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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

DOI issue:
Heft 1 (Mai 1861)
DOI article:
Minervini: Di un singolare vaso proveniente da Fasano, antica Gnathia
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Gargallo-Grimaldi, Cav. Filippo: Dichiarazione delle pitture di un vaso greco inedito nel Museo Santangelo
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0011

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xxpos, àjj.sToyo? -riz xoix»]? (v. ìqXéxxtóp, p. 1621 ed. Al-
berti), Eraclide Politico; iqXÉxxfop.....jjXexxpo?,

ó S-3ò? òvo^dgexai jjajSéuta xotxV]? èiwJjoóow (Alley. Hom.
in Gale ópusc.mythol. p. 4-69), edEustazio: qÀéxxiop...
jjlvj sìSwv Xócxpov (ad //. T v. 398 p. 1189 v. 62, 63).
Veggasi pure su questa duplice significazione l'Eti-
mologico grande (p. 385 e 386 ed. Sylburg.), Suida
(t. II p. 52 ed. Kusteri), e Favorino (v. ^Xàcxwp).

E per tacere di altri antichi grammatici, mi con-
tenterò di citare Orione Tebano, il quale osserva che
in questa parola Va mutasi in uvexaSHeet xou a. eie vj
(p. 22 v. 18 ed. Sturz.j. Dalle esposte cose vogliamo
dedurre che se non faceva difficoltà a dottissimi gram-
matici di stabilire la identità fra le due voci ^Xóctwp
ed òXéxxwp, possiamo anche noi riconoscere una ra-
gione della singolare forma ÈXexpuóva nel particolare
dialetto usato nella Messapia; anzi trarremo da quel-
la forma un appoggio alle opinioni de' grammatici,
giacche vedesi di fatto ràXexxpuùv tramutato in èXe-
-puwv o dir vogliamo ^Xexxpuùv,

Dichiarazione delle pitture di un vaso greco inedito
nel museo Sàntangelo (Vedi la nostra tav. II).

DIPINTO DEL LATO POSTERIORE

'O xpwplXaxos "AStovi?, 8 xijv 'A/epovxt ipiXetxóci.
« L'amatissimo Adon che pur sotterra,
<( Pur d'Acheronte su la riva è amalo ».

Teocrito, XV, 86.

Di ottusa mente sarebbe al certo un archeologo
il quale, dopo aver osservato nell'anteriore faccia del
nostro vaso i funebri onori resi ad Adone, non si av-
vedesse ad un tratto che la pittura dell'opposto lato
rappresenta lo arrivo agli Elisi di quel bellissimo
giovinetto (1).

(1) Per la esimia bellezza fu egli amato non pure da Venere
c da Proserpina, ma ben anche da Giove ( Scoi, di Teocrito,
XV, 86 ), da Apollo (Tolom. Efestione, p. 33, Roulez), da Bac-
co ( Ateneo, X, 22 ; Plutarco, Question. conviv. IV, o ), e final-
mente da Ercole: Tol. Efest., p. lo.

Nella scena dunque della rappresentanza che ci
faremo ad esaminare, abbiamo da figurarci il cele-
berrimo prato della stigia Giunone (1). Benché pros-
simo al Tartaro (2), era quel luogo assai più ameno
e ridente di qualunque altra piaggia o campagna. I
suoi fiori, di fatti, massime le rose (3), non aveano
uguali in veruna parte del mondo nè appassivan giam-
mai (4). Yi scaturivan ruscelli di limpide e placidis-
sime acque (5): l'aria, che vi si spirava, era tempe-
rata da soave alitare di zefiri (6) e ad un tempo scal-
dala da un sole ognor sereno e che mai non volgeva
all'occaso (7). Nè mancavan quivi piante odorose o
alberi carichi di squisitissime frutte (y^oioic, xapnoi;
MfeS" (8) ).

I beati spiriti, a cui fu data stanza in sì deliziosa
campagna, godevano altresì di tutti que' piaceri che,
a mente dei Greci, formano l'umana felicità. Impe-
rocché passavano il tempo (secondo le varie inclina-
zioni eh' ebbero in vita (9) ) in equestri corse, in
isvariati giochi, in piacevoli ragionari (10), ed anche
in amorosi sollazzi (11).

In questo luogo di perpetui diporti è pur ora ve-
nuto Adone onde passare, giusta i decreti di Gio-
ve (12), la terza parte dell'anno negli amplessi di Co-
ra (13). Siffatto transitare che fa un giovine dalle ca-
rezze di Venere, ch'è come dire dalla erotica volut-

(1) Claudiano, Ratio di Proserp. Il, 287 e scg. V. Geschka,
De campis Elys. Witt. 1791, p. 14.

(2) Virgilio, En. VI, 630 e seg.; Tibullo, Eleg. I, III, 58-67.

(3) Mulcet ubi elysias aura beata rosas ; Properzio, Eleg. IV,
VII, 60.

(4) Perpetui flores, quos nec protulit Henna: Claudiano, op.
cit. v. 289.

(3) Pindaro, frani, dei Treni, presso Plutarco nel trattalo Del
vivere occult., §. 7; Escbine Socr., Axiochus, p. 24, Fischer.

(6) Odissea, IV, 566.

(7) Pindaro, 1. c. ed in un altro fram. delle stesse elegie ser-
batoci parimente da Plutarco nella Consot. ad Apollon. p. 106.
Uster.

(8) Pindaro nel secondo dei fram. qui sopra citati.

(9) Virgilio, op. cit. Yv. 653 - 5.

(10) Pindaro, Eschine Socr., e Virgilio nei 11. ce.

(11) Tibullo, 1. c. yv. 63-4.

(12) Veggasi la dichiarazione dell'altra pittura di questo vaso
nel Sullett. Arch. Napol., t. VII, p. 106.

(13) Scoi, di Teocrito, III, 48.
 
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