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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 24 (Mai 1862)
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Minervini: Descrizione di alcune tombe puteolane con figure di stucco per ornamento
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Minervini: Educazione di Bacco, in vaso dipinto
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0194

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— 186 —

marino mostro, ora quasi del tutto perduto. A' due
lati erano le due rappresentanze,che noi pubblichia-
mo nell'ordine inferiore della nostra tav. X. In una
di essa vedi Ercole imberbe e nudo munito della cla-
va guardando la cerva cui poppa il fanciullettoTele-
fo.È noto che il mito di Telefo è assai comune nelle
tradizioni italiche, e che sovente comparve in monu-
menti della Campania il fanciullo eroe allattato da
una cerva. E da rammentare fra'primi la nobilissima
pittura di Ercolano del nostro musco Nazionale (Er-
colanesi pitture I, 6; R. museo B.W, 5), che merita
di esser messa a confronto con l'altro dipinto pom-
peiano nel quale vedi Ercole che tien fralle braccia il
fanciullo Telefo e lo fa scherzar colla cerva (R. museo
B. Vili, 50 J. Ricordiamo pure la moneta di Capua
illustrata dall'Avellino (bull. arch. napolit. an. I,pag.
11), la quale è spiegata dalle italiche tradizioni citate
da quell'illustre archeologo; e da altre osservazioni,
che furono da me fatte per intendere la relazione fra
loro della maggior parte de' tipi della numismatica
Capuana (saggio di osserv. numism. pag. 31).Lo stes-
so soggetto fu da me per la prima volta riconosciu-
to nell'altra incerta medaglia col MET, che sospet-
tai potersi forse attribuire alla stessa Capua, ove si
supponga che sia dovuta ad arte sannitica, senza in-
fluenza ellenica (saggio cit. pag. 74 seg. ); non che
in un calamajo di bronzo con figure intarsiate in ar-
gento pubblicato nella prima serie del bulleltino ar-
cheologico napoletano an. I, tav. VII, fig. 5, sul qua-
le si veggano le cose dette da me (1. c. pag. 122
seg.), e dal eh. Cavedoni (bull. cit. an. 11, pag. 54).
Veggasi poi su tutti questi monumenti, e sulle rela-
zioni di Telefo colla Campania ciò che ho scritto nei
monumenti inedili di Barone pag. 120 seg.

L'altro quadro de' nostri stucchi puteolani ci pre-
senta Andromeda tutta nuda legata presso alcuni
scogli, da' quali uscir si mira il marino mostro vi-
sibile in piccola parte, che quasi sorge dalle acque
a divorarla: un giovine nudo con clamide si allonta-
na dall'imminente pericolo. Io credo potersi in que-
sto giovine ravvisare il pusillanime sposo di Andro-
meda, che fugge il mostro invece di difendere la
sposa: e già espressi questa mia conghieltura parlan-

do di altri monumenti relativi alla esposizione di
Andromeda ed alla sua liberazione per opera di Per-
seo. Vedi le mie memorie accademiche (Napoli 1862,
in 4) pag. 54, not. 1. Noterò da ultimo che ne' lati
interni della edicola finora descritta vedevansi pure
due marini mostri un grifo ed una pantera, che pub-
blichiamo ne' due scompartimenti medii dell'ordine
inferiore tav. IX.

Dalle esposte dichiarazioni rilevasi come le tre
tombe da noi descritte sono degne di particolar con-
siderazione, per gli svariati soggetti, che offrivano,
alcuni de' quali sono singolari e di moltissima im-
portanza. Vogliamo finalmente notare che gli stuc-
chi sopra descritti appartengono al sig. ab. Giusep-
pe di Criscio, che ci ha gentilmente permesso di ri-
cavarne i disegni.

MINEHVINI

Educazione di Bacco, in vaso dipinto.
Breve indicazione della tav. VI.

La spiegazione di questa tavola era stata da me
affidata ad un chiaro archeologo alemanno, il quale
ne aveva volentieri assunto l'incarico; ma poiché la
sua interpretazione non più mi pervenne, essendo
ormai giunto al termine del mio volume, mi veggo
costretto a darne una breve indicazione; riserbando-
mi di pubblicare quel lavoro nel prossimo volume
del mio Bulleltino, ove mi sia inviato.

La rappresentanza, che abbiamo sotto gli occhi,
adorna una bellissima idria nolana pertinente al ne-
goziante di antichità sig. Raffaele Rarone. La dili-
gente esecuzione, e la conservazione più perfetta,
danno non lieve valore a questo bel monumento.
Vedi nel mezzo un barbato Sileno, che sostiene se-
duto sul sinistro braccio il fanciullo Dioniso, che
offre il capo cinto di mistica tenia. Pare che il dio
sia nel momento di afferrare con ambe le mani la
barba del suo istitutore, per farne oggetto di fanciul-
lesco trastullo. E dico il suo istitutore, comunque
il nostro Sileno non offra la forma tozza e panciuta
dell'educatore di Racco; per lo che altri potrebbe
 
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