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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 21 (März 1862)
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Minervini: Breve dichiarazione di un vaso di Puglia
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Minervini: Nuove osservazioni sopra un dipinto pompeiano
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0171

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— 163 —

Toccò alcuna cosa di questa ricerca il dotto Avel-
lino (meni, della reg. accad. Ercol. toni. V, p. 268
seg.); dopo le osservazioni dell'Inghirami (monum.
etr. tom. V, pag. 417), dello Stackelberg (der Apol-
lo-Tempel zu Bassae 1826), del Creuzer (Schulzei-
tung gennaro 1832), del Raoul-Rochette (monuments
inédits pag. 106), e del Labus (mus. di Mantova toni.
HI, p. 26). Non è qui il luogo di fermarsi sopra una
simile discussione, che formerà parte delle nostre
generali ricerche sul mito delle Amazzoni, le quali
ricerche sebbene interrotte per alcune particolari
circostanze,abbiamo in animo di ripigliare e di man-
dare a compimento.

M1NERVINI

Nuove osservazioni sopra un dipinto pompeiano.

Io presentai in questo bullettmo (v.sopra p.89-92)
una breve dichiarazione di un pompeiano dipinto
votivo, nel quale mi parve di riconoscere la Fortu-
na-Iside aggruppata col dio Mese, e con Fosforo;
tutte divinità della luce, messe in rapporto nella lo-
ro astronomica significazione, mercè un campo tem-
pestato di stelle. Il eh. Cavedoni ha recentemente
proposta una novella spiegazione; nella quale sostie-
ne che la figura a cavallo rappresenti la Emacia, ov-
vero un felice ostento, e nel fanciullo riconosce un
famulus della Fortuna (v. sopra pag 159-160). 11
dotto numismatico di Modena venne ad una tale spie-
gazione pel confronto di alcune monete alessandri-
ne, ove si scorge la parola CHMACIA accanto ad
una giovanile figura in succinta veste e co'colurni tra-
sportata da un veloce cavallo,e recante colla destra un
ramo di palma. Egli osserva che in altra medaglia di
L. Vero la ridetta figura è radiata, e perciò si asso-
miglia alla pompeiana; salvo che questa ha la bipen-
ne, che sarà da riputare di secondaria significazione.

Rispettando la vasta e profonda dottrina del eh.
archeologo, il più attivo collaboratore di questo bul-
leltino,mi permetto di osservare che a me non sembra
doversi ravvisare la personificala l^ada. nelle cita- j
te monete. A me pare che sia nel genio dell'antichi- j

tà, e segnatamente nell'uso della greca simbolica,
personificare le idee per via dell'antropomorfismo,
ma con questa differenza che ove la parola esprimen-
te la idea era femminile, filologicamente considerata,
la personificazione facevasi con una figura femminile,
e viceversa. Da questa generale considerazione vo-
gliamo dedurre che la figura della Semasia dovreb-
be essere femminile. Or quella che vedesi nelle me-
daglie non ha carattere femmineo; ma apparisce evi-
dentemente maschile, non altrimenti che il giovine
cavalcante nella pompeiana pittura : sicché dovrà
dirsi che quel cavaliere non esprima la personifica-
zione della Semasia, ma piuttosto dinoti quell'appa-
rizione speciale, che venne a costituire l'ostento, e
che si è indicata colla parola Zr^uia.

Io non cercherò d'indagare per ora che cosa voglia
indicare quel giovine cavaliere nelle medaglie Ales-
sandrine, di cui è parola.

Forse quell'apparizione mercè la palma volle pro-
nunziare qualche trionfo. Ma certamente, quando si
ritiene che il cavaliere non dinota la personificata
Semasia, non potrà più richiamarsi il confronto del-
le medaglie col dipinto pompeiano; nel quale mi par-
ve che fosse da indagare il significato delle figure,
piuttosto che attribuire ad una di esse una più ge-
nerale intelligenza. Ed in quanto al riscontro delle
figure effigiate nelle medaglie e nella pittura, note-
rò che la bipenne scambiata colla palma mi sembra
non lieve differenza: ed aggiungo che il menisco ro-
vesciato ed i raggi accennano senza dubbio a signi-
ficato lunare ed astronomico; e perciò non mi sem-
bra dovere abbandonare la mia primitiva spiegazio-
ne. Dirò lo stesso dell'alato putto, a cui diedi il no-
me di Fosforo; giacché le ali appunto mi pare che
debbano allontanar la idea proposta dall'illustre ar-
cheologo di Modena. Un famulus della dea, a mio
avviso, non doveva offrirsi nè alato nè nudo; parti-
colarità che si addicono ad una divinità : ed a me
parve che potessero convenire ad una divinità della
luce, come Fosforo, a cui certamente ben si adatta
la face, che tiene con ambe le mani.

Finirò queste brevi osservazioni con l'ultima re-
lativa alla epigrafe. Il eh. Cavedoni ha avvertito che
 
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