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Bullettino archeologico italiano — 1.1861-1862

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Heft 12 (Oktober 1861)
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Minervini: Breve dilucidazione di una pittura pompeiana
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https://doi.org/10.11588/diglit.9008#0099

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— 91 —

vinità croniche e solari, in rapporto col loro duplice
sesso, com'erano il dio Luno, la dea di Coraana, il
Giove Labraundo di Caria, ed altre. Non è qui il luo-
go di sviluppare più largamente queste idee; e solo
avvertiamo che di questa ricerca appunto il Raoul-
Rochette aveva formato l'argomento di una delle sue
memorie di archeologia comparata, quando fu rapi-
to da morte.

La forma giovanile ed imberbe, il corrente caval-
lo, i radii e la sollevata bipenne ci fan credere che
nel pompejano quadro non sia già figurato Oro egi-
zio, siccome credeva il Panofka, ma sibbene il dio
Mese o Meri, al quale tutti quei simboli si attaglia-
no. Per ciò che riguarda questa divinità, noi riman-
diamo alle cose dette da' mitografi, e segnatamente
dal eh. Maury (réligions de la Grece III pag. 123
segg.). Il dio Mese o Luno ha solare intelligenza:
e noi già altrove avvertimmo la stessa cosa illustran-
do una terracotta del Museo di Karlsruhe, ove no-
tammo che il dio Luno accennava al mese.solare, e
perciò bene si rapportava all'astro del giorno.In que-
sto modo spiegammo come il gallo fosse sacro al sole
ed al Mese (v. bull. arch. nap. an. II pag. 107 segg.).

Le quali nostre idee non sono molto dissimili da
quelle dello stesso Maury, e di altri dotti mitografi
che ne parlarono ( v. Creuzer Symbol, lib. IV cap.
3, tom. II par. I, pag. 84- ed. 2 di Guiguiaut; Avel-
lino nelle mem. nella reg. Accad. Ercolan. tom. V,
p. 287).

E qui osservo in rapporto alla pompejana pittura
che il dio offre al di sopra de' raggi una luna crescen-
te non già colle corna rivolte in su ma deiscenti.
Questa notevole particolarità tanto più ci convince
che il pittore volle figurare il dio Luno, e non altra
divinità. Di fatti ad esso convengono i raggi, secon-
do fu da noi avvertito, conviene la luna crescente, la
bipenne ed anche il cavallo. Se non che nelle imma-
gini finora note del dio Mese vedesi la luna crescen-
te sulle spalle e non già sul capo ; ma questa diver-
sità di collocamento non importa una differenza di
significazione.

Ritenuto che a noi si offra il dio Luno nel pom-
pejano dipinto, sarà facile riconoscere lo stretto rap-

porto che esiste tra lui e la vicina figura della For-
tuna con lunare significato. Esse differiscono per
; l'apparente sesso, differiscono pe' simboli di che so-
j no fregiale. E forse potrebbe indagarsi con qual si-
gnificato si è messo sul capo di entrambi la crescen-
te luna ma in opposta direzione. Potrebbe ciò per
avventura accennare alla luna crescente ed alla luna
mancante; giacché le diverse fasi si riportano a'tem-
j pi diversi del corso lunare, sempre in relazione col-
; 1' apparente corso del sole.

Del resto, credo opportuno di qui ricordare una
I iscrizione bilingue, nella quale la Fortuna è messa
| in rapporto col Mese. Dicesi in essa: Belus Fortu-
j nae rector Menisque magìster (Orelli-Henzen p. 168
n. 5862: cf. Renier, mélanges d'épigraphie p. 132).
i Fu dal sig. Henzen proposto il sospetto che fosse da
leggere menlisque magìster. Ma questa correzione
non è necessaria; perchè Relo, o dir vogliamo il So-
1 le, può dirsi assai bene reggitore della Fortuna, o
i che si voglia questa intendere nella catena delle uma-
ne vicende, ed è risaputo quanta parte attribuisse
j l'antichità a questo riguardo agli astri ed al Sole se-
gnatamente: o che voglia pensarsi alla Fortuna pan-
tea, alla primitiva Fortuna Iside Luna, ed anche in
questo fisico rapporto è il Sole che la regge e la gui-
da. Nè diversamente dee dirsi di Men, che nella du-
plice intelligenza di Luno e di mese solare, dipende
dal Sole o Belo.

II dipinto pompejano che pone il Mese in rappor-
to colla Fortuna, chiarisce queste idee, e porge un
valido sostegno alla lezione della epigrafe, la quale
non ha mestieri di essere cangiata.

Rimane a dir qualche cosa dell'alato fanciullo,che
sostiene con ambe le mani una face. 11 sig. Panofka
opinò che questo alato putto figurasse Hesperos. A
me sembra invece che questo portator di face indi-
chi Phosphoros, l'astro che precede l'Aurora.Così noi
troviamo Phosphoros sotto le forme di un giovinetto
alato e radiato guidare il carro dell'Aurora, in un
magnifico vaso di Canosa (MiUin. tombeaux de Cano-
sa pi. V; Gerhard Linchgolth. tav. Ili n. 1).

In questa ipotesi viene col nostro dipinto illustra-
to mirabilmente l'oracolo di Apollo Clario, riferito da
 
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