancanza di manutenzione, e per le
vicende non sempre liete del nostro paese, ritornò quasi
0 Peggio aii° stato di Pfima-
Carlo III di Borbone pensò a restaurarla, e la descrivo
finita, a partire da Pontenuovo così poi chiamato l’antico
ponte che divideva il Molo grande dal piccolo.
II ponte dunque saliva lungo e largo verso oriente, la-
sciando di fronte uno spiazzo a semicerchio, ed a destra
una lingua di terra, che s’inoltrava sul mare. Su di essa
sorse, come anche oggi sorge, abbenchè deturpato dalle
molte ampliazioni aggiuntevi, quasi che queste non avessero
potuto alle spalle, od ai lati formare corpo da sè, un edi-
ficio ottagono in mattoni e pietre forti, architettato da
Domenico Antonio Vaccaro, che vi scolpì pure la Vergine
Immacolata posta al sommo dell’edificio, contornata da
simboli allusivi, donde al luogo, il nome d Immacolatella.
Questa casa detta la Sanità fu innalzata per residenza
del Tribunale di salute e del capitano comandante del

porto.
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arine di questa
urioso opusco-
in danari, ed
Per la vendita

era spiaggia e il mare toccava le case, e non vi si poteva
passare in calesso o in carrozza; era poi tutta ingombra
di tavole, botti e barche peschereccie (J).
Ma l’architetto delle reali guardie della marina, don Gio-
vanni Bompiè, sotto la direzione del generale don Michele
Reggio, superando tutti gli ostacoli e le accidentalità del
suolo, covrendo e incanalando centinaia di fossi scoverti
di cloache, e dando scolo e pendenza al luridume, l’ap-
pianò tutta e ne formò una larga e lastricata via rotabile.
Nè a renderla deliziosa ed atta al passeggio dimenticò di
mettervi di tratto in tratto comodi sedili di pietra (2).
Dall’altro lato il golfo, le isole e la lunga e poetica ca-
tena appenninica, che si abbassa e perde nell’estrema punta
della Campanella; e nel mezzo a corona dell’uno e dell’altro,
il Vesuvio.
Da questo spiazzo a semicerchio, il ponte lasciando a
sinistra la chiesa di Porto salvo, una pulita chiesetta edi-
ficata verso il 1554 con le elemosine dei padroni di bar-
che e marinai del luogo (3), e il Molo piccolo che rinchiu-
deva ed arginava, sensibilmente cominciava a discendere
quasi fino ad incontrare porta di Massa, a tempi nostri
demolita, e non senza aver però lasciato nei punti più
alti, scale laterali da terra e larghe arcate da mare, per
accedere in esso.
Una terza e fin’ora ultima ricostruzione venne fatta da
Ferdinando II, e potrebbe chiamarsi amplia; perchè laddove
prima la strada era larga 33 palmi verso l’entrata dall’ar-
senale, e raggiungeva nel centro palmi 64, per indi re-
stringersi e finire a 30, fu portata a larghezza uniforme
di palmi 60, senza comprendervi il marciapiede a destra
largo palmi 15.

(1) D’Onofri, Elogio estemporaneo per la gloriosa memoria di
Carlo III, p. CXVI.
(2) E per memoria e gratitudine vicino alla punta del castello del
Carmine.... fu innalzata una lapide composta dal Mazzocchi, che diceva
così: — Carolus Borbonius || Rex utriusque Siciliae j| Super omnes retro
princeps\\Pacis bellique artibus\\Clarissimus et felicissimus\\Ex suis pri-
vatis rationibus\\A portu novo ad iter Herculanense\\Hinc per moles in
altum jactas\\Contractis aequoribus\\Ac pontibus qua opus injectis\\lllinc
orae antehac impurissimae\\Sordibus et squalora deterso\\Marinos fluctus
N eapolitanis suis\\ Calcabiles\| Viamque inviam rotabilem reddidit\| Curante
virostrenuissimo\\Michaele Regio\\Equile Hierosolymitano\\Regiae classis
praejecto || Regis sui gloriae studiosissimo || Anno MDCCXLIX.
Il piccolo rivolo di acqua dolce che viene dal Carmine e sbocca
nel mare fu pure arginato « per comodo alla povera gente di lavar
« panni » e vi fu posto questo epitaffio inciso in marmo: — Per pu-
blico uso\\si sono jatti li lavatoi qui\\adiacenti, senza che si debba\\pa-
gare alcuna cosa. — D’Onofri, c., p. CXVI.
(3) In un Ms. che apparteneva all’Arch. della chiesa e citato nella
Relazione della festa ed apparato per la solenne coronazione della Sacra
imagine di Santa Maria di Porto Salvo in quest’anno 1771, si leggeva
intorno alla fondazione di questa chiesa così : — « Al nome de Dio
« A. D. Primo de luglio 1554 fo hedificata la Venerabile Cappella de
« Santa Maria de Porto Salvo construtta ne lo Molo Piccolo per or-
« dine dell’Ul.mo e Rev.mo Cardinale Pacecha et ne fo Inventore
« il q. mf. Belardino Bella Donna corno de la licentia appar cess. a
« lo Ultimo de Magio 1554 ».
 
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