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il nome Photulus proposto dal Panofka e da me ri-
tenuto sarebbe da riputare ibrido nella sua forma,
sendo dedotto dal greco Oùi; con desinenza latina.
Io avverto che la desinenza potrebbe forse anche ri-
putarsi greca. Con non insolita derivazione da (pio?,
«pioio? viene regolarmente 4>wtuXXoc e OiótuXo;: e son
da leggere a tal proposito le osservazioni del dottissi-
mo Lobeck sopra una intera classe di nomi in tXo?
ed ulo$(pathol. sermoni.(jracciprolegom.\>. 113-128).
Non dico ciò per difendere la lezione del Panofka;
giacché ora mi avveggo che il eh. Garrucci lesse di-
versamente, quando la epigrafe era probabilmente
più conservata. Trovo di fatti che egli la citò nei
suoi graffiti, e riportolla così: F1LOCALVS VOTVM
SOLVIT LIBES MERITO {graffiti de Pompei p. 46
sec. ediz.). Debbo credere alla esattezza della lezio-
ne Filocalus, della quale mi assicurò per lettera lo
stesso eh. Garrucci; ma è certo che il SOLVIT è ab-
breviato in SOL, come fu da noi riferito; e la lezio-
ne SOLVIT intero è dovuta a dimenticanza del tra-
scrittore.
Trattandosi di un singolare dipinto, di difficile
spiegazione, non ho voluto mancare di notare le co-
se sopra esposte; affinchè altri sottoponga eziandio
a stretta critica le interpretazioni finora proposte,
non esclusa la mia: sola maniera di raggiungere la
verità, la quale sovente salta fuori dalla libera di-
scussione.
MINERVINI
Notizia di una latina iscrizione.
Dal mio egregio amico sig. Carmelo Mancini di
Collelongo, in Abruzzo ulteriore secondo, mi vien
comunicata la notizia di una latina iscrizione rin-
venuta in Manaforno altra località della stessa pro-
vincia, la quale è degna di non poca considerazione.
La iscrizione è la seguente:
D M • S.
P • GAVIO
MAXIMO .
SODALI.
COMESTO.
res. (ascia) p.
Nulla dirò dell' ascia sepolcrale, che vedesi nel-
l'ultima riga; giacché sono ben note le opinioni dei
dotti su questo funebre simbolo, né la nuova lapide
sparge alcuna luce sulla sua significazione. Quello
che merita di essere considerato si è che i comestores
diconsi porre quella memoria ad un loro compagno
sodali.
Potrebbe a taluno ricorrere a prima giunta al pen-
siero che Gavio Massimo fosse onorato di quella
iscrizione da'suoi commensali, i quali in particolare
pranzo, o per solito, si trovarono ad una mensa co-
mune. Ma questa semplice maniera di considerare
la cosa non ben si adatta alla intelligenza della no-
stra epigrafe: e questi comestores così generalmente
indicati non esprimerebbero ben determinate perso-
ne: senza dire che sarebbe strano l'immaginare come
onorassero un defunto quegli che avevano pranzalo
con lui, allorché era fra'vivi. A me sembra che bi-
sogna riconoscere in questi comestores e nel loro so-
dalis una più stretta colleganza, una relazione di
particolar sodalizio in sacra comunanza.
Mi sovviene particolarmente delle mistiche riu-
nioni, le quali facevansi sempre con sacri banchetti.
Quando Livio parla del celebre avvenimento de'Bac-
canali in Roma ricorda espressamente le epulae di
quelle adunanze (lib. XXXIX, cap. VIII). Ebbi altra
volta la occasione di parlare de'mistici edifìzii otxoi,
e de'banchetti che ivi si celebravano (iscriz. di Teltia
Casta pag. 37 segg., bull. arch. Nap. an. Ili pag.
22-23 ). Ivi ricordai le case di Bacco toù Aiovuaou
ot'xoix;, i banchetti pubblici cuaohta, le riunioni dei
fratori, i tiasoti che diconsi eìXauivaaraì, èpaviaraf,
e perciò corrispondono a' comestores della nostra i-
scrizione: ricordai ancora le parole di Esichio, che
rammenta le sale ove gl'iniziati mangiavano, e che
dicevansi Siacwve?. A queste ed altre simili osser-
vazioni rimandiamo il lettore, che furono allora da
noi largamente esposte ad illustrazione dell' ctxos
■pvatxwv della napoletana epigrafe di Tettia Casta.
Ed intorno a' StaowTai, che non erano altro che oùa-
oaot commensali, veggasi Dione Cassio (1. LVI, 41;
LVIH 12) e Giuseppe Ebreo (anliquit.XIV ,10 , 8);
e si confronti Hermann (griech. Staatsalterlh.§ 99
il nome Photulus proposto dal Panofka e da me ri-
tenuto sarebbe da riputare ibrido nella sua forma,
sendo dedotto dal greco Oùi; con desinenza latina.
Io avverto che la desinenza potrebbe forse anche ri-
putarsi greca. Con non insolita derivazione da (pio?,
«pioio? viene regolarmente 4>wtuXXoc e OiótuXo;: e son
da leggere a tal proposito le osservazioni del dottissi-
mo Lobeck sopra una intera classe di nomi in tXo?
ed ulo$(pathol. sermoni.(jracciprolegom.\>. 113-128).
Non dico ciò per difendere la lezione del Panofka;
giacché ora mi avveggo che il eh. Garrucci lesse di-
versamente, quando la epigrafe era probabilmente
più conservata. Trovo di fatti che egli la citò nei
suoi graffiti, e riportolla così: F1LOCALVS VOTVM
SOLVIT LIBES MERITO {graffiti de Pompei p. 46
sec. ediz.). Debbo credere alla esattezza della lezio-
ne Filocalus, della quale mi assicurò per lettera lo
stesso eh. Garrucci; ma è certo che il SOLVIT è ab-
breviato in SOL, come fu da noi riferito; e la lezio-
ne SOLVIT intero è dovuta a dimenticanza del tra-
scrittore.
Trattandosi di un singolare dipinto, di difficile
spiegazione, non ho voluto mancare di notare le co-
se sopra esposte; affinchè altri sottoponga eziandio
a stretta critica le interpretazioni finora proposte,
non esclusa la mia: sola maniera di raggiungere la
verità, la quale sovente salta fuori dalla libera di-
scussione.
MINERVINI
Notizia di una latina iscrizione.
Dal mio egregio amico sig. Carmelo Mancini di
Collelongo, in Abruzzo ulteriore secondo, mi vien
comunicata la notizia di una latina iscrizione rin-
venuta in Manaforno altra località della stessa pro-
vincia, la quale è degna di non poca considerazione.
La iscrizione è la seguente:
D M • S.
P • GAVIO
MAXIMO .
SODALI.
COMESTO.
res. (ascia) p.
Nulla dirò dell' ascia sepolcrale, che vedesi nel-
l'ultima riga; giacché sono ben note le opinioni dei
dotti su questo funebre simbolo, né la nuova lapide
sparge alcuna luce sulla sua significazione. Quello
che merita di essere considerato si è che i comestores
diconsi porre quella memoria ad un loro compagno
sodali.
Potrebbe a taluno ricorrere a prima giunta al pen-
siero che Gavio Massimo fosse onorato di quella
iscrizione da'suoi commensali, i quali in particolare
pranzo, o per solito, si trovarono ad una mensa co-
mune. Ma questa semplice maniera di considerare
la cosa non ben si adatta alla intelligenza della no-
stra epigrafe: e questi comestores così generalmente
indicati non esprimerebbero ben determinate perso-
ne: senza dire che sarebbe strano l'immaginare come
onorassero un defunto quegli che avevano pranzalo
con lui, allorché era fra'vivi. A me sembra che bi-
sogna riconoscere in questi comestores e nel loro so-
dalis una più stretta colleganza, una relazione di
particolar sodalizio in sacra comunanza.
Mi sovviene particolarmente delle mistiche riu-
nioni, le quali facevansi sempre con sacri banchetti.
Quando Livio parla del celebre avvenimento de'Bac-
canali in Roma ricorda espressamente le epulae di
quelle adunanze (lib. XXXIX, cap. VIII). Ebbi altra
volta la occasione di parlare de'mistici edifìzii otxoi,
e de'banchetti che ivi si celebravano (iscriz. di Teltia
Casta pag. 37 segg., bull. arch. Nap. an. Ili pag.
22-23 ). Ivi ricordai le case di Bacco toù Aiovuaou
ot'xoix;, i banchetti pubblici cuaohta, le riunioni dei
fratori, i tiasoti che diconsi eìXauivaaraì, èpaviaraf,
e perciò corrispondono a' comestores della nostra i-
scrizione: ricordai ancora le parole di Esichio, che
rammenta le sale ove gl'iniziati mangiavano, e che
dicevansi Siacwve?. A queste ed altre simili osser-
vazioni rimandiamo il lettore, che furono allora da
noi largamente esposte ad illustrazione dell' ctxos
■pvatxwv della napoletana epigrafe di Tettia Casta.
Ed intorno a' StaowTai, che non erano altro che oùa-
oaot commensali, veggasi Dione Cassio (1. LVI, 41;
LVIH 12) e Giuseppe Ebreo (anliquit.XIV ,10 , 8);
e si confronti Hermann (griech. Staatsalterlh.§ 99