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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

DOI issue:
Heft 4 (Juli 1861)
DOI article:
Minervini: Scavamenti di Pompei, [3]
DOI Page / Citation link:
https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0034

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— 26 —

lo: un compasso (circinus) di bronzo, la serratura di
un armadio col suo lucchetto distaccato, una chiave
di ferro, una lucerna di terracotta ad un sol becco,
e ventolto pezzi cilindrici di osso forati di differente
grandezza: nel mezzo dell'atrio presso l'impluvio al-
tre due lucerne di terracotta ad un sol becco, due
vasetti ad un manico tuttoché della forma delle an-
fore, un vaso a forma di oleare e due pentole, uno
scalpello di ferro, ed un uncino forse sostegno di bi-
lancia, un istrumento da raschiare (i-uirojp) anche di
l'errò, due lame di coltelli, e varii chiodi, due piccoli
scudi di serrature in bronzo, co' loro lucchetti, ed un
anello per guernizione di porta, due pezzi cilindrici
forati di osso, una scodella di terracotta contenente
color verde; non che varii pezzi di ocra e di nero.

È da notar poi singolarmente lo scheletro di una
donna, presso del quale fu ritrovata una cassettóni
frammentata, ia quale conteneva femminili ornamen-
ti. Restano tuttavia i lavori di osso che fregiavano
il legno della cassettina, siccome fu per noi avverti-
to di altra simile ritrovata nelle scavazioni cumane
(vedi buìlell. arch. nap. an IV pag. 113). Gli oggetti
del mondo muliebre che si racchiudevano in quella
pyxis, erano i seguenti: uno spillone di osso, un fu-
so e l'asta di una rocca anche di osso, quattro un-
(juenlarii di vetro ed uno di osso, due tessere forse
anfìte'atrali di osso, una in forma di anello col n. XII,
l'altra a foggia di pollo senza penne e col numero lo
in greco ed in latino XV IE. Sono note simili tesse-
re, e già esistono nel museo nazionale, siccome eb-
bi occasione di dichiarare al eh. Henzen , che ne
fece menzione (annali dell'Ist. 1848 pag. 280 segg).
Finalmente è da ricordare un monile di non lieve
importanza pe' differenti simboli, di che era compo-
sto. Sono a notare in esso il fallo, coralli di vetro,
la mano sinistra, La manus impudica, un'ape di oni-
ce accuratamente lavorata, due piccioli tintinnaboli,
un astragalo, un'Iside, un erma di Priapo, un cane
seduto, una tigre, un grappolo di uva, una noce di
ambra, ed altri oggetti: de' quali ci proponiamo fa-
re più ampio discorso in altro lavoro.

In vicinanza dello scheletro furono ritrovati anco-
ra altri oggetti: una lucerna di terracotta ad un lu-

me con sopra la effigie di un delfino, altra con una
pecora, tre pignattini ad un manico, un coperchio,
un vasetto, un piattino, ed una piccola anfora; quin-
dici gusci di conchiglie, una pala di ferro, due bor-
chie di bronzo munite di anelli, una cerniera e tre
chiavistelli, quarantanove pezzi di osso cilindrici fo-
rati, uno de'quali chiuso nel fondo, e finalmente due
denarii ed un sesterzio di argento pertinenti a fami-
glie romane molto sconservati, ed una moneta di
Claudio in rame.

Furono pur raccolte nell'atrio le ossa di un augel-
lo domestico, che ci asteniamo dal determinare (Fio-
relli /. c. p. 16 segg.). Nel primo cubicolo a destra
dell'atrio, oltre le parti metalliche della chiusura,
furono ritrovati quattro pezzi cilindrici di osso. E a
notare che in questo cubicolo furono ritrovati parec-
chi istrumenti di metallo: due palae, una scure, e
due asciae, due uncini, molti piccoli chiodi di ferro,
ed uno scalpello. È opinione del eh. Fiorelli che pa-
recchi di questi istrumenti si appartenessero a' vil-
lici di quei contorni, che se ne servirono per sfon-
dare le porte e rimuover le terre ad oggetto di fru-
gare negli ediflzii dopo la pompeiana catastrofe
(pag. 21).

Nel primo cubicolo a sinistra dell'atrio non fu ri-
trovato nulla; e nel secondo non altro si ravvisò che
le tracce di una cassa di legno, come si deduce dalla
impressione lasciata sulle pareti.

Ala a destra dell'atrio. Il pavimento è di opera si-
gnina , le pareti fino a circa due metri dal suolo
son rosse, tutta la parte superiore è bianca. Sotto la
parte bianca in parte caduta, apparisce un altro in-
tonico anteriore, ed era nero con la porzione di sopra
bianca divisa in varii scompartimenti da linee rosse
e nere.

ì Antichi fori di frugatori sono visibili in tulli i
muri. Ne'medesimi muri veggonsi praticati due
ordini di fori quadrati da uno a due metri circa
dal suolo, per inserirvi travicelli, che sostenevano e
costituivano armadii o scansie. Questa particolarità
potrebbe illustrarsi da alcuni luoghi degli antichi
scrittori, che furono citati dall'Avellino, parlando
delle ale, ove suppose si conservassero le immagini
 
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