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una lista di più che sessanta località della regione di
Gebeil e di Batroun, ove la esistenza d'iscrizioni mi
era assicurata.Nessuna di queste indicazioni si è tro-
vata sinora compiutamente in fallo, e talvolta ho am-
mirato la giustezza con la quale questi uomini sem-
plici scoprivano tracce di scrittura sopra pietre, pres-
so le quali l'occhio più esercitato sarebbe passato sen-
za rivolgervi l'attenzione.
Molli risultamenti sonosi già ricavati dalle iscri-
zioni che ho così raccolte, e ne attendo di più consi-
derevoli ancora pel momento in cui avrò potuto ter-
minar la mia messe. Forse l'epigrafia, che ha rinno-
vata la storia politica, non avrà meno gravi conse-
guenze quando si applicherà alla storia religiosa.La
perfetta esattezza delle notizie fornite da Filone di
Byblos sulla Fenicia del suo tempo si è trovata verifi-
cata.Il gran dio di queste contrade era Samemroum
o Hypsouranios (il dio che regna nell'alto del cielo).
Trovasi designato nelle iscrizioni per Zeus epoura-
nios, Zeus megislos, Zeus ouranios, ypsistos, Saar-
naios, epecoos, parole che corrispondono per la piup-
parte a termini sacramentali della lingua fenicia.
Credo che lascerò il Libano senza aver trovato una
sola volta il nome di Adone. Come in Filone di By-
blos Adone si appella Elimini, l'altissimo (hypsislos),
io penso che il dio supremo, di cui qui s'incontra la
traccia ad ogni passo, non era altro che il dio desi-
gnato da' Greci e da' Romani col nome di Adone (il
Signore).
Le sculture sfuggite alle distruzioni sono rarissi-
me; intanto il villaggio di Gharfin, presso Amschit,
mi ha offerto una rappresentazione interessante per
la storia de' culli siriaci. Vi si osserva lo stesso mi-
scuglio di forme egizie che in Edde, sulla pietra del
battistero di Gebeil, e sulle rovine scoperte dal sig.
de Vogùé, in Oumm-el-Anamid.
In somma, la Fenicia ed il Libano si sono trovati
in cattive condizioni, avuto riguardo alla conserva-
zione della loro alta e media antichità. Senza parlar
de' miracoli di conservazione archeologica, quali so-
no Pompei, l'Egitto, Niriive, l'Hauran; quanto l'Ita-
lia, ove ogni rovina è stato l'oggetto di un vero culto,
quanto la Sicilia, quanto la Grecia medesima sono
state meglio diviselLa non curante barbarie dell'Ara-
bo nomade, la pesante barbarie del conquistatore
germano sono state assai meno funeste a' monumenti
che lo spirito gretto e meschino che non ha cessato
di regnare in queste contrade. Le rovine si conserva-
no soprattuto ne' paesi ove non vi ha chi se ne occu-
pi; in Siria, per loro sventura, esse non han cessato
di attirare l'attenzione degli abitanti, e d'ispirar lo-
ro mille idee puerili, mille chimere. I soli crociati
dall'antichità han fatto qui grandi costruzioni;mauna
sorta d'istinto fatale porta il Siro, appena ch'ei trovi
grandi massi, a dispensarli ridotti in piccole pietre.
Quasi tutte le distruzioni hanno in questo paese un
carattere volontario ed intenzionale. Nondimeno fu
tale l'attività delle vecchie civilizzazioni della Siria e
del Libano,che la loro traccia è ancora visibile ad ogni
passo. Poche contrade offrono, in un raggio di quat-
tro leghe, tre punti come Gebeil, Semar-Gebeil, Ma-
schnaka; poche contrade offrono un sì gran numero
d'iscrizioni di un interesse storico. La vecchia Feni-
cia infine, sebbene quasi cancellata, si manifesta per
indizii che forniranno sicure induzioni per ricostruir-
la. Non bisogna d'altra parte obbliare che Tiro e Tor-
tosa, a parer di tutti coloro che le visitarono, sono i
punti che offrono più reliquie apparenti. Bisogna ri-
cordarsi soprattutto che nella ricerca scientifica i ri-
sultamenti negativi hanno il loro valore, perciocché
rappresentano saggi metodici e necessarii alla cono-
scenza della verità. Spero dunque che la esplorazione
della Fenicia apporterà qualche fatto nuovo a ciò che
ci è dato sapere del mondo antico, e ch'essa non ri-
marrà al disotto dell'importanza che la Maestà Vo-
stra vi ha giustamente attribuita. Permettetemi, Si-
re, di presentare a Vostra Maestà l'omaggio del più
profondo rispetto col quale sono, Sire, di V. Maestà,
l'umilissimo ed obbedientissimo servitore
ERNESTO RENAN.
Nola dell'Editore.
Qui finisce la prima lettera del chiarissimo Renan:
ne' numeri seguenti daremo la seconda lettera, ove
si continua il ragguaglio di queste novelle scoperte.
CAV
OIL-LIO MINERVINI -
EDITORE
STAMPERIA DELLA R. UNIVERSITÀ
una lista di più che sessanta località della regione di
Gebeil e di Batroun, ove la esistenza d'iscrizioni mi
era assicurata.Nessuna di queste indicazioni si è tro-
vata sinora compiutamente in fallo, e talvolta ho am-
mirato la giustezza con la quale questi uomini sem-
plici scoprivano tracce di scrittura sopra pietre, pres-
so le quali l'occhio più esercitato sarebbe passato sen-
za rivolgervi l'attenzione.
Molli risultamenti sonosi già ricavati dalle iscri-
zioni che ho così raccolte, e ne attendo di più consi-
derevoli ancora pel momento in cui avrò potuto ter-
minar la mia messe. Forse l'epigrafia, che ha rinno-
vata la storia politica, non avrà meno gravi conse-
guenze quando si applicherà alla storia religiosa.La
perfetta esattezza delle notizie fornite da Filone di
Byblos sulla Fenicia del suo tempo si è trovata verifi-
cata.Il gran dio di queste contrade era Samemroum
o Hypsouranios (il dio che regna nell'alto del cielo).
Trovasi designato nelle iscrizioni per Zeus epoura-
nios, Zeus megislos, Zeus ouranios, ypsistos, Saar-
naios, epecoos, parole che corrispondono per la piup-
parte a termini sacramentali della lingua fenicia.
Credo che lascerò il Libano senza aver trovato una
sola volta il nome di Adone. Come in Filone di By-
blos Adone si appella Elimini, l'altissimo (hypsislos),
io penso che il dio supremo, di cui qui s'incontra la
traccia ad ogni passo, non era altro che il dio desi-
gnato da' Greci e da' Romani col nome di Adone (il
Signore).
Le sculture sfuggite alle distruzioni sono rarissi-
me; intanto il villaggio di Gharfin, presso Amschit,
mi ha offerto una rappresentazione interessante per
la storia de' culli siriaci. Vi si osserva lo stesso mi-
scuglio di forme egizie che in Edde, sulla pietra del
battistero di Gebeil, e sulle rovine scoperte dal sig.
de Vogùé, in Oumm-el-Anamid.
In somma, la Fenicia ed il Libano si sono trovati
in cattive condizioni, avuto riguardo alla conserva-
zione della loro alta e media antichità. Senza parlar
de' miracoli di conservazione archeologica, quali so-
no Pompei, l'Egitto, Niriive, l'Hauran; quanto l'Ita-
lia, ove ogni rovina è stato l'oggetto di un vero culto,
quanto la Sicilia, quanto la Grecia medesima sono
state meglio diviselLa non curante barbarie dell'Ara-
bo nomade, la pesante barbarie del conquistatore
germano sono state assai meno funeste a' monumenti
che lo spirito gretto e meschino che non ha cessato
di regnare in queste contrade. Le rovine si conserva-
no soprattuto ne' paesi ove non vi ha chi se ne occu-
pi; in Siria, per loro sventura, esse non han cessato
di attirare l'attenzione degli abitanti, e d'ispirar lo-
ro mille idee puerili, mille chimere. I soli crociati
dall'antichità han fatto qui grandi costruzioni;mauna
sorta d'istinto fatale porta il Siro, appena ch'ei trovi
grandi massi, a dispensarli ridotti in piccole pietre.
Quasi tutte le distruzioni hanno in questo paese un
carattere volontario ed intenzionale. Nondimeno fu
tale l'attività delle vecchie civilizzazioni della Siria e
del Libano,che la loro traccia è ancora visibile ad ogni
passo. Poche contrade offrono, in un raggio di quat-
tro leghe, tre punti come Gebeil, Semar-Gebeil, Ma-
schnaka; poche contrade offrono un sì gran numero
d'iscrizioni di un interesse storico. La vecchia Feni-
cia infine, sebbene quasi cancellata, si manifesta per
indizii che forniranno sicure induzioni per ricostruir-
la. Non bisogna d'altra parte obbliare che Tiro e Tor-
tosa, a parer di tutti coloro che le visitarono, sono i
punti che offrono più reliquie apparenti. Bisogna ri-
cordarsi soprattutto che nella ricerca scientifica i ri-
sultamenti negativi hanno il loro valore, perciocché
rappresentano saggi metodici e necessarii alla cono-
scenza della verità. Spero dunque che la esplorazione
della Fenicia apporterà qualche fatto nuovo a ciò che
ci è dato sapere del mondo antico, e ch'essa non ri-
marrà al disotto dell'importanza che la Maestà Vo-
stra vi ha giustamente attribuita. Permettetemi, Si-
re, di presentare a Vostra Maestà l'omaggio del più
profondo rispetto col quale sono, Sire, di V. Maestà,
l'umilissimo ed obbedientissimo servitore
ERNESTO RENAN.
Nola dell'Editore.
Qui finisce la prima lettera del chiarissimo Renan:
ne' numeri seguenti daremo la seconda lettera, ove
si continua il ragguaglio di queste novelle scoperte.
CAV
OIL-LIO MINERVINI -
EDITORE
STAMPERIA DELLA R. UNIVERSITÀ