Universitätsbibliothek HeidelbergUniversitätsbibliothek Heidelberg
Metadaten

Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

DOI Heft:
Heft 6 (Juli 1861)
DOI Artikel:
Carrucci, R.: Sull'epoca dell'anfiteatro Pompeiano: Lettera del ch. Garrucci alll'editore del Bulletino
DOI Artikel:
Renan: Antichità orientali, [2]
DOI Seite / Zitierlink: 
https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0052

DWork-Logo
Überblick
loading ...
Faksimile
0.5
1 cm
facsimile
Vollansicht
OCR-Volltext
— 44 —

lui promulgale nel 673 per l'organizzamento dell'Ita-
lia, non trovandosi prima del 684 altro legislatore a
cui meritamente attribuirla.

Rimossa con questa scoperta la difficoltà gravissi-
ma di avere anfiteatri nelle colonie anteriori a quelli
di Roma, noi potremo oramai sperare che degli al-
tri anfiteatri esistenti in Italia si cerchi più accura-
tamente l'epoca; il che io mi propongo di fare quan-
to all'anfiteatro di Faleri sinora ignoto, del quale si
è intrapresa l'escavazione, a mia richiesta.

Gioverà del resto avvertire, esser vana la lusinga
che quindi prenda vigore la opinione più volte rina-
tala che fa rimontare l'origine degli anfiteatri in
pietra agli Etruschi. Perocché le nuove scoperte non
valgono a derogare ciò che era usanza generale in
Italia, di dare spettacoli fuori degli anfiteatri nel fo-
rum, secondo che ci viene attestato da Vitruvio; nè
hanno forza veruna a contradire l'autorità di Dioni-
gi e di Livio che descrivono palchi di legno per gli
spettacoli fatti costruire in Roma da quel Tarquinio,
che è pur l'autore della Cloaca Massima e degli altri
edifizii di pietra; nè possono annullare l'autorità dei
monumenti che così appunto rappresentano i palchi
presso i Tarquiniesi di Etruria, siccome ci vengono
descritti dagli storici romani i Tarquiniani di Roma
^Canina Etruria Marittima tav. LXXXV).

Resta ora a sciogliere la difficoltà proposta dap-
prima intorno ai cunei dell'anfiteatro successivamen-
te fatti dai maestri del pago augusto e dai duumviri,
e non prima del 74-7. Rispondo: che siccome nella
epigrafe parlasi di gradini da sedere, ciò non osta
che dipoi non siansi potuti fare di pietra quei che in
prima erano laterizii.

R. GAERUCCI

ANTICHITÀ ORIENTALI

Missione scientifica del sig. Ernesto Renan in 0-
rientc. Rapporto all'Imperatore. Continuazione del
n. 3.

Io non credo che sopra un altro punto del mondo
una città colpita a morte sino da un'epoca remola ab-
bia subito più tristi destini. Centro di un paganesimo

pericoloso ed ostinale, Byblos dovè essere quasi de-
molita allo stabilimento del cristianesimo; allora sen-
za dubbio furono distrutti quei templi innumerevoli,
le cui colonne, tutte rotte senza eccezione e rotte a
disegno, si contano a migliaia. L'invasione musulma-
na terminò il saccheggio del paese, e senza dubbio
quando i crociati s'impadronirono di Gibelet, la città
era un mucchio di ruine, sotto il quale l'antichità
viveva ancora in considerevoli rimasugli. I Genove-
si, traendo da quelle rovine una città feudale, ch'è
ancora, quasi pietra per pietra, quella d'oggidì, ne
tolsero senza dubbio i più preziosi gioielli. Beniami-
no di Tudela sembra intanto aver veduto in piedi
uno degli antichi sanluarii pagani, coi suoi idoli di-
sposti come li vediamo sulle monete romane di By-
blos. Tutto ci pruova che anco cento anni fa, Gebeil
offriva ancora, se non grandi edifizii antichi appa-
renti, almeno cumuli di pietre ricche d'iscrizioni e
di sculture, e soprattutto di preziose tombe non vio-
late. Le costruzioni di Beyruth e d'Amscit hanno
assorbite queste rovine. Gebeil è stala la miniera
onde sono usciti quei marmi preziosi, quelle scultu-
re mezzo distrutte, o grossolanamente incastrate,
quelle pietre sotto la cui lustratura si legge ancora
una iscrizione quasi cancellata.

Per una singolare fatalilà, il nascer del gusto per
le antichità fenicie le ha portato l'ultimo colpo.Que-
sto gusto si è da prima diretto verso i piccoli oggetti,
pietre incise, anelli, gioielli d'oro o di argento, che
si credevano fenicii. 11 pregio messo a questi oggetti
ha eccitato la cupidigia degli abitanti, e nugoli di
deplorabili antiquarii han frugalo da vent'anni le
tombe di Byblos. Per trovare un anello del valore di
pochi franchi, si sono distrutte costruzioni ammire-
voli per stile e per grandezza; per una pietra incisa
dell'epoca romana, si son rotte dieci iscrizioni.Que-
sti oggetti avevano il loro pregio, benché, separali
da qualunque dato sul luogo ove sono slati trovati e
sulla forma della tomba che li racchiudeva, non si
prestino ad alcuna cronologia ed abbiano poco valore
scientifico; ma certamente essi non valevano i monu-
menti di cui han prodotto la distruzione, e non si
vide mai forse meglio che in questa circostanza quan-
 
Annotationen