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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 20 (März 1862)
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Gargallo-Grimaldi, Filippo: La pittura di un inedito cratere greco di argilla, dichiarata
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Capasso, Bartolomeo: Nuove osservazioni sulla iscrizione sorrentina dedicata a Fausta
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0163

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— 155 —

tra rappresentanza veggiamo un serto in capo ad j
Oreste ed una vasca di acqua lustrale su cui egli si j
appoggia; volendosi con ciò indicare ch'è destinato j
già vittima della inospite dea. E qui ancora ne ap- i
parisce Diana; se non che, invece di mostrarcisi uni- !
camente da cacciatrice, è insignita pur del carattere !
di lucifera (asXaocpópo?), perchè porta in una mano i |
venaboli, ossiano giavellotti da caccia, e nell'altra la ì
face (1). Illuso il eh. Welcker da siffatto attributo,
prese inconsideratamente per Furia la figura di cui
si ragiona (2j; ma fu contraddetto dal eh. Jahn (3)
ed è ora confutato appieno dalla nostra pittura.

La dea venalrice non è qui associata, come nello
analogo quadro, ad Apollo; nò perciò la rappresen- j
tanza è men ricca di personaggi; poiché, in luogo di |
questo nume, vi osserviamo non solamente Pilade j
che si è già memorato, ma benanche una subalter- '
na ministra del laurico santuario, e di più un Sati- |
ro, il quale, ascoso in parte dai sassi di un monte,
che serve di fondo alla scena, ne contempla fisamen-
te gli attori.

Fatto così il parallelo tra le due simigliatiti pit-
ture, fermeremo lo sguardo su quella che non era
ancor pubblicata, per dichiararne due importanti
particolarità.

È dapprima notevole, come abbiamo già detto, il
vedersi assisa Diana sopra lo altare ch'è innanzi al
nefando tempio dei Taurj e che perciò esser dee
quello stesso su cui svenavansi gli infelici stranieri.
Ora, bensì, ch'è desso in potere della invitta suora di
Apollo e che ne sono estinte le spaventevoli fiamme,
ci si fa da ciò manifesto che allo atroce culto della
spietata deità della Scizia subentrino gli innocui riti
di una placabile dea degli Elleni (4).

(1) V. Muller, Arch. Randb., §364.

(2) Codeste osservazioni del Welcker si leggono nel
primo tomo dell' opera periodica che pubblicavasi da
Schneiilewin col titolo di Pliilologus, ov'egli diede pel
primo notizia di questo notabile vaso.

(3) Nella sopraccennata sua illustrazione del dipinto in
discorso.

(4) Glie alla crudele dea della Tauride assimilassero i
Greci la severa loro Diana; che sostituito quindi avesse-
ro la figlia di Latona a quella barbarica deità, abolendo-
ne, bensì, il primitivo, scitico culto; e che la flagella-

li altra singolarità del nostro quadro si è la posi-
zione d'Ifigenia, la quale, benché sacerdotessa del
temuto idolo della Tauride (1), vi è accostata e vi si
appoggia sì fattamente da mostrarsi in un compatto
gruppo con esso: nè ciò senza motivo. Imperocché,
la dea degli Sciti che nella poetica mitologia dei
Greci diversava totalmente da Ifigenia, nel sagro lor
leggendario confondeasi del tutto con lei, talché for-
mavano entrambe una sola ed identica deità (2). Né
questa jeratica o sacerdotal nozione potea significar-
si meglio in figure di quel che fece lo artista del
nostro dipinto.

FILIPPO GARGALLO-GRIMALDI

Nuove osservazioni -sulla iscrizione sorrentina
dedicala a Fausta (*).

L'autore dopo aver ricordato la scoverta di questa
lapida fatta nel 1845 dal sig. Brunn, e le varie le-
zione dei giovani in onore della taurica dea null'altro si
fosse che commemorativo rito del soppresso sagrificio
degli ospiti, nozioni son tutte da non potersi oramai op-
pugnare. Veggansi l'egregie osservazioni su di ciò del
Muller, Doriesi, I. 391; del Gerhard negli atti dell'Aio,
di Beri, per l'anno 1855; del Maury, histoire des re'lig. de
la Grece, I, 184.

(1) Parecchie città della Grecia, sì propria che asiana,
si diedero vanto di serbare nelle loro mura questo cele-
berrimo simulacro (V. Méziriac, op. cit. 11,275 e segg):
ed anche gli abitanti di Reggio, nella Magna Grecia, pre-
tesero di possederlo (V. Schueidewin Diana Phacelilis;
Gotting.1832). Corse fama, altresì, che Oreste lo avesse
portato in più città della Sicilia (V.CIuver., Sicil. ant. II,
pp. 304-6) e che fosse stato da lui eretto un tempio nei
dintorni di Siracusa (illustre al pari che infelice mia pa-
tria) alla scitica dea, ove ne collocò sollennemente l'im-
magine: Probo nel proemio alla Bucol. di Virg.

(2) V. G. Hermann, opusc., VII, 278; Muller, Aegin.
31 e Dcriesil, 383-4; Meyer, op. cit. p. 7; Suchier,
de vict. hwn.—Han. 1848, p. 22; Lloyd, Artem. elapheb.

Pag- 9- t „ •

(*) Siccome nel bulleltmo archeologico Napolitano si è

più volte parlato di questa sorrentina iscrizione, abbiamo
creduto riportare in questi fogli alcune nuove osserva-
zioni del eh. Bartolomeo Capasso, contenute in una me-
moria letta da lui recentemente all'Accademia Pontnnia-
na, di cui è socio. Dobbiamo il sunto alla cortesia del-
l' autore medesimo. L Editore.
 
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