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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 4 (Juli 1861)
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Minervini: Retificazione: digamma nel mezzo delle parole
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Minervini: Asse della gente Rubria
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0039

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— 31 —

siccome è facile rilevare dal catalogo di tutte le voci
a noi giunte in quel dialetto, riportate dal eh. Mom-
msen (unterit. Dialéklen p. 74 segg. ). Lo stesso si
osserva nelle due nuove epigrafi messapichc da noi
recentemente pubblicate, in una delle quali compa-
risce il digamma dopo il p, e nell'altra il solito segno
di aspirazione H fra due i (vedi sopra p. 22). Ed in
conferma di questa frequenza del digamma nel mez-
zo delle parole ne' monumenti dell'Apulia, son da
citare le monete di Asculum, le quali presentano la
leggenda AYFTEKA (Millingen consid. p. 154-155;
suppt pl.IIn.15 p.9; Friedlaender die osk. Miinzen
lav. VII, 1, 2, 3, 4p. 54-56; Mommsen water. Dia-
lekL p.201 e 204), e le osservazioni da me fatte al-
trove sopra le leggende di alcune particolari monete
di Arpi (bullett. arch. nap. n. s. an. II p. 122).

Noi sappiamo che Erodoto, e dopo di esso i più
illustri scrittori moderni fan derivare i Messapi dai
Cretesi. Veggasi il Niebhur (1,105), il Klausen [Ae-
neas und die Penateti I, 433), e più recentemente il
eh. Mommsen (annali dell'Isl. 1848 p. 122 segg.; e
unter. Dialéklen p. 89 segg.). Se la osservazione del-
l'Àhrens, sull'uso più frequente e prolungato del di-
gamma appo i Cretesi, è appoggiata da positive os-
servazioni; possiamo trarre da simile uso presso i
popoli della 3Iessapia un altro argomento in confer-
ma della loro eretica origine. Sicché, per questo la-
to, la ortografia EAETPTFONA, di cui ragionammo
(inora, dovrà riputarsi della più alta importanza an-
che per le conclusioni storiche, alle quali dà luogo.

WNERVIXI

Asse della gente Rubria.

Nella nostra tavola I n. 3 abbiamo pubblicalo l'as-
se della gente Rubria, singolare per la duplice testa
di Ercole e di Mercurio, perchè ci pareva che non
fosse stato finora esattamente pubblicato.

Ce ne porge la occasione un esemplare abbastan-
za conservato di questa rarissima medaglia, che è
posseduto dal negoziante di antichità sig. Raffaele
Barone.

Esso è come segue:

Tèsta di Ercole barbala con pelle di Icone, a s., ac-

coppiala a lesta di Mercurio imberbe con pelaso alalo
a d. Presso il collo della lesici di Ercole è la clava, e
presso il collo della testa di Mercurio è il caduceo.

)( Tempio distilo, con fastigio triangolare adorno
di palmette nelle sue tre estremità, sotto il tempio ara
con cortina sovrapposta, a cui si avvolge un serpente:
a d. comparisce mezza prora di nave. Sotto L ■ RV-
BR1, dilato a s. DOSSEN. Asse di forma singolare.

Questo asse vedesi pubblicato dal Riccio, ma sen-
za nessun carattere nelle due teste. Ciò non dee far
maraviglia, perchè l'esemplare da lui posseduto è
talmente logoro che non può servire ad un qualsiasi
disegno. Quello però clic noi osservammo, nell'esa-
minare questo asse, si è che mostransi abbastanza
visibili i simboli di Mercurio e di Ercole: e perciò
veggonsi ancora riportati dal Riccio (tav. LXIIIsup.).
Questi, nel Catalogo del suo medagliere pag. 178,
avverte che la poca conservazione della moneta glie-
ne aveva fatto tralasciare il disegno.

Il More 11, che diede questa moneta ingrandita
nelle sue tavole (Rubria Vili), ci offre ancora non
poche inesattezze. La testa dell'Ercole è priva di
barba, la forma del caduceo non è quella che offre la
moneta, e la parte superiore del tempio non presen-
ta gli ornamenti che sono nella originale moneta. È
però da notare che si osservano il caduceo e la cla-
va, come nella moneta del Riccio, come in quella
più conservata che ho sotto i miei occhi.

Un altro esemplare di questo rarissimo asse tro-
vasi nella raccolta delle medaglie a Parigi. Esso è
stalo recentemente pubblicato dal Cohen (pi. LXIV,
Rubria 1); e dev'essere sì poco conservato che ne sva-
nirono i simboli delle due divinità. Quello però che
ci sorprende, è che il signor Cohen osserva: Sur le
dessin de Riccio, on volt encore une massue et un ca-
ducée, mais à tort j)ag. 281J. Non è solamente pres-
so il Riccio che quei simboli comparivano. Precede-
va la rispettabile autorità del Morell: ed il signor
Cohen avrebbe dovuto prestar piena fede a quel di-
ligenlissimo numografo ed all'Eckhel, che lo aveva
seguito [doclr. t. V p. 296). Del resto veggo che il
Mommsen ritiene la descrizione del Cohen nella sua
recente opera [Geschichte des Romischen Miinzicesens
pag. 604). Per lo che riesce importante la nuo-
va pubblicazione per noi fatta, perchè vale a rettili-
care le inesattezze di altri numismatici, ed a confer-
mare in parie le precedenti pubblicazioni.

Ricordiamo quel che scrisse il eh. Cavedoni sul
lipo del rovescio, confermando la opinione del /.arnio-
ni: egli vi riconobbe la cortina circondata dal ser-
pe, in rapporto al culto di Esculapio, e suppose che
nel nostro asse si figurasse un tempietto di quel
dio trasportato per mare da Epidauro a Roma. Co-
sì inlerpetra il Cavedoni la prora messa in rappor-
 
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