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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 3 (Juni 1861)
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Minervini: Scavamenti di Pompei, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0025

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BALLETTINO ARCHEOLOGICO ITALIANO

ANIMO PRIMO

NDM. 3. GIUGNO 1861.

Scavamenti di Pompei—Notizia di alcune iscrizioni messapiche—Antichità Orientali. Missione scientifica
del^ig. Ernesto Renan in Oriente. Rapporto all' Imperatore.

Scavamenti di Pompei. Continuazione del n.° 1.

Un'altra importante osservazione ci presenta a fa-
re la nuova iscrizione: ed è che in Pompei in quei
remoti tempi i magistri vici et compili erano al n.° di
nove. Siamo dolenti che la perdita di non pochi ca-
ratteri ci abbia rapito la piena conoscenza del nu-
mero rispettivo degli ingenui, de' liberti, e de' ser-
vi. Certo è però che due ingenui appariscono nella
prima e nella seconda lista; in questa sono segnati
quattro liberti, e nella prima in fine almeno un ser-
vo. Così e non altrimenti ci sembra doversi inter-
pretare il M • S Marci Servus, sebbene sia nuovo il
modo di indicare un servo, preponendo al suo nome
servile il nome del padrone. Così il nostro Salvius
E...ro M. s sarebbe lo stesso che E...ro M. Salvii
s. E forse son così disposti quei nomi, perchè quel
servo sperava la libertà: siccome ha osservato il Ma-
rini per alcune lapide, nelle quali l'ufficio servile si
accoppia con un particolare modo d'indicare i nomi
(fr. Arvali pag.256 n. 239). Non saremo sorpresi in
veder qualche servo magisler vici et compili.Troviamo
in latti magistri Larum di condizione servile (Orelli
2423 e 2425): e ciò non sarà per eccezione, ma di re-
gola principalmente ne'tempi più antichi ricordando-
ci che Servio Tullio, al riferire di Dionigi di Alicar-
nasso, ordinò che i sagrilìzii a'Lari nelle feste com-
pilali si facessero da' servi (anliq. lib. IV c. 14;. È
questo un altro passaggio che ravvicina i magistri
vici et compili a' magistri Larum: ed è da pensare
che sempre in quel collegio vi fosse qualche servo
per offrire come ministro i sagrificii.

Non ci fermiamo a discorrere de' nomi de' nostri
pompeiani magistri. Solo osserviamo che alcuni di

essi comparvero in epigrafi e programmi di Pompei.
Tale si è la gente Cerrinia, la quale, a mio avviso,
ben si riporta dal eh. Mommsen fralle genti Osche
(Unter. Dial. p. 270); è tale ancora la Stronnia: sulla
quale ultima ricordo che qualche anno fa venne da
me pubblicato un graffito, ove è menzione di uno
Stronnius Valens (Bull. arch. nap. n. ser. an. IV
p. 19), cui fa riscontro una già nota epigrafe prove-
niente pur da Pompei (Mommsen n. 2276: Ercola-
nesi mus. epigraph. pag. 21). E fu da noi osserva-
lo come il nome Stronnius accenni a greca derivazio-
ne. La gente Oppia è propria della Campania, e ri-
corda osche origini. Nuova è la gente Hermatoria
ovvero Dermatoria; giacché manca al principio una
lettera. Della gente Blallia troviamo memoria in
epigrafe di Sepino (Mommsen n. 4951 ): e poiché
si mostra di greca origine , è probabile che non
sia differente dalla Blassia, la quale più frequente-
mente s'incontra nelle iscrizioni latine,anche di que-
ste nostre regioni, come sarebbe di Eclano (Momm-
sen n. 1324y, di Venafro (id. n. 4666;, e di altra in-
certa località (id. 6310, 44). Ed a questo proposito,
ed in conferma della greca derivazione di questa gen-
te, ricordo ch'essa comparve nel caduceo di Taranto,
ove si legge il nome BAATT1HI, siccome fu da me
opinato, che la prima volta ne riportai la iscrizione
al messapico dialetto (v. Bull. arch. nap. di Avel-
lino an. V p. 21). 11 che venne approvato dal eh.
Mommsen ( unler. Dial. p. 66), e poscia ancora dal
Franz (Corp. inscr. gr. t. Ili p. 1251), il quale ebbe
prima sostenuto una differente opinione (o;j.Cì7.t.HI
p. 213 n.5780). Ma qui poniamo fine; osservando che
la nuova epigrafe pompeiana ci fornisce preziose no-
tizie che illustrano i fasti, e che spargono non poca
 
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