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nave dell’ incendio, le cui ceneri perven-
nero in Egitto e nella Siria. Roma, fu in
questo frangente compresa da universale
terrore, e l’aria talmente oscurò, che per
un giorno intiero non comparve il sole;
Galeno e Eutropio ne parlano in questo
senso. Alcuni lian preteso dimostrare,
che l’eruzione descritta da Plinio non
distruggesse intieramente Pompei. La-
porte-Dutheil, e in seguilo Iguana sono
di questo parere. Vedcsi questa città, si
dicono, risorgere dalle sue ruine nel
regno stesso di Tito : avere un resto di
splendore sotto Adriano e Antonino; ed
essere tuttora in piedi nel monumento
geografico chiamato la Carta di Poulin-
gero, il quale è posteriore al regno di
Costantino. Nell’ itinerario impropria-
mente detto di Antonino nqn si fa più
parola di Pompei; e conchiudono, che
l’eruzione che l’avrà interamente sepolta
sia quella del 472, di cui Marcellino ha
descritto le orribili devastazioni. Finora
però non si è rinvenuta in Pompei una
sola moneta o iscrizione o altro monu-
mento, che possa credersi posteriore al
79. La mia opinione si è, che un nuovo
villaggio siasi eretto nelle adiacenze, la
qual cosa potrebbe conciliare i partiti, e
infatti il Sanfelice narra, che le città ri-
coperte convertironsi in villaggi : versa
sunt in vìcos. Alcune rovine dissotterrate
sotto Carlo III tra Bosco Reale e Bosco
Trecase mi fanno credere, che la nuova
Pompei fosse appunto colà situata, cioè
abrieve distanza dalla prima. Ivirinven-
nersi de’ candelabri di bronzo è molti
altri oggetti, ma l’architettura e le pit-
ture erano d’un gusto assai degenerato,
quantunque la distribuzione degli atrii e
delle stanze fosse in tutto simile alle altre;
ciò indica un’ epoca contemporanea o
posteriore a Costantino , e cosi potreb-
besi discendere fino all’ eeruzione del
472, dopo la quale il nome di Pompei
restò sepolto.
Piota dell’ Editor e. Per presentare nel medesi-
mo volume la descrizione dell’ antico, et dell’ attuale
stato'del Vesuvio, abbiamo creduto poter intervertire
l’ordine isterico delle principali eruzioni che si sono
manifestate tino à nostri giorni, senza attenerci
alla serie successiva delle epoche respettive. La sa-
lita al Vesuvio, preceduta d’una rapida esposizione
dell’ opinione de’ dotti sopra la constituzione di
questo volcano avrà una maggiore importanza, poi-
ché farà conoscere a meglio giudicare su’ cambia-
Maiscent ansaprès, Plutarque et, un
peu plus tard, Dion Cassius, rappelèrent
ce nom à la mémoire des hommes. A la
fin de l’éruption, les cendres du Vésuve
furent emportées jusqu’en Egypte et en
Syrie. Rome se ressentit de la terreur
universelle; le ciel se couvrit tellement
de ténèbres que, pendant un jour entier,
les rayons du soleil furent obscurcis.
Galénus et Eutrope font mention de cet
évènement.
Laporte - Dutheil et Ignarra croient
que l’éruption décrite par Pline ne dé-
truisit pas entièrement Pompeï, que cet-
te ville fut rebâtie sous le règne même de
Titus, et qu’elle eut une certaine célébri-
té sous Adrien et Antonin ; elle était in-
diquée, disent-ils, sur le monument géo-
graphique appelé carte de Poutingero,
qui est postérieur au règne de Constan-
tin. Dans l’itinéraire improprement dit
d’Antoine, on ne parle plus de Pompeï,
d’où ces auteurs tirent cette conclusion,
que la ruine totale de cette ville date de
l’éruption de 472, dont les horribles dé-
vastations ont été décrites par Marcellin.
Quoi qu’il en soit, il ne s’est trouvé jus-
qu’à ce jour ni inscription, ni médaille,
ni aucune espèce de monument qui attes-
te l’existence de Pompeï depuis 79.
Pour concilier ces différents systèmes,
on pourrait supposer qu’il s’est élevé un
village dans lesenvirons de Pompeï. Cette
hypothèse est d’ailleurs confirmée par le
Sanfelice, qui dit que les cités ensevelies
furentremplacéespar des villages, versa
sunt in vicos. De plus, les ruines que l’on
déterra sous Charles III, entre le Bois
Royal et leBoisTrécase, prouveraient que
la nouvelle Pompeï était située à peu de
distance de l’ancienne. On y retrouva des
candélabres de bronze, et autres objets,
mais l’architeclureet les peintures appar-
tenaient à un temps de décadence, bien que
les distributions des cours et deschambres
fussentparfailement semblables aux an-
ciennes: preuve à peu près certaine que
cette époque est celle de Constantin, ou
qu’elle lui est postérieure. On arriverait
ainsi jusqu’à l’éruption de 472, après
laquelle le nom de Pompeï s’est lout-à-fait
perdu.
Piote de l’Éditeur. Pour observer la série des
temps, il faudrait continuer l’historique des princi-
pales éruptions qui se sont succédé jusqu’à nos
jours; mais nous avons cru devoir intervertir cet
ordre, afin de donner dans le même volume la des-
cription dei’étalancien etde l’état actueldu Vésuve.
La Course au Vésuve , précédée d’un exposé
rapide de l’opinion des savants sur la constitution
de ce volcan, aura un plus grand intérêt,puisqu’elle
Pompeï was the victim, carriedthe ashes
into Egypt and Syria, and Galenus, and
Eutropius say that mountains of them
were formed on the ruins of the different
towns destroyed by the volcano. Even
Rome was included in the universal
terror; the sky became so obscured that
during a whole day the sun did not ap-
pear.
Laporte-Dutheil, Ignarra and other
authors are of opinion, that the eruption
described by Pliny did not entirely de-
vastate Pompeï, that it was reestablished,
and enjoyed a certain degree of prospe-
rity even in the reign of Titus ; that
under the emperor Adrian, and Antoni-
nus, it was indicated on the geographi-
cal monument, called the map of Poutin-
gero; which is posterior to the reign of
Constantine. In the itinerary improperly
called that of Antoninus, Pompeï is no
longer spoken of. They conclude, that
the total extinction of that town, dales
from the eruption of 472, described by
Marcellin; notwithstanding which, up
to this day no inscription, monument or
piece of money has been found denoting
its existence since 79. My opinion is that
a new village was built on the ancient
city, which opinion would reconcile
that of every party , in effect Sanfelice
tells us that the towns destroyed were
replaced by villages. Some ruins disco-
vered in the reign of Charles the III,
between Bosco Reale, and Bosco Trecase,
lead to imagine that the new town was
situated near the old one ; bronze candé-
labres and other articles have been found,
but the degenerated taste of the architec-
ture and paintings, though the distribu-
tion of the buildings was the same, may
perhaps indicate the decline of the arts
which commenced under Constantine,
and thus we should be led back to the
eruption of 472 ; after which the name
of Pompeï remained buried in oblivion.
The origin of Volcanos and their phe-
nomena have been the object of long and
minute researches amongst the natura-
lists of every nation, but it still remains
hidden with numberless other myste-
Editor’s note. In order to observe the series of
time, it would be necessary to continue the history
of the principal eruptions which have succeeded
each other up to our days ; but we have preferred
inlervcrling this order, to give in the same volume
the description of the ancient, as well as the actual
stale of Vesuvius. The excursion to Vesuvius,
preceded by a rapid recital, of the opinion of the
learned, with respect to the constitution of this
volcano, will be more interesting; as it will make
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nave dell’ incendio, le cui ceneri perven-
nero in Egitto e nella Siria. Roma, fu in
questo frangente compresa da universale
terrore, e l’aria talmente oscurò, che per
un giorno intiero non comparve il sole;
Galeno e Eutropio ne parlano in questo
senso. Alcuni lian preteso dimostrare,
che l’eruzione descritta da Plinio non
distruggesse intieramente Pompei. La-
porte-Dutheil, e in seguilo Iguana sono
di questo parere. Vedcsi questa città, si
dicono, risorgere dalle sue ruine nel
regno stesso di Tito : avere un resto di
splendore sotto Adriano e Antonino; ed
essere tuttora in piedi nel monumento
geografico chiamato la Carta di Poulin-
gero, il quale è posteriore al regno di
Costantino. Nell’ itinerario impropria-
mente detto di Antonino nqn si fa più
parola di Pompei; e conchiudono, che
l’eruzione che l’avrà interamente sepolta
sia quella del 472, di cui Marcellino ha
descritto le orribili devastazioni. Finora
però non si è rinvenuta in Pompei una
sola moneta o iscrizione o altro monu-
mento, che possa credersi posteriore al
79. La mia opinione si è, che un nuovo
villaggio siasi eretto nelle adiacenze, la
qual cosa potrebbe conciliare i partiti, e
infatti il Sanfelice narra, che le città ri-
coperte convertironsi in villaggi : versa
sunt in vìcos. Alcune rovine dissotterrate
sotto Carlo III tra Bosco Reale e Bosco
Trecase mi fanno credere, che la nuova
Pompei fosse appunto colà situata, cioè
abrieve distanza dalla prima. Ivirinven-
nersi de’ candelabri di bronzo è molti
altri oggetti, ma l’architettura e le pit-
ture erano d’un gusto assai degenerato,
quantunque la distribuzione degli atrii e
delle stanze fosse in tutto simile alle altre;
ciò indica un’ epoca contemporanea o
posteriore a Costantino , e cosi potreb-
besi discendere fino all’ eeruzione del
472, dopo la quale il nome di Pompei
restò sepolto.
Piota dell’ Editor e. Per presentare nel medesi-
mo volume la descrizione dell’ antico, et dell’ attuale
stato'del Vesuvio, abbiamo creduto poter intervertire
l’ordine isterico delle principali eruzioni che si sono
manifestate tino à nostri giorni, senza attenerci
alla serie successiva delle epoche respettive. La sa-
lita al Vesuvio, preceduta d’una rapida esposizione
dell’ opinione de’ dotti sopra la constituzione di
questo volcano avrà una maggiore importanza, poi-
ché farà conoscere a meglio giudicare su’ cambia-
Maiscent ansaprès, Plutarque et, un
peu plus tard, Dion Cassius, rappelèrent
ce nom à la mémoire des hommes. A la
fin de l’éruption, les cendres du Vésuve
furent emportées jusqu’en Egypte et en
Syrie. Rome se ressentit de la terreur
universelle; le ciel se couvrit tellement
de ténèbres que, pendant un jour entier,
les rayons du soleil furent obscurcis.
Galénus et Eutrope font mention de cet
évènement.
Laporte - Dutheil et Ignarra croient
que l’éruption décrite par Pline ne dé-
truisit pas entièrement Pompeï, que cet-
te ville fut rebâtie sous le règne même de
Titus, et qu’elle eut une certaine célébri-
té sous Adrien et Antonin ; elle était in-
diquée, disent-ils, sur le monument géo-
graphique appelé carte de Poutingero,
qui est postérieur au règne de Constan-
tin. Dans l’itinéraire improprement dit
d’Antoine, on ne parle plus de Pompeï,
d’où ces auteurs tirent cette conclusion,
que la ruine totale de cette ville date de
l’éruption de 472, dont les horribles dé-
vastations ont été décrites par Marcellin.
Quoi qu’il en soit, il ne s’est trouvé jus-
qu’à ce jour ni inscription, ni médaille,
ni aucune espèce de monument qui attes-
te l’existence de Pompeï depuis 79.
Pour concilier ces différents systèmes,
on pourrait supposer qu’il s’est élevé un
village dans lesenvirons de Pompeï. Cette
hypothèse est d’ailleurs confirmée par le
Sanfelice, qui dit que les cités ensevelies
furentremplacéespar des villages, versa
sunt in vicos. De plus, les ruines que l’on
déterra sous Charles III, entre le Bois
Royal et leBoisTrécase, prouveraient que
la nouvelle Pompeï était située à peu de
distance de l’ancienne. On y retrouva des
candélabres de bronze, et autres objets,
mais l’architeclureet les peintures appar-
tenaient à un temps de décadence, bien que
les distributions des cours et deschambres
fussentparfailement semblables aux an-
ciennes: preuve à peu près certaine que
cette époque est celle de Constantin, ou
qu’elle lui est postérieure. On arriverait
ainsi jusqu’à l’éruption de 472, après
laquelle le nom de Pompeï s’est lout-à-fait
perdu.
Piote de l’Éditeur. Pour observer la série des
temps, il faudrait continuer l’historique des princi-
pales éruptions qui se sont succédé jusqu’à nos
jours; mais nous avons cru devoir intervertir cet
ordre, afin de donner dans le même volume la des-
cription dei’étalancien etde l’état actueldu Vésuve.
La Course au Vésuve , précédée d’un exposé
rapide de l’opinion des savants sur la constitution
de ce volcan, aura un plus grand intérêt,puisqu’elle
Pompeï was the victim, carriedthe ashes
into Egypt and Syria, and Galenus, and
Eutropius say that mountains of them
were formed on the ruins of the different
towns destroyed by the volcano. Even
Rome was included in the universal
terror; the sky became so obscured that
during a whole day the sun did not ap-
pear.
Laporte-Dutheil, Ignarra and other
authors are of opinion, that the eruption
described by Pliny did not entirely de-
vastate Pompeï, that it was reestablished,
and enjoyed a certain degree of prospe-
rity even in the reign of Titus ; that
under the emperor Adrian, and Antoni-
nus, it was indicated on the geographi-
cal monument, called the map of Poutin-
gero; which is posterior to the reign of
Constantine. In the itinerary improperly
called that of Antoninus, Pompeï is no
longer spoken of. They conclude, that
the total extinction of that town, dales
from the eruption of 472, described by
Marcellin; notwithstanding which, up
to this day no inscription, monument or
piece of money has been found denoting
its existence since 79. My opinion is that
a new village was built on the ancient
city, which opinion would reconcile
that of every party , in effect Sanfelice
tells us that the towns destroyed were
replaced by villages. Some ruins disco-
vered in the reign of Charles the III,
between Bosco Reale, and Bosco Trecase,
lead to imagine that the new town was
situated near the old one ; bronze candé-
labres and other articles have been found,
but the degenerated taste of the architec-
ture and paintings, though the distribu-
tion of the buildings was the same, may
perhaps indicate the decline of the arts
which commenced under Constantine,
and thus we should be led back to the
eruption of 472 ; after which the name
of Pompeï remained buried in oblivion.
The origin of Volcanos and their phe-
nomena have been the object of long and
minute researches amongst the natura-
lists of every nation, but it still remains
hidden with numberless other myste-
Editor’s note. In order to observe the series of
time, it would be necessary to continue the history
of the principal eruptions which have succeeded
each other up to our days ; but we have preferred
inlervcrling this order, to give in the same volume
the description of the ancient, as well as the actual
stale of Vesuvius. The excursion to Vesuvius,
preceded by a rapid recital, of the opinion of the
learned, with respect to the constitution of this
volcano, will be more interesting; as it will make
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