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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 9 (September 1861)
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Garrucci, R.: Osservazioni critiche intorno alla storia della moneta presso i Romani scritta dal Professore Teodoro Mommsen, [2]
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0074

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riam omenquc accipcre, sedemque se divae dare Ca-
pitolium, templum Iovis optimi maximi; in ea arce
urbis Romae sacratam, volentem propiliamque, fir-
marti ac STABILEM fore popido Romano. Avverti-
rò pure, che il eh. M. non rettamente connette VI-
CTRIX con ROMA; poiché VICTR1X sta da se nei
quinarii, e ROMA ne' denarii è voce dichiarativa
della testa della dea, cui vedesi apposta, com'ebbe
avvertito il nostro Borghesi.

Forchi. Il eh. M. (p. 374, 657) asserisce, che le
copiose monete coll'epigrafe M ■ CATO • PRO • PR
dovettero imprimersi in Sicilia nel 705, e non già
in Africa, due o tre anni dopo, come avea io asseri-
to coll'Havercampo e col Borghesi (bull. ardi. 1843
p. 13); ma credo ch'egli s'inganni a partito. La sto-
ria ne accerta, che M. Catone nel 705, destinato
alla difesa della Sicilia, da prima non si curò di an-
darvi , e che in fine, poco dopo di essere approda-
to a Siracusa, l'abbandonò come intese che i Cesa-
riani erano a Messina (Cic. ad Alt. VII, 15: X, 16;
Plot, in Cai. 57). In quelle angustie ed incertezze
egli non potè di certo nè manco apprestare i molti
conii diversi di que' copiosi denarii e quinarii. Per
l'opposito, standosi in Utica, da esso lui fortificata
ed approvigionata, donde mandava armi, viveri e
molta pecunia al campo de' Pompeiani (Plut. in Cai.
58), egli non solo potè ma dovette improntare buo-
na copia di pecunia per gli accennati bisogni. Il M.
mi oppone, che in Africa il comando supremo era
presso Scipione, che sarebbesi dovuto memorare in
queste monete di Catone, del pari che in quelle dei
due legati Eppio e Crasso Giuniano; ma il riscontro
non vale, poiché il semplice PRO • PR mostra che
M. Catone non era legato, ma teneva un impero spe-
ciale. Oltre di che, non veggiamo noi nel 705 C. Co-
ponio pretore, e nel 708 o 709 Eppio legato impri-
mer monete col semplice lor nome e titolo, senza
menzione veruna nè di consoli nè di Pompeo Magno,
nè del giovine Pompeo? Ancora le monete di M' CA-
IO . PRO • PR sono di stile rozzo e talor semibar-
baro, quale conviensi ad officine castrensi ed Afri-
cane; laddove le monete de' Pompeiani impresse in
Siracusa nel 705, sebben di lavoro affrettato, hanno

sempre alcun che di eleganza greca. Avvertirò pure
che i denarii di M ■ CATO • PRO • PR a S. Anna
trovaronsi ruspi o quasi ruspi.

Postumia.lì ch.M. fn.294) tiene per cosa acciden-
tale il perfetto riscontro da me avvertito fra'tipi di
C. PostumioTAc quelli di monete assai più antiche
di Larino.Ma la maggiore antichità di queste non to-
glie che C. Postumio medesimo fosse probabilmente
oriondo da Larino,e ponesse nella sua moneta la Dia-
na venerata nella sua patria, come Papio,Roscio,To-
rio,oriondi daLanuvio,vi posero Giunone Lanuvina.

Rcnnia. Il eh. M. (n. 95) esclude la Giunone wqo-
cd^oc de' troppo remoti Spartani, e vi ravvisa inve-
ce la Giunone Caprotina de' Romani in biga di ca-
pri, o capre che siano. Ma questa fu così nomata dal
caprifico e non dalle capre, lo la direi Giunone La-
nuvina, cui spetta di certo la capra, la quale com-
parisce soletta nel quadrante edito dal eh. Minervi-
ni (bull. arch. nap. anno VII p. 116), non ricorda-
to dal eh. Mommsen. E che C. Remiio traesse l'ori-
gine sua da Lanuvio ne lo rende mollo probabile un
antico marmo trovato alle paludi Pontine, nel qua-
le è un C • RENNIVS • C • L • LAETVS ricordato
insieme con un L • PAPIVS e con un M • THORIVS
(Marini, Aro. p. 62), sapendosi d'altra parte che da
Lanuvio provenivano sì i Papii come i Thorii.

Rustia. L'ariete stante, a parere del eh. M. ( n.
256), si connette colla testa di Marte, posta nel di-
ritto, come segno del mese di marzo, sacro a Marte
medesimo, e primo dell'anno prisco de' Romani. La
cosa sarebbe certa, se l'ariete fosse saliente e respi-
ciente, come nelle monete di Antiochia; ma egli se
ne sta fermo su quattro piedi.

Scribonia. 11 eh. M. (n. 274) non so come potes-
se chiamare altare il puteale Scriboniano, che pure
altro non era che una come bocca di pozzo, vuota
nel mezzo ( cf. Schiassi, guida al museo p. 20. Ec-
khel, V. p. 301-302); ed in alcuni di questi denarii
la sommità del PVTEAL è conformata per modo che
assai chiaramente mostra il vano interno di quel se-
plum. L'intero ambito esterno di quel riparo dovea
essere ornato di tre lire e di tre festoni d' alloro ( v.
MI. arch. 1847 p. 79).
 
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